Avrebbe trattenuto gli incassi di una delle slot machine che teneva nel suo bar. E per questo una 42enne cinese è finita a processo con l’accusa di peculato. Parte di quel denaro contenuto nel videopoker, è infatti di proprietà dell’Erario.
I fatti contestati risalgono al 2016 quando la 42enne, difesa dall’avvocato Italo Albanese, gestiva un bar a Signoressa di Trevignano. Nell’aprile e nel maggio di quell’anno, secondo la procura, la donna avrebbe impedito alla società titolare dei videopoker, di effettuare le operazioni di “spacchettamento”.
Ossia di svuotamento delle casse interne. Alle quali la titolare del bar, che mette solo a disposizione i locali ma non si occupa della gestione delle macchine, non aveva accesso. Di fronte al suo rifiuto ostinato, l’azienda con sede in Emilia Romagna, decide di agire.
Anche perché, in quel periodo, la 42enne denuncia un furto con scasso nel locale. I gestori delle slot machine si rivolgono così ai carabinieri denunciando l’impossibilità di riscuotere il contenuto di uno dei videopoker, pari a 9700 euro.
Così per la barista scatta una denuncia che la fa finire alla sbarra. Inizialmente l’accusa è di appropriazione indebita ma, una volta iniziato il processo il giudice dispone la riqualificazione nel più pesante reato di peculato.
La 42enne però si difende: “Ho impedito la riscossione perché avevo chiesto spiegazioni alla società, su alcune giocate molto importanti che avevo visto apparire sul computer delle macchinette e che erano poi subito sparite e volevo capire se quel denaro, del quale mi spetta una quota, era stato rendicontato oppure no”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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