“La nostra comunità vive un momento di grandissimo dolore. Abbiamo sperato fino all’ultimo, e lottato assieme a lui, e fatto tutto il possibile, per salvare la vita a Carlo Alberto Conte. Purtroppo non c’è stato nulla da fare e ora non possiamo che essere vicini, in un grande abbraccio collettivo, alla famiglia, agli amici, a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere questo splendido ragazzo”.
Il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, si fa interprete del dolore che attraversa tutta l’azienda sanitaria per la morte del dodicenne padovano, colpito domenica mattina da arresto cardiaco durante una gara di corsa.
“Il ragazzo è arrivato al Ca’ Foncello con un quadro gravissimo – spiega il dottor Giuseppe Minniti, primario di cardiochirurgia del Ca’ Foncello -. Essendoci alcuni parametri che facevano ritenere potesse esistere una possibilità di salvarlo abbiamo deciso di applicare, per tentare tutto il possibile, la circolazione extracorporea (Ecmo). Purtroppo con il passare delle ore abbiamo riscontrato che i danni erano tali da determinare, in breve tempo, la morte cerebrale”.
“Nella maggior parte dei casi di morte improvvisa in giovani atleti – sottolinea Minniti – c’è una predisposizione a sviluppare aritmie che spesso viene evidenziata nel corso degli screening cui sono sottoposti. In rari casi, purtroppo, non emerge alcuna anomalia nel corso delle visite agonistiche”.
“Su indicazione dei sanitari, d’intesa con la famiglia e con il presidente Luca Zaia, che ha sempre seguito personalmente l’evolversi della situazione – spiega Benazzi – verrà effettuato il riscontro diagnostico per chiarire con la massima precisione le cause del decesso. Il cuore verrà inviato all’équipe della professoressa Cristina Basso, docente ordinario di Anatomia patologica dell’Università di Padova e tra le massime esperte a livello mondiale di cardiopatologie e morte improvvisa”.
L’Atletica Silca Conegliano ha voluto poi ricordare con una lettera il giovane, a cui verrà intitolata la Gara di cross di Vittorio Veneto:
Cerchiamo senza trovarle parole che possano contenere il dolore e il senso di impotenza che hanno preso il sopravvento su di noi dal primo istante in cui ti sei sentito male. Ora sei parte dei nostri pensieri, incessantemente.
Ti abbiamo fotografato prima della gara, insieme ai tuoi compagni, eravate in riscaldamento, nel metterti in posa sotto alla mascherina, che non hai mai tolto, i tuoi occhi si sono quasi chiusi sotto la spinta del tuo sorriso.
La tua prima gara, la nostra gara.
Pensa l’abbiamo organizzata per 37 anni, un tempo così lungo da contenere i tuoi dodici per ben tre volte. Oggi sono solo i tuoi anni il numero più grande, il più significativo, l’unico che pesa sui nostri cuori.
Siamo incapaci di accettare quanto ti è accaduto, di venire a patti con i tanti giorni di gioco, di gare, di studio e di avventure che ti spettavano e che ti sono stati tolti. Sei diventato così da subito parte delle nostre vite che abbiamo pensato quel giorno di non organizzarne più di gare, di non segnare più all’alba i percorsi, di non impegnarci più tra mille complessità per mettere insieme giornate di allenamenti e di eventi che permettono ad atleti come te di gareggiare e di esprimersi.
Quanto ti è successo ha come portato via con sé una parte della gioia che ci ha sempre ripagato di tutti gli sforzi che ogni giorno facciamo solo per vedervi correre.
Vogliamo dedicarti la Gara, questa storia che ci ha impegnati per 37 anni e che ci ha permesso di conoscerti. Non ti è stato concesso quel giorno di raggiungere il traguardo, ma vorremmo che chiunque correrà in futuro, per quanto riusciremo ad organizzare, corra per una gara ed un traguardo che portano il tuo nome.
Siamo in silenzio vicini al tuo Papà, che ha condiviso di quel giorno ogni istante e che tanto ci ha insegnato con il suo composto ed infinito coraggio, alla tua Mamma, a tua Sorella, ai tuoi Allenatori, al Team Fiamme Oro, ai tuoi compagni di gara e di scuola e a chi ha tanto lottato per tenerti fra di noi. Tra noi sei rimasto”.
(Foto: web).
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