Grande partecipazione di pubblico ieri sera al teatro comunale di Falzè di Trevignano in occasione della presentazione di “Balcania”, l’ultimo libro del giornalista Toni Capuozzo.
Per questo appuntamento della rassegna “I Martedì in Villa”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trevignano, non potevano bastare gli spazi di Villa Onigo: viste le numerose adesioni, infatti, qualche giorno fa si è deciso di spostare l’incontro al teatro.
Dopo i saluti dell’assessore alla cultura Maria Giovanna Favero e l’introduzione affidata come sempre al giornalista Sergio Zanellato, l’avvocato Paolo Maran ha dialogato per circa un’ora con Capuozzo, prima di lasciare lo spazio alle domande del pubblico.
“Balcania – si legge nel libro – viaggia sul filo dei ricordi dell’autore, che per dieci anni ha seguito da inviato per la televisione i conflitti della ex Jugoslavia: i sette capitoli ripercorrono quelle vicende riprendendo i ‘pezzi’ scritti in quel periodo per varie testate come ‘Il Foglio’, ‘Diario’, ‘La Stampa’ o il ‘Berliner Morgenpost’, ma accompagnandoli alle riflessioni di oggi, alla vigilia del trentennale dell’inizio dell’assedio di Sarajevo, dell’aprile 1992”.
Ieri sera Capuozzo, collegandosi alle vicende dell’attuale conflitto in Ucraina, ha ribadito con forza che “le guerre induriscono” perché con le stesse, “oltre a scavare le tombe, scavi dei fossati tra le generazioni”.
Non sono mancati i ricordi e i dettagli del periodo in cui ha lavorato come inviato nell’ex Jugoslavia ma anche in altri luoghi del mondo interessati da guerre più o meno “famose”.
“Dove siamo andati in guerra di recente non ci sono posti che ora possiamo definire ‘belli’ o nei quali sono nate realtà positive – ha affermato Capuozzo riferendosi all’Afghanistan o ad altre realtà che hanno ospitato dei conflitti armati negli ultimi anni – Io sono per la pace perché ho visto i disastri che hanno fatto le guerre. Per me la pace non è una bandiera ideologica o un credo ma è una constatazione. Guai a non cercare la pace”.
Il giornalista di origini friulane ha sottolineato che, anche nel conflitto tra Ucraina e Russia, l’Unione Europea si limita ad essere la “Nato in giacca e cravatta”, ricordando che gli ultimi colloqui tra delegazioni dei due Paesi si sono tenuti nella Turchia di Erdogan che, rispetto al Vecchio Continente, ha guadagnato qualche in punto in più nello scenario internazionale.
“L’unico che ha parlato veramente di pace in queste settimane è stato il papa – conclude – Le armi non risolvono niente in sé: se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo farlo con le idee e non con le armi. La guerra è sempre un crimine e io, anche se ho seguito come giornalista tanti conflitti, non mi considero un inviato di guerra. Aver conosciuto le guerre, ce ne siamo accorti anche con il Covid (anche se poi lo abbiamo dimenticato quasi subito), mi ha fatto capire quanto sia preziosa la normalità”.
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it