I messaggi di augurio dei vescovi Pizziolo e Tomasi: “Una Pasqua di amore e di pace”

Da sinistra, i vescovi Pizziolo e Tomasi
Da sinistra, i vescovi Pizziolo e Tomasi

Una Pasqua nel segno dell’amore di Dio – da accogliere e condividere – per il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo, e della pace per il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi. Sono questi i temi principali dei consueti messaggi pasquali dei presuli, rivolti ai fedeli delle due diocesi.

Pizziolo: “Lasciamoci attirare dall’amore di Gesù crocifisso”

Parlando dell’uccisione di Gesù, crocifisso tra due ladroni, Pizziolo evidenzia che “una morte del genere – la più crudele e vergognosa prevista dalla legislazione romana – avrebbe dovuto respingere, non attirare”: “Eppure Gesù sapeva che il modo con cui egli avrebbe concluso la sua vita sarebbe rimasto per sempre segno e strumento di salvezza per tutti – afferma – Non era stato semplicemente un tragico incidente quella morte, ma un dono assoluto di amore. Un dono così grande che avrebbe potuto essere realizzato soltanto dall’amore di Dio. Solo Lui, inoltre, avrebbe potuto farlo diventare fonte di risurrezione e di vita per Gesù e per l’umanità”.

“Potremmo giustamente dire: più di così Dio non poteva fare – osserva Pizziolo – Ed è proprio così: chiunque volgerà lo sguardo a “colui che fu trafitto”, non potrà rimanere indifferente, ma sentirà di essere attirato da una vita offerta in dono in questo modo. Come avvenne per il centurione romano, il quale, sotto la croce, “vedendolo morire in quel modo”, esclamò: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio!»”.

La Pasqua – prosegue ancora il presule vittoriese – “si trasforma allora in un quesito rivolto a ciascuno di noi: io mi lascio attirare da questo amore? Una domanda impegnativa, perché lasciarsi attirare da questo evento di amore significa accoglierlo e condividerlo

“Anzitutto accoglierlo, nel senso di crederci profondamente, lasciandosi illuminare da esso, in modo da superare quei sentimenti di paura, di scoraggiamento e di rassegnazione che spesso oscurano la nostra esistenza. E in secondo luogo significa condividerlo, nel senso di imparare, giorno dopo giorno, a fare anche della nostra vita un dono agli altri, specialmente a chi è più solo e bisognoso. Certo, lo faremo a seconda delle nostre possibilità, ma tutti qualche possibilità ce l’abbiamo”.

“Lasciamoci dunque attirare dal Signore Gesù crocifisso – conclude – Lasciamoci attirare dal suo amore per superare ogni solitudine e chiusura e per imparare, a nostra volta, a far sentire meno soli gli altri”.

Tomasi: “Chiediamo al Signore di essere operatori di pace”

Partendo dalla suggestione del primo incontro di Gesù risorto con tutti i suoi discepoli, Tomasi mette in evidenza il “suo saluto, che dice l’atteggiamento profondo quando incontra i suoi. Egli si fa riconoscere e vuole vincere il loro stupore, vuole che lo possano riconoscere e incontrare senza paura. Loro infatti sono spaventati, pensano di vedere un fantasma, ma Lui si fa riconoscere e non augura altro che «pace»”.

“Gesù riconcilia a sé i suoi – sottolinea – Non li rimprovera perché lo hanno rinnegato e abbandonato, perché non sono stati capaci di vegliare al suo fianco o perché non hanno fatto nulla per difenderlo. Gesù si mostra loro pienamente benevolente,assolutamente amico. Si presenta in tutta gratuità, non chiede nulla se non di essere riconosciuto, creduto e accolto.La sua è immediata e incondizionata presenza di riconciliazione e di pace”.

“Il saluto che introduce un incontro riconciliato e riconciliante inaugura il nuovo stile di vita dei discepoli, accolti da Gesù nella sua esperienza di vittoria contro la morte – aggiunge -: ecco l’unica vera vittoria che genera pace autentica. Il Risorto dona pace e introduce in una comunità rinnovata che vive quasi una nuova creazione, nella quale è possibile vivere da fratelli amati”.

“Gesù Risorto ci viene incontro anche oggi, in questo nostro tempo in cui pace, riconciliazione e perdono sembrano parole vuote, rese irrilevanti dall’aggressività e dalla violenza che si diffondono a tutti i livelli della vita, da quelli più familiari e intimi a quelli delle grandi vicende internazionali. Non lasciamoci prendere dallo sconforto e dalla rassegnazione, e continuiamo a chiedere con fede ostinata al Signore Risorto che faccia di noi degli operatori di pace”.

“Possiamo farlo – suggerisce Tomasi – nelle nostre famiglie, nel vicinato, nelle nostre comunità cristiane e nei luoghi della vita e del lavoro. Possiamo farlo nell’impegno per il bene comune, prendendoci cura dei fratelli e delle sorelle più soli, poveri e trascurati. Possiamo farlo prendendoci cura del creato, assumendo stili di vita più attenti e responsabili. Possiamo farlo da artigiani della pace, come ci chiede spesso di fare Papa Francesco, per poter mostrare anche ai grandi della storia vie che permettano loro di uscire dalle secche del conflitto in cui stanno facendo arenare il nostro tempo”.

“L’augurio per la Pasqua – conclude il presule trevigiano – di quest’anno è di continuare a credere nella presenza del Risorto, e alla missione che Lui ci affida. Il fondamento non sono le nostre forze, ma la sua presenza, la sua vittoria sul male e sulla morte, il suo amore per noi e per tutta l’umanità”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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