Proseguendo il nostro percorso alla scoperta della toponomastica della Marca facciamo tappa a San Vendemiano, Comune di circa diecimila abitanti a trenta chilometri da Treviso.
I nomi geografici derivanti dall’appellativo di un santo sono detti agiotoponimi (dal greco ágios, santo) e solitamente riguardano località adiacenti a chiese e cappelle votive. Frequenti nell’Italia centro settentrionale, gli agiotoponimi spesso riflettono il culto del gruppo sociale dominante: è il caso di san Michele, venerato dai Longobardi o di san Martino prediletto dai Franchi. Gli agiotoponimi sono spesso rintracciabili in prossimità di importanti vie di comunicazione e non a caso l’antica San Vendemiano si è sviluppata a fianco di due arterie storiche: la strada Alemagna e la via Norica. Una curiosità riguarda i falsi agiotoponimi: Canal San Bovo in Trentino e Sanguineto in Liguria per esempio, non hanno alcuna accezione religiosa essendo fitoponimi cioè nomi legati alle piante, nello specifico al sambuco e al corniolo.
Ma torniamo al nostro santo, Vendemiano, noto anche come Sanctus Vendemianus, san Vendemmiano o san Vendemiale. Vissuto nel V secolo, vescovo di Capsa nell’odierna Tunisia, sposò la visione ortodossa del cattolicesimo suscitando le ire dei dominatori Vandali inclini all’arianesimo. Accusato di eresia fu condannato all’esilio e ai lavori forzati in Corsica dove terminò la propria esistenza in odore di santità. Le frammentarie notizie sul suo conto narrano della sua decapitazione ordinata dal re vandalo Unnerico. Le spoglie di Vendemiale insieme a quelle del martire Fiorenzo furono traslate dalla Corsica a Treviso nel 760, per volere del vescovo Tiziano. Collocate nel battistero di san Giovanni, furono spostate in duomo dal vescovo Rotari nel 1205. Il loro arrivo nel capoluogo della Marca coincise con la diffusione del culto di Vendemiano e di Fiorenzo nel Triveneto.
Una devozione sincera, ma dalla quale sono scaturite leggende inverosimili, quali l’intercessione del santo per proteggere i filari dalla grandine e assicurare vendemmie prodigiose. Il tralcio di vite ricco di pampini e il grappolo d’uva che ornano il pastorale dello stemma comunale sono semplicemente i simboli del vescovo africano e nulla hanno a che vedere con le locali tradizioni vitivinicole.
Facendo tesoro del proverbio “scherza coi fanti e lascia stare i santi” lasciamoci allora alle spalle l’agiografia e procediamo alla scoperta delle bellezze locali fra le quali spicca Villa Lippomano, residenza patrizia seicentesca immersa (è solo una coincidenza) nei suggestivi vigneti sanvendemianesi.
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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