A Segusino il triste record di prima chiusura fino a data da destinarsi: giù la serranda del Jolly Bar dopo il Dpcm

C’era da aspettarselo e lo ha rimarcato anche oggi il presidente Zaia: il nuovo “coprifuoco” alle 18 metterà in ginocchio molti bar, osterie, ristoranti, pizzerie e gelaterie, alcune delle quali potrebbero chiudere se le spese saranno maggiori dei guadagni.

Nessuno però si aspettava che, circa 24 ore dopo l’annuncio tv del premier Conte, il Jolly Bar, in pieno centro a Segusino, passasse dalle parole ai fatti esponendo sulla serranda chiusa il laconico cartello “Chiuso fino a data da destinarsi”.

“Inutile nemmeno provarci – ha affermato la titolare del bar -. Chiudo in attesa di tempi migliori, sperando sia possibile riaprire, non sostengo i costi di un’attività che non può lavorare!“.

“Già la chiusura forzata a mezzanotte mi ha tolto oltre i tre quarti dell’incasso, mantenendo invariate le spese – precisa la donna -, gestisco un bar in un Comune di duemila anime scarse e la gente è poca, non come avere un locale di un grosso centro, dove il mattino fai colazioni a bizzeffe e per cui vivi“.

“Qui si lavora con le stesse duemila persone scarse e quindi, non potendo fronteggiare questi costi – prosegue, trattenendo a fatica lacrime e rabbia -, preferisco chiudere anticipatamente e tenere quei pochi soldi rimasti per mangiare e dar da mangiare a mia figlia”.

Cercherò dei lavori da fare in questo periodo ma so che sarà difficile e comincio a dubitare di poter riaprire dopo quest’ultima batosta – conclude la titolare del Jolly Bar -. Le bollette le devo pagare ma con cosa?“.

Una storia che nessuno vorrebbe raccontare, una storia di rabbia e di decisioni sofferte, un primo record negativo che potrebbe non essere unico a livello nazionale, perché il sacrificio di alcuni – già provati dal lungo lockdown primaverile – potrebbe avere drammatiche conseguenze familiari e territoriali.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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