Lo scorso 25 marzo, in occasione delle celebrazioni per i 1600 anni di Venezia, lo scultore trevigiano Carlo Balljana ha ricevuto il prestigioso “Premio Arte Venezia”.
Un grande orgoglio per lo “scultore dei papi e del vento”, che ha visto riconosciuti ancora una volta il suo lavoro e l’impegno di tanti anni per l’arte, confermato anche dalla presenza delle sue opere in tutti gli angoli del mondo.
“Avremmo voluto celebrare assieme a lei il nostro legame speciale con la città lagunare – si legge nella lettera inviata al maestro Balljana dagli organizzatori del premio – ma, a causa delle misure anti-Covid, ciò non è stato possibile. Avendo stima per lei e per la sua arte, volevamo comunque donarle un gesto che possa essere fonte di gioia e serenità in questo momento complicato e siamo pertanto lieti di omaggiarla di tale premio a riconoscimento del suo talento, della sua abilità e della sua sensibilità artistica”.
Gli organizzatori del premio sperano di poter festeggiare il maestro in occasione della prossima edizione di Pro Biennale 2021, nella stupenda cornice veneziana di Palazzo Ivancich vicino a piazza San Marco.
Il “Premio Arte Venezia” è uno dei tanti riconoscimenti ricevuti dallo scultore di Sernaglia della Battaglia nella sua carriera ricca di incontri con personalità importanti della cultura, del mondo ecclesiastico, della politica e dell’arte italiana e internazionale.
Neanche l’emergenza Coronavirus ha fermato il maestro Balljana, che ha lavorato senza sosta anche nelle fasi più complicate della pandemia, visto che da tutto il mondo continuano ad arrivare ordini e richieste di lavori.
“Sono contento e felice di aver ricevuto questo premio nella ricorrenza dei 1600 anni di Venezia – ha affermato Balljana – È una città che viene riconosciuta in tutto il mondo per la sua unicità: per questo mi sento orgoglioso di aver ricevuto questo premio che mi verrà consegnato quando questa pandemia ci darà una tregua. Gradirei ringraziare tutte le persone che hanno collaborato con me in questi 60 anni di attività artistica, ma l’impegno per l’arte continua perché ora mi trovo pieno di lavoro in seguito alle commesse che arrivano dal Vaticano, da molti enti, associazioni e Comuni”.
Recentemente lo scultore trevigiano ha ultimato il monumento, alto circa 2 metri, dedicato a papa Giovanni Paolo I: si tratta della figura di papa Luciani che dona un mazzo di fiori di montagna a una bambina.
“Questo gruppo verrà collocato davanti alla casa di papa Luciani a Canale d’Agordo – continua Balljana -. Il Comune ha voluto quella collocazione per ricordare le radici di questa figura così importante per quella comunità. I fiori di montagna consegnati alla bambina richiamano il suo stato d’animo, il suo sorriso e anche la sua terra. Ho altri 5-6 monumenti sparsi nel mondo, dal Canada al Brasile fino ad arrivare ad Istanbul e all’Italia, che aspettano di essere completati”.
Nella piazza davanti al municipio di San Fior, per esempio, verrà collocata la statua di Guglielmo Marconi, il grande inventore che sviluppò un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio, che ha permesso di arrivare alla radio, alla televisione e in generale a tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione che utilizzano le comunicazioni senza fili.
Inoltre Balljana sta lavorando anche a un altro monumento destinato alla comunità di Farra di Soligo: anche in questo caso si tratta di una statua di papa Giovanni Paolo I, ricordando che il centro parrocchiale del paese è stato intitolato proprio a “Papa Luciani”.
Nel marzo 1962 l’allora vescovo di Vittorio Veneto ha ricevuto la visita di monsignor Andrè Makariza, membro di una famiglia nobile del Burundi, convertito al cattolicesimo e in seguito diventato presbitero e poi vescovo di Ngozi.
Era venuto per chiedere a Luciani dei presbiteri per la propria diocesi e quest’ultimo ha acconsentito, conscio delle necessità delle popolazioni locali.
La scelta è caduta proprio sul giovane don Vittore De Rosso, di Farra di Soligo, che è partito nel mese di dicembre, destinazione diocesi di Kuntega in Burundi, praticamente senza un soldo in tasca a causa della grave situazione economica della diocesi (Si trattava del primo sacerdote missionario Fidei Donum di quella diocesi).
Infine Balljana si è detto soddisfatto per la riapertura dei luoghi della cultura in questa nuova fase dell’emergenza Coronavirus in Italia: una prima boccata d’ossigeno per chi ha vissuto un periodo drammatico e un segno di speranza per una nazione che vuole tornare a promuovere le sue eccellenze artistiche, culturali e architettoniche.
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