“Dalle pandemie si può uscire, lo insegna il Medioevo”: un segno di speranza dall’Antica Fiera di Santa Lucia

La storia ci può aiutare ad affrontare meglio il momento difficile che sta attraversando tutta l’umanità? Il superamento delle grandi pandemie del passato può essere un motivo di speranza per chi ora vede tutto nero e sta soffrendo per gli effetti diretti e indiretti del Covid-19?

Il Comitato Antica Fiera di Santa Lucia, che ha dovuto rinviare al 2021 i festeggiamenti per la manifestazione a causa dell’emergenza Coronavirus, ne è sicuro: verremo fuori da questa situazione come è successo per le popolazioni interessate dall’ondata di pandemia di peste che aveva flagellato l’Europa tra il 1347 e il 1348.

Per questo le torri costruite dai volontari dell’Antica Fiera, visibili da qualche giorno nel Parco Fiera di Santa Lucia di Piave, sono il simbolo della ricostruzione dopo la tromba d’aria che aveva rovinato un anno fa gli allestimenti per l’evento ma anche un segno di speranza per il futuro dell’umanità.

Abbiamo preferito rinviare, non annullare, l’Antica Fiera di Santa Lucia al 2021: questo vuol dire che l’anno prossimo ci sarà lo stesso programma che avevamo previsto per il 2020 – spiega Aurelio Ceccon, presidente del Comitato Antica Fiera di Santa Lucia – Abbiamo pensato di non essere completamente assenti e devo dire che due giorni dopo la rievocazione storica dell’anno scorso c’è stata una tromba d’aria che ci ha rovinato gli allestimenti. Quindi, con un grandissimo lavoro durato diversi mesi, abbiamo ricostruito le torri che ora si possono vedere in paese”.

“Il nostro periodo storico è il 1350, due anni dopo la grande peste, e questo ha un significato particolare per il momento che stiamo vivendo – aggiunge Ceccon – Speriamo vivamente di venirne fuori il prima possibile perché la storia insegna che dalle pandemie possiamo uscire. La peste del 1348 ha diminuito molto le persone ma poi è rinato tutto come è accaduto in altre epoche storiche dell’umanità. In questo momento dobbiamo dare un segno di esserci anche se non siamo presenti e per questo abbiamo posizionato delle sagome bianche nell’area dove si svolge l’Antica Fiera”.

Ma cos’era la peste nera? Tra il 1347 e 1348 l’Europa è stata attraversata dalla prima ondata di una pandemia di peste, che aveva preso il via in Asia centrale, e che, nel giro di un biennio, causò la morte di circa un terzo della popolazione.

Si trattava di una malattia allora sconosciuta, come oggi lo è il Covid-19, anche se si era già diffusa in età antica ed erano sconosciute anche le cause della sua diffusione, identificate solo alla fine del XIX secolo.

Le ricerche in proposito hanno dimostrato come la peste sia una malattia batterica provocata da un bacillo presente nei roditori, dai quali può essere trasmessa all’uomo attraverso il morso di pulci infette a loro volta.

Per il Coronavirus, invece, anche se non ci sono certezze si parla di “virus creato in laboratorio” o di pandemia che ha avuto origine dai mercati di animali selvatici presenti in Cina.

La forma di peste più diffusa è quella bubbonica, che si manifesta con un improvviso innalzamento della temperatura corporea e con l’infiammazione dei linfonodi, in particolare quelli inguinali, attorno ai quali si creano degli edemi purulenti, i cosiddetti “bubboni”.

Per la maggior parte degli storici è stata questa, la “peste nera” che nel corso del Trecento causò la morte di migliaia di persone e che colpì anche sotto forma di peste polmonare, una variante del morbo che invece si trasmetteva per via aerea, attaccando le vie respiratorie.

Comunemente si ritiene che la “peste nera” del 1348 e le sue ondate successive abbiano determinato la morte del 30% della popolazione europea e le aree più colpite furono la Francia, i Paesi Bassi, la Germania e l’Inghilterra sud-orientale, soprattutto nelle città.

Come sta avvenendo in questi mesi, le autorità pubbliche cittadine cercarono di arginare la pandemia e non mancarono tentativi di alcuni medici di osservare il decorso della peste e di descrivere la sua trasmissione attraverso teorie quali quella del miasma, che attribuiva alla “corruzione” dell’aria il diffondersi del contagio.

A livello popolare la peste fu spiegata spesso attraverso una prospettiva sovrannaturale e molti la interpretarono come una punizione divina contro la corruzione della cristianità.

L’unico rimedio poteva dunque essere quello di una penitenza collettiva che avrebbe dovuto sollecitare il perdono di Dio. La devozione popolare si orientò anche verso culti meno estremi come quello di San Rocco, un pellegrino che dopo la “peste nera” avrebbe soccorso gli ammalati mettendo a repentaglio la sua stessa vita, salvata solo dall’intervento provvidenziale degli angeli.

Oltre che a “colpe interne alla cristianità”, in qualche occasione la peste fu attribuita erroneamente ai musulmani e agli ebrei con attacchi infamanti e privi di fondamento come quello di aver causato la diffusione della peste attraverso l’avvelenamento dell’acqua dei pozzi.

La crisi demografica dovuta alla peste causò, nel breve periodo, diffusi fenomeni di ristagno e recessione economica e guardando la situazione attuale la paura è che anche nel XXI secolo possa avvenire la stessa cosa.

La crisi dovuta alla pandemia portò allo scoppio di tumulti e ribellioni con protagonisti i lavoratori salariati delle città e i contadini di ceto medio e basso.

A questa fase di stagnazione, e anche in questo caso il collegamento con l’attualità viene spontaneo, i ceti dirigenti cercarono di rispondere attraverso vie diverse, quali la repressione, la riorganizzazione dell’attività produttiva o nuovi investimenti in ambito commerciale o finanziario.

(Foto: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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