Una moto tutta italiana, la Morini, nasce a Bologna nel 1937. La Tresette Sprint fu l’erede della 175 nata nel 1953, una serie di moto che fecero diventare il marchio “Moto Morini” un successo in quegli anni per via dei molteplici successi nelle competizioni Milano-Taranto e nel Giro Motociclistico d’Italia.
Ad averne una, fedelmente ristrutturata e funzionante, è l’imprenditore trevigiano Enio Zanatta. Nella sua azienda “Eco3” a Villorba è esposta la storica Tresette, intrisa di aneddoti del padre Gino.
“Dopo tanti anni di sacrifici, nel 1960 mio padre Gino ha acquistato una moto Morini Tresette – racconta l’imprenditore -. Era costoso mantenerla, per via soprattutto della benzina, e le strade non erano prese bene quindi era anche scomodo guidare una moto così. Tant’è vero che ha avuto tanti piccoli incidenti: gli ha attraversato la strada un cane e lui è caduto rompendosi una spalla, un’altra volta ha preso in pieno un prete.
Non era piacevole girare per le strade in questa situazione, quindi all’epoca si preferiva muoversi in bicicletta e la moto si usava solo in occasioni speciali”.
L’occasione speciale: andare “a morose”
“Una volta si andava per ‘balere’ o direttamente sotto casa, dove si faceva il ‘fio’. Il fatto di avere la moto era un gran vantaggio: si sentiva il rumore da lontano e non tutti l’avevano, perché principalmente si spostavano a piedi o in bicicletta. Agli occhi delle ragazze, la moto era un punto in più perché potevano salirci, guidarla e fare viaggi.
Agli altri ragazzi ovviamente questo non andava bene, era una concorrenza sleale. A mio padre quindi, quando andava a fare il ‘fio’ alle ragazze del paese, i giovani facevano piccoli dispetti perché non volevano che si presentasse con quella moto”.
I primi lunghi viaggi (e le multe amare)
“Negli anni ’70 mio padre andò a Udine a trovare dei parenti. Le strade erano impervie con un traffico lento e la moto era scomoda, un’impresa all’epoca.
Una volta, arrivato a uno Stop, si fermò, controllò che non ci fossero auto e partì. Dall’altra parte della strada c’era un Vigile urbano che lo fermò e lo multò perché, allo Stop, non aveva posato il piede. Ancora oggi, a distanza di 50 anni, quella multa gli dà fastidio e ogni volta si arrabbia raccontando questa storia”.
Spolverata e ristrutturata. Com’è guidarla? Scomoda e dura rispetto alle moto di oggi
“L’abbiamo ristrutturata perché negli anni aveva subito varie modifiche e si era rotta. Per tanto tempo era rimasta smontata negli scatoloni in cantina. A Montebelluna abbiamo trovato un vecchio artigiano e meccanico che ha ricostruito i pezzi originali, che non si trovano più sul mercato, ristrutturandola fedelmente.
La moto è venuta molto bene, nel logo ci sono proprio le carte del gioco “Tre Sette”, sembra nuova ed è funzionante. Ho provato a guidarla una volta ma è molto scomoda e dura. Non ti viene voglia di salirci, pensando alle moto che abbiamo oggi”.
Il mini casco e la foto di rito
“Ho un forte ricordo legato al nonno – racconta una delle nipoti, Elena -. La moto era in garage e quando io e i miei cugini arrivavamo dai nonni dopo scuola, incrociando le dita che nonno fosse a casa, facevamo sempre finta di guidarla. Nostro nonno prendeva un piccolo casco e ad uno a uno ce lo metteva, facendoci fare il giro dell’isolato. Quando si è bambini ci si stupisce delle piccole cose e noi eravamo contentissimi, rimarrà per noi un forte ricordo.
Con il passare degli anni, questo ‘rituale’ è cambiato e facevamo la foto sopra la moto, in ordine di altezza. Ad oggi la foto viene fatta con noi accanto. Mia nonna nei numeri di cellulare in rubrica ha ancora la nostra foto come immagine profilo”.
(Foto: per concessione di Gino Zanatta e Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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