Genitori e figli a tavola: le buone abitudini alimentari si imparano da piccoli. I consigli della dietista Da Ros

Perché mio figlio rifiuta la frutta? Come faccio a fargli mangiare le carote? Come si crea il piatto ideale? Sabato mattina, alla biblioteca comunale di Revine Lago, la dietista Eva Da Ros ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Genitori e figli a tavola: le buone abitudini alimentari si imparano da piccoli”.

Una chiacchierata informale per conoscere le caratteristiche di un’alimentazione adeguata all’età dei bambini e quali tappe fisiologiche attraversa il loro comportamento alimentare, durante l’età scolare.

Le tappe fisiologiche

Lo svezzamento è la prima tappa ed è quella più semplice. Il bambino è nella fase esplorativa, vuole conoscere nuovi cibi e consistenze, è curioso, vuole scoprire un mondo al di là del latte.

Verso i 18 mesi il bambino inizia a rifiutare determinati cibi e si attraversa la fase di neofobia alimentare. I genitori a tavola devono dare l’esempio: attenzione a cosa si mangia, alle espressioni che si fanno assaggiando un nuovo cibo e a cosa si dice.

Creare l’ambiente adeguato

Fondamentale mangiare a tavola in un orario ben preciso. Spesso infatti si mangia sul divano, a letto, davanti alla televisione o camminando per casa. Il momento del pasto deve diventare un rituale, un lasso di tempo importante in cui ritrovarsi tutti assieme.

Nessuna distrazione. Durante il pasto, spegnere tutto. È un momento che deve consumarsi in assenza di disturbi.

Condividere dei momenti, senza creare situazioni di tensione. “Non mangi quello?”, “Mangia ancora un boccone”, sono frasi che non devono essere pronunciate. Non si guarda cosa e quanto mangia, si parla invece di tutto il resto.

Come superare il rifiuto di alcuni alimenti

Un frigo e una tavola più colorati. I genitori devono abituarsi ad acquistare alimenti nuovi e diversificati mettendo in tavola anche quelli che il bambino rifiuta. Non li obblighiamo ad assaggiare ma in tavola sono presenti. La selettività si può superare con l’esposizione.

La manipolazione. Pelare la carota, pulire cavolfiore, schiacciare le patate, fare le polpette, mettere la frutta nel sacchetto al supermercato: portare in cucina i bambini che hanno difficoltà ad accettare certi alimenti, aiuta a prendere confidenza con essi.

Creare un momento divertente. Forchettine colorate, stuzzicadenti, formine e cannucce: sono tutti elementi che attirano l’attenzione su determinati cibi e il bambini prima o poi allungherà la mano.

Il piatto ideale

Il piatto ideale è composto da tre ingredienti: fibre (frutta o verdura), cereali (patate pane, pasta, riso preferibilmente integrali per una sazietà prolungata) e le proteine (carne, uova, pesce, latticini o legumi).

I bambini nascono con un gusto pulito dello zucchero. La frutta, lo yogurt per loro è dolce quindi non serve aggiungere lo zucchero.

Importante la varietà e la qualità. Riso bianco, basamati, rosso o nero, il farro e l’orzo invece che la solita pasta. Se i genitori variano, anche i bambini impareranno ad accettare più alimenti.

(Foto: Freepik).
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