Giovane migrante muore al parcheggio dell’Appiani, Conte: “Emergenza senza fine”. Si valuta l’ampliamento del dormitorio in via Pasubio

Il parcheggio Appiani di Treviso

La morte di Mandeep, un giovane senzatetto al parcheggio dell’Appiani nella notte fra venerdì e sabato scorso risolleva il dibattito sulla gestione dell’accoglienza migranti. Stando a quanto appreso fino ad ora il ragazzo deceduto è un trentenne di origini pakistane in possesso di un permesso di soggiorno, elemento comunque insufficiente per garantirgli un accesso ad un alloggio.

Il giovane non è l’unico ad aver trovato un giaciglio di fortuna nell’area parcheggio del complesso dove si riscontra una presenza stabile di migranti sia regolari che in attesa di permesso, che non trovano collocamento nelle strutture messe a disposizione dai servizi sociali o da enti benefici del territorio.

Questa mattina le forze dell’ordine hanno effettuato un sopralluogo nel parcheggio, ma anche in altre zone della città frequentate da senzatetto, allo scopo di censire le persone che dormono all’addiaccio per poi riportare numeri e generalità dei clochard alla prefettura che in coordinamento con l’amministrazione comunale provvederà alla ricerca di una sistemazione con urgenza, visto il calo drastico delle temperature.

L’appello di Conte agli altri Comuni: “Che si mettano una mano sulla coscienza e accolgano anche poche unità”

“Pensare che nel 2023 una persona possa venire a mancare in un parcheggio pubblico è qualcosa che ci lascia una grande tristezza – ha commentato stamani il sindaco di Treviso Mario Conte – È altrettanto vero che è un’emergenza senza fine, dai numeri fuori controllo e che ci mette in difficoltà considerati gli spazi e le risorse di cui attualmente disponiamo. Alla caserma Serena registriamo una presenza di oltre 700 persone, l’altro centro di accoglienza di via Dandolo così come tutte le strutture della Caritas sono al completo”.

Il presidio di Caminates questa mattina davanti alla prefettura 

“È chiaro che va trovata una soluzione quanto prima – prosegue Conte lanciando poi un appello ai Comuni vicini – : chiedo loro di mettersi una mano sulla coscienza per capire se possono dare a disposizione degli spazi, anche solo per accogliere poche unita. Diversamente significa che in futuro potremmo piangere altre vite. Il Comune di Treviso non può essere lasciato da solo nella gestione di questa emergenza che sta assumendo dimensioni incontrollabili”.

“Ringrazio il prefetto, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine ma anche il vescovo con cui sono costantemente in contatto – spiega Conte che per fare fronte all’emergenza ha chiesto al prefetto Angelo Sidoti la disponibilità ad accogliere momentaneamente alcune persone all’interno della caserma Serena, nonostante sia già quasi al massimo della capienza, o in altri centro di accoglienza – Mi rifiuto di pensare che le persone possano dormire all’esterno con queste temperature “.

Fra le soluzioni l’ampliamento del dormitorio di via Pasubio

“Nel frattempo – prosegue il primo cittadino – cercheremo grazie all’aiuto dei vigili del fuoco di valutare la possibilità di ampliamento della capienza del dormitorio di via Pasubio, che attualmente è di 20 unità, capienze aggiuntive fino ad un massimo di 10-15 persone in più potrebbero reggere solo pochi giorni considerato il ritmo dei nuovi arrivi, motivo per cui solleciterò anche il Governo affinché intervenga per mettere la parola fine a questi flussi costanti e sregolati”.

Il caso del giovane morto all’Appiani? “Andrà fatta chiarezza. Questo ragazzo veniva dal Piemonte e pare che disponesse di un contratto di lavoro. La situazione all’Appiani non è una novità. Sono anni che cerchiamo di fronteggiare il problema con le sole risorse e spazi a disposizione del Comune che sono limitati. Nonostante gli sforzi il problema persiste: non è possibile che se troviamo una collocazione a 10 persone il giorno dopo ne arrivino altrettante di nuove”.

Il dormitorio comunale

“Come ho detto nei giorni scorsi nel caso dello sfratto – prosegue Conte facendo riferimento allo sfratto di una mamma con bambini in una casa dell’Ater – dobbiamo anteporre alle regole il cuore, ma considerati in numeri degli arrivi nemmeno il cuore basterà. A chi chiede di mettere a disposizione gli appartamenti del Comune rispondo che la priorità ce l’hanno le famiglie in difficoltà che sono in graduatoria per avere un alloggio. Invito a stare alla larga da strumentalizzazioni quando si parla di persone, di essere umani che scappano da guerre e dagli effetti del cambiamento climatico”.

Stamani la manifestazione di fronte alla prefettura

Stamani alcuni rappresentanti dell’associazione trevigiana “Caminantes-La casa è un diritto” si sono riuniti per un presidio di fronte alla sede della prefettura in piazza dei Signori. Con loro anche alcune persone che da mesi vivono nel parcheggio dell’Appiani, oltre a membri dell’associazionismo, della Chiesa, del mondo dell’accoglienza e dell’opposizione, per ribadire un concetto “Non è possibile morire in strada a Treviso nel 2023“.

“Non è accettabile perché questa non è un’emergenza – commentano i rappresentanti dell’associazione – ma un problema strutturale con un sistema d’accoglienza che butta in strada le persone appena trovano lavoro, nonostante l’impossibilità di trovare casa, o direttamente non li fa entrare nelle strutture. Il problema di avere un tetto lo vediamo anche negli sfratti sempre più frequenti che avvengono a danni di persone che non riescono più ad arrivare a fine mese. Chi arriva qui dopo aver affrontato innumerevoli difficoltà e orrori ha diritto ad essere accolto come chi vive in città da anni o ci è nato ha diritto a una casa; invece, tutti vengono rimbalzati dalle istituzioni, a tutti i livelli, vedendosi negate perfino le medicine per curarsi”.

“Ieri sera un’altra persona è stata portata in ospedale perché aveva una febbre molto alta. Siamo in una città che è una delle più ricche d’Italia, ma dove si lasciano le persone vivere per mesi in un parcheggio ad ammalarsi, mentre altre centinaia vengono ammassate dentro poche strutture sovraffollate come la caserma Serena, e dall’altra di fronte a centinaia di persone senza una casa, l’Ater svende 384 alloggi pubblici in provincia. Confindustria continua a chiedere operai, ma non si pone il problema di dove possano vivere queste persone. Da anni siamo a fianco di persone come quelle che ora stanno vivendo in Appiani perché crediamo che la civiltà di una società si misuri su come garantisce i diritti fondamentali e sul rispetto che ha della dignità umana”.

“È necessario che si trovi una soluzione immediata della situazione delle persone che vivono nel parcheggio dell’Appiani, ma è altrettanto necessario una presa di responsabilità di chi sta al governo a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Per Mandeep, per tutte le persone che vivono in strada, ma anche per una città diversa e accogliente. Restiamo umani”.

Coalizione civica, “Morte di Stato”

“Un corpo stritolato dalle pieghe delle leggi e della burocrazia, dello scarico di competenze tra enti, della mancanza di attenzione di chi governa il nostro territorio: è il corpo del giovane pakistano trovato morto mentre dormiva al parcheggio della “Cittadella delle istituzioni” da anni unico rifugio per molti, per troppi. È una morte di Stato“. Così i rappresentanti di Coalizione Civica per Treviso presenti stamani al presidio davanti alla prefettura.

“Una morte avvenuta proprio lì, a pochi passi da quelle istituzioni che dovrebbero accogliere, prendersi cura, proteggere chi arriva nel nostro Paese più di tanti altri, più di coloro che hanno una casa in cui dormire al caldo. È una morte di Stato perché non basta neppure il permesso di soggiorno e magari anche un lavoro per essere certi di sopravvivere alle notti della stagione fredda, perché il reddito può non bastare per trovare una casa o una stanza riscaldata, ma è sufficiente per farti espellere dal circuito dell’accoglienza prevista dalla legge. Perché puoi avere diritto all’accoglienza ma attendere fredde settimane invernali prima che venga trovata la struttura dove avrai un letto. I nostri amministratori sono quotidianamente “impegnati“, almeno a parole, nella difesa della “sicurezza” dei cittadini dalla criminalità, le forze dell’ordine pattugliano la città, c’è il “controllo di vicinato“.

“Abbiamo bisogno di leggi sull’immigrazione il cui obiettivo non sia la “difesa della fortezza” – proseguono i rappresentanti dell’opposizione – ma la capacità di garantire accoglienza immediata e dignitosa. Non dimentichiamo che in Italia l’immigrazione è ancora regolata dalla legge “Bossi-Fini” e che i decreti approvati da questo governo in materia di richiedenti asilo sono la versione “giuridicamente sostenibile” del “blocco navale” promesso in campagna elettorale”.

“Abbiamo bisogno di istituzioni che si fanno carico della “sicurezza” di chi è costretto a vivere per strada, di “pattuglie dell’umanità” che trovino chi dorme all’addiaccio e lo ricoverino in un posto caldo, di “controlli” nei luoghi (noti) in cui vanno a dormire i senzatetto per portarli via da lì perché molte volte sono persone inconsapevoli anche di quali sono le porte a cui possono bussare per vivere in quella condizione di dignità che a tutti è dovuta in un Paese civile. Abbiamo bisogno di un segnale chiaro e immediato per cominciare a sbriciolare il muro dell’indifferenza”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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