Sul tema dei lupi, anche dopo diversi anni di dibattito e di confronto scientifico, l’opinione pubblica si divide nettamente. Quando però un giovane esemplare femmina venne investito da un’auto, sabato 4 febbraio 2023 a Levego, sulla SP1, la pietà manifestata nei suoi confronti dai cittadini delle due province superò le ostilità tra le due specie. Il predatore, trasportato in un primo momento dalla Polizia provinciale alla clinica veterinaria di via Feltre, riportava traumi multipli, anche interni, e salvarlo sembrava un’impresa impossibile.
I volontari e i professionisti del Centro di recupero animali selvatici di Treviso (che è convenzionato con la Provincia di Belluno) in quell’occasione si diedero il turno per otto giorni, monitorando il lupo senza mai lasciarlo solo. Al suo arrivo Elsa era cieca e morente e il suo caso fu l’apice dell’efficienza del centro, come racconta anche il dottor Carlo Martini, di Spresiano, che ha operato l’animale, riuscendo a rimetterlo in sesto. “Era un animale che sembrava morente, invece poi siamo riusciti a recuperarlo anche molto bene”. Assieme all’Università di Sassari, poi, Elsa è stata provvista radiocollare e poi liberata, continuando a monitorarla a distanza, con enorme soddisfazione del centro e di chi ha collaborato al recupero.
In quei giorni, alla sede del Cras, arrivarono però anche decine di visitatori, convinti di poter vedere la lupa tratta in salvo, da vicina, quasi si trattasse di uno zoo. “I genitori di una bambina hanno insistito, arrivando addirittura alle minacce, per portare alla lupa un disegno della piccola” ci raccontano, svelando l’altra grande parte del problema del rapporto uomo-animale, quello che non considera il fatto che è bene che continui a esserci distanza tra gli animali e le persone. Il contrario di ciò che oggi accade, per esempio, con la domesticazione dei due cervi di Cortina (uno dei quali poi abbattuto) o col lupo di Pozza di Fassa (tema di oggi in Trentino).
Bisogna sempre ricordare, insomma, che i professionisti sono le Guardie ambientali, il Cras e la Polizia provinciale (per casi specifici, anche le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco) e che non è il caso di fare altro se non chiamare il numero 320 432 0671, che è quello di riferimento per qualsiasi caso relativo ad animali in difficoltà.
Il servizio, come spiega Luciano Rocchino, referente delle Guardie per l’ambiente per il nucleo di Treviso, è attivo sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro, con una tempistica d’intervento che – anche di notte – non dovrebbe mai superare le tre ore. Questo riguarda anche gli investimenti, altro tema caldo nella fascia Pedemontana e nel Bellunese, dove il Cras è intervenuto ben 348 volte.
Nel complesso sono stati 2387 gli animali salvati, in 93 specie diverse, con una prevalenza di ricci (517) che, non a caso, sono stati anche simbolo della Provincia di Treviso: 332 i merli, 179 le tortore dal collare, 124 i colombacci, 114 i rondoni ma anche 91 civette, 80 germani reali, 77 lepri e a Belluno un gracchio alpino, due allocchi, due poiane, due gruccioni, due tassi, uno scoiattolo rosso, quattro gheppi, due assioli, un cuculo, un pigliamosche, un picchio verde e un ghiro. Particolarmente interessante è la chirurgia applicata, per esempio, ai rapaci: all’interno del Cras sono presenti due tunnel di volo da venticinque metri, utili alla riabilitazione. “È bello vedere come una poiana con una frattura ossea in venti parti tornare a volare” commenta il dottor Martini.
A novembre 2022 il Cras aveva dovuto affrontare anche un caso di aviaria, che ne aveva fortemente messo alla prova l’organizzazione: ne era affetto un picchio rosso maggiore, ricoverato con trauma spinale e poi deceduto, imponendo un protocollo rigido agli operatori del Centro. Oggi la Provincia di Treviso ha provveduto a dotarli di un operaio per la manutenzione.
“Quest’esperienza è gratificante anche da un punto di vista etico ambientale – commenta la dottoressa Maria Teresa Miori, referente della Provincia – C’è una grande sinergia tra le realtà con cui operiamo, ringrazio tutti i collaboratori, che sono davvero abilissimi. Oggi siamo diventati un punto di riferimento. Tra gli episodi che ricordo con maggior affetto c’è il cucciolo di faina che abbiamo provveduto a sostenere e ad allattare, per poi liberarla nel suo ecosistema”.
Il maggior numero di investimenti di ungulati riguarda comprensibilmente la fascia pedemontana e la Provincia di Belluno: “A differenza di come si possa credere – ricordano dal Cras – caprioli e cervi sono animali delicatissimi. Dopo poco tempo che sono distesi, per esempio, inizia la stasi ruminale. È importantissimo non dar loro da mangiare, non conoscendone l’alimentazione”. Il presidente Stefano Marcon ha aggiunto che la Provincia sta considerando un progetto di sensibilizzazione da condividere con i Comuni, considerando il Cras un luogo particolarmente sentito dai cittadini.
(Foto: Qdpnews.it – CRAS Treviso ©️ riproduzione riservata).
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