La parrocchiale di San Giorgio di Lago, specchio della comunità cristiana lungo i secoli

La provinciale che da Vittorio Veneto attraversa in lungo la Valsana per poi sbucare nel territorio di Valdobbiadene è un continuo passare tra borghi, i primi dei quali costituiscono insieme il Comune di Revine Lago.

Un elemento di piacevolezza delle sue frazioni è l’affacciarsi delle abitazioni lungo la via principale, una accanto all’altra, offrendo ai visitatori e alla gente di passaggio la vista di innumerevoli e affascinanti muri in pietra e suggestive aperture sul paesaggio.

Dopo aver lasciato Revine e Santa Maria, l’ultimo borgo del Comune è costituito da Lago, la cui sequenza di edifici lascia improvvisamente spazio ad un’ariosa piazza, sulla quale si affaccia la parrocchiale di San Giorgio.

Una delle particolarità di Lago è la presenza, a poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altra, sia della chiesa attuale sia della precedente. La più antica, appena ad est del centro, è oggi un salone ad uso della comunità che conserva sotto la sua pavimentazione i resti di un luogo di culto ancora più antico, dalla cronologia incerta ma già documentato nel 1261.

L’odierna parrocchiale è invece frutto di una costruzione iniziata nel 1897 e consacrata nel 1923, resasi necessaria dall’aumentare del numero dei fedeli in paese. All’esterno si mostra con una facciata neoquattrocentesca, movimentata dalla presenza di elementi curvilinei quali il rosone, la lunetta sopra il portale d’accesso e il frontone.

La serena semplicità delle linee è confermata anche all’interno, dove l’aula unica dai colori chiari si apre su quattro cappelle laterali e sul profondo ambiente del coro e del presbiterio.

Lungo le pareti e sugli altari si trovano nomi importanti della pittura veneta, come Egidio Dall’Oglio – di cui si menziona in particolare la Pala di Sant’Osvaldo -, Francesco Beccaruzzi e Giuseppe Modolo.

Di quest’ultimo il Sacro Cuore, inconfondibilmente novecentesco ma messo a dialogare con il reimpiego dell’antico altar maggiore, di due secoli precedente. Oltre a questi spicca la presenza della Madonna con il bambino in trono e i santi Giorgio, Biagio, Caterina, Maria Maddalena e il donatore di Francesco da Milano del 1515: una tavola che i restauri hanno riportato all’antico splendore – mantenuto dal 2005 grazie ad una teca climatizzata -, dove sono ancora perfettamente leggibili gli influssi lombardi dell’allora giovane pittore.

Infine – dulcis in fundo – un programma iconografico che non può non lasciarci meravigliati. Sul controsoffitto della navata, sulle pareti laterali del presbiterio e sul fondo dell’abside sono collocati dal 2017 dei teleri di pennello di Annamaria Trevisan. Questi raffigurano San Giorgio, l’Assunzione e San Biagio – in ordine di apparizione procedendo nella navata -, il gruppo famigliare sacro composto da Gioacchino, Anna e Maria bambina e un insieme di santi cari alla diocesi di Vittorio Veneto e al Concilio Vaticano II – rispettivamente a sinistra e a destra dell’altar maggiore – e il Risorto.

Le pennellate leggere e guizzanti nell’inconfondibile stile della Trevisan richiamano tra loro le tele, le quali si trasformano da ciclo pittorico a vero e proprio progetto pastorale, voluto e pensato dai fedeli della parrocchia, esempio ideale di Chiesa viva che esprime nel suo luogo di preghiera il procedere del proprio cammino.

(Fonte: Cristina Chiesura).
(Foto e video: Qdpenws.it © riproduzione riservata).
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