“Ancora cani a catena e in recinto: serve più formazione”: l’appello delle Guardie per l’ambiente

Alessandro Pasqualetto è il coordinatore delle “Guardie per l’ambiente” per la provincia di Treviso. L’associazione opera nella Marca da sei anni e conta a oggi 33 guardie zoofile il cui ruolo è riconosciuto da un decreto del Prefetto che conferisce loro competenza di Polizia amministrativa e giudiziaria per quello che concerne la Legge n.189 nell’ambito del trattamento degli animali d’affezione.

Le leggi riguardanti gli animali d’affezione si trovano a più livelli: dai regolamenti Comunali (di cui non tutti i comuni sono dotati), passando per le leggi regionali fino a quelle europee. Con “animali d’affezione” s’intendono dunque cani e gatti, ma anche cavalli, conigli e più in generale tutti quegli animali che non vengono tenuti dall’uomo a fini di consumo.  

Il sindaco Mario Conte con due guardie per l’ambiente di Treviso

Le guardie zoofile operano in convenzione con i Comuni, e in collaborazione con le associazioni per la tutela degli animali (Enpa e Oipa) eseguendo, ad esempio, pattugliamenti in corrispondenza delle aree di sgambamento cani, e intervenendo in caso di segnalazioni di maltrattamenti e abbandoni.

Per diventare guardia giurata per l’ambiente bisogna frequentare un corso di tre mesi e poi sostenere un esame a seguito del quale il volontario ottiene un “patentino” (un libretto firmato dal Prefetto) d’idoneità. Al di là dell’aspetto volontario e del corso, ciascuna guardia zoofila porta nell’associazione la propria formazione professionale: c’è chi è un veterinario, chi ad esempio un addestratore e chi un semplice amante degli animali, tanto da dedicare il proprio tempo libero alla loro tutela. 

Quasi 300 interventi l’anno

“Arriviamo a fare circa 280-300 controlli all’anno – spiega Pasqualetto – il che vuol dire poco meno di uno al giorno in media. Le segnalazioni arrivano da privati che riscontrano situazioni di illeciti e in certi casi di abusi nel trattamento degli animali. Le segnalazioni – precisa – sono sempre anonime, a meno che non ci si trovi di fronte ad un caso penale che può richiedere una testimonianza diretta”.  

Con una media di circa 1 animale domestico ogni 3 abitanti, i trevigiani spiccano a livello nazionale per numero di amici a quattro zampe. Anche nella Marca però si riscontrano delle criticità, non tanto nei centri abitati ma nelle campagne. “Stimiamo che almeno l’8-10% dei cani, perlopiù nelle aree rurali, non sia ancora dotato di microchip – spiega la guardia zoofila -. Inoltre, capita ancora purtroppo di vederne alcuni tenuti in recinti che non hanno le misure idonee. Il nostro lavoro sta proprio nell’andare sul posto e nel verificare le condizioni di vita del cane. A volte troviamo dei padroni disponibili, che semplicemente ignorano le leggi in vigore, altre volte riscontriamo una mentalità retrograda della serie: ‘il cane fa il cane ed è poco diverso da una cosa’. In alcuni casi scatta la sanzione amministrativa, o peggio penale. Per noi sanzionare rappresenta una sconfitta: preferiamo di gran lunga dialogare e fare formazione“.

“Un altro problema riguarda la detenzione a catena del cane: il Veneto – spiega Pasqualetto è stata la prima Regione italiana a vietarla. Purtroppo, è un’usanza ancora diffusa in zone di campagna isolate. Ribadisco che ci vorrebbe più formazione: spesso si prendono in casa animali domestici senza minimamente informarsi sulle necessità dell’animale e sui limiti dettati dalla legge”. 

“Anche la mancata sterilizzazione dei gatti è un problema: molte persone erroneamente credono che se il gatto vive in casa non ci sia il bisogno di sterilizzarlo. È errato: purtroppo, infatti, capita che questo, soprattutto quando va in calore, scappi. Ecco che ci si ritrova con cucciolate indesiderate e con la conseguente creazione di colonie feline popolate da gatti randagi abbandonati a loro stessi. Al contrario il randagismo è molto raro nei cani, almeno nella nostra Regione – prosegue – complice anche una diminuzione degli abbandoni: in questo senso negli ultimi sei anni siamo intervenuti per un numero esiguo di casi di abbandono di cani”. 

Il caso di Kiko, bastonato e gettato in un fosso 

Nei giorni scorsi Qdpnews.it ha riportato un episodio di maltrattamenti accaduto a Mareno di Piave ai danni di un cagnolino di nome Kiko, ritrovato dal padrone in un fosso gravemente ferito da colpi bastone. A sferrarli è stato probabilmente il proprietario di un’abitazione vicina alla casa da cui Kiko si è allontanato e che non ha gradito “l’invasione” di proprietà. “È un episodio raccapricciante – commenta Pasqualetto – che denota una predisposizione alla violenza della persona che ha bastonato il cagnolino e che non mi stupirei se un domani si esprimesse anche nei confronti di un altro essere umano, oltre che di un animale indifeso. In questi casi è bene rivolgersi immediatamente alle Forze dell’ordine”. 

Animali esotici e selvatici 

Le “Guardie per l’ambiente” di Treviso ricevono anche segnalazioni relative ad animali esotici che tuttavia, spiega il coordinatore dell’associazione, sono di competenza dei Carabinieri Forestali o del Servizio Veterinario dell’Ulss. Noi interveniamo in casi isolati, quelli diciamo più ‘facili’, che possono riguardare piccoli volatili e tartarughe, ma sempre in supporto al Cites (Carabinieri Forestali). 

In quest’ambito, come quello degli animali d’affezione, bisogna tenere conto degli ordinamenti comunali di cui però non tutti i Comuni sono dotati. Mogliano Veneto, ad esempio, è uno dei pochi che prevede un regolamento ad hoc sugli animali esotici. 

Un animale selvatico incidentato

Dal 1° gennaio di quest’anno l’associazione è impegnata nella gestione del Centro di recupero animali selvatici. “Non solo nelle zone boscose e collinari, la fauna selvatica è sempre più presente nei centri urbani, anche a Treviso – spiega Pasqualetto – Sempre più spesso ci capita di intervenire nel recupero di volpi, tassi, caprioli, rapaci e cervi, anche in città.  Il fenomeno è in crescita: prendiamo il caso del cervo, che una volta si vedeva solo in Cansiglio e ora ce lo troviamo fra le strade di Spresiano. Dopo il periodo del Covid, la fauna ha iniziato a spostarsi verso la pianura, complice il minor traffico, ha iniziato ad esplorare nuove zone trovandosi in aree densamente antropizzate, pericolose e inospitali per le specie selvatiche”. 

(Foto: Qdpnews.it ).
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