Cibo e donne, una relazione antica con risvolti moderni. Anche in tempi di guerra

E’ partito dal titolo provocatorio di un libro (“Chi ha cucinato l’ultima cena?” di Rosalind Miles), l’incontro di martedì 5 aprile a Villa Onigo di Trevignano nell’ambito del ciclo “I martedì in villa”. Dall’antichità ai tempi odierni il rapporto tra il cibo e le figure femminili è stato molto stretto, partendo da Eva e Adamo e arrivando fino alle blogger e alle conduttrici televisive moderne.

Esploriamo il ruolo e la presenza delle donne nel corso dei secoli a proposito della cucina – spiega il professor Danilo Gasparini, docente di storia dell’alimentazione – evidenziando anche aspetti filosofici non indifferenti. Se pensiamo alla maternità, in cui la donna si fa il cibo per il proprio bambino, è chiaro che noi maschi qualche invidia ce l’abbiamo. Però nella guida Michelin le donne stellate sono molto poche”.

Bisogna arriva alla fine del 19° secolo prima che le donne ricevessero credito come autrici di ricette di cucina, anche se il loro ruolo è sempre rimasto nascosto. “Ci sono stati i casi di anoressia legata alla religione, i pericoli del cibo come veleno – prosegue Gasaparini – fino ad arrivare al ventennio fascista in cui alla donna è affidato il ruolo di massaia e di gestione dell’economia domestica. Poi c’è stato il miracolo economico, dove la donna lavorava ma doveva anche continuare a fare da mangiare, per arrivare alla grande distribuzione, alle blogger del web e ai volti televisivi come Antonella Clerici”.

Di cibo si occupa, un po’ per mestiere come preside di un istituto alberghiero, un po’ per passione Chiara Tonello. “Chi dice donna dice cibo, potrei dire parafrasando un proverbio. Questo antico legame è spesso ambivalente perché da un lato la donna è portatrice di vita e quindi datrice di cibo, dall’altro ne diviene in qualche modo sottomessa perché tutto il ruolo di accudimento e di preparazione dei pasti confina la donna nell’ambito domestico, mentre pubblicamente emergono gli uomini”.

Le donne preparavano i banchetti a cui non sono state mai ammesse per secoli, essendo quello il luogo della politica che era maschile. “Esisteva anche il cospetto ‘ius osculi’, ovverto il diritto che avevano il marito o il pater familias di baciare sulla bocca tutte le donne di casa per verificare che non avessero bevuto vino e che quindi non si fossero lasciate andare al piacere del cibo. Quindi pur essendo custodi e preparatrici dei pasti, il piacere del cibo a loro veniva negato”, aggiunge Tonello.

In questi giorni di guerra, al centro dell’attenzione comincia ad esserci il cibo, specialmente il grano e i cereali. “Sono vicende che l’Italia ha già conosciuto a partire dalla prima Guerra mondiale – spiega Gasparini – quando le donne sono state chiamate a sostenere il fronte interno perché gli uomini erano al fronte. Il tema del cibo nei tempi calamitosi coinvolge sempre le donne, che hanno dovuto provvedere per figli, mariti, anziani. Durante la Repubblica di Venezia uno dei mercati più importanti del grano era il Mar Nero e lo stesso Garibaldi fece la spola quelle sponde e Genova per importare granaglie. Il nostro rapporto con l’Ucraina per quanto riguarda il grano è secolare”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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