La storia di papa Benedetto XI, Niccolò di Boccasio, sembra confermare il detto latino “Nemo propheta in patria”, espressione con la quale si descriveva la difficoltà di una persona nell’emergere nella propria terra di origine o in un ambiente familiare.
La storia di Valdobbiadene, infatti, è legata anche a figure di santi e di grandi uomini di cultura che, proprio come papa Benedetto XI (1303-1304), hanno dato dei contributi significativi non solo per la propria comunità ma per l’umanità intera.
Anche l’avvocato Danilo Riponti, studioso appassionato del Medioevo in terra veneta, è convinto che Niccolò di Boccasio meriti una considerazione maggiore in tutta la Marca Trevigiana che sembra aver dimenticato questo illustre cittadino che, anche se il suo pontificato è stato molto breve, ha saputo leggere il suo tempo con una sensibilità profonda.
“A San Vito di Valdobbiadene, al di là di alcune immagini importanti, non c’è la consapevolezza e la coscienza popolare del fatto che nel 1240 nacque un grande uomo non solo del Medioevo veneto ma del Medioevo dell’umanità – spiega l’avvocato Riponti – Niccolò di Boccasio, questo il suo nome, oggi viene ricordato per alcuni passaggi della sua vita: quando salì al soglio petrino ha previsto l’obbligo di fare la confessione una volta all’anno. Questo piccolo precetto catechistico, infatti, lo dobbiamo a lui. Sin da giovane percorse una carriera misteriosamente grande e importante. Fu quasi incredibile come un giovane delle nostre colline abbia potuto fare un cursus honorum di questo tipo dal punto vista degli studi teologici”.
“Niccolò di Boccasio ha studiato alla Sorbona e nello studium di Sant’Eustorgio a Milano che erano veramente i siti dove si forgiava la cultura teologica dell’epoca – prosegue l’esperto di Medioevo veneto – Passò qualche anno da bambino a Venezia, presso la famosa famiglia Querini di Ca’ Mazor, che lo considerò uno dei rampolli di famiglia. Il fatto che questo giovanissimo valdobbiadenese sia andato là e abbia studiato con i Querini fa molto pensare sull’origine e sul legame familiare con quella grande famiglia. Niccolò si attira da ogni parte consenso e anche elargizione che lui, uomo semplicissimo, ha ritenuto di destinare nella sua integralità alla chiesa di San Nicolò a Treviso”.
“Agli inizi del 1300 si trova a rivestire una grande missione – prosegue l’avvocato Riponti -. Il successo nelle missioni diplomatiche con cui Bonifacio VIII aveva colto la sensibilità e le capacità di Nicolò di Boccasio lo portano al soglio pontificio. Il momento è terribile per la storia della Chiesa: è senza precedenti lo scontro tra Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello, spalleggiato dai principi Colonna romani. Il papa viene aggredito e sequestrato, morendo 34 giorni dopo (l’11 ottobre del 1303). Al suo fianco c’era soltanto Niccolò di Boccasio che lo difendeva e che cercava di proteggerlo. Il Collegio Cardinalizio riconosce in qualche misura il valore e il coraggio di Niccolò e in prima elezione, il 22 ottobre del 1303, lo elegge Santo Padre, con il nome di Benedetto XI”.
“Misteriosamente, il 7 luglio del 1304, questo papa viene probabilmente avvelenato, certamente muore – conclude l’avvocato Riponti -. Si dice che ricevette un cestello di fichi da un fanciullo (le fonti riferiscono in veste di donzella). Dentro questi fichi ci sarebbe stata della polvere di diamante letale per l’intestino. In un’abitazione di San Vito di Valdobbiadene c’è tutto ciò che ricorda il papa: una targa, rovinata dal tempo, con la scritta “Qui nacque Nicolò Boccasino, papa Benedetto XI” insieme allo stemma papale. Forse un così grande papa meriterebbe maggiori attenzioni”.
“Nel duomo di Valdobbiadene abbiamo un dipinto che raffigura l’incontro della mamma con papa Nicolò Boccassino – aggiunge Giovanna Capretta, storica locale -. Si tratta del dipinto del pittore Teodoro Licini di Alano di Piave: il dipinto è post-bellico perché il duomo di Valdobbiadene, durante il periodo della Prima Guerra Mondiale, ha subito i bombardamenti e sono stati completamente demoliti il tetto di tutta la navata e l’organo che si trovava sotto la lunetta con l’immagine dell’incontro tra papa Benedetto XI e sua madre”.
“La figura è quella della madre che è andata a trovare il figlio quando è diventato papa e Nicolò Boccassino la rinnega dicendo: “No, tu non sei mia mamma” – conclude – Questo perché si era presentata con vesti abbastanza lussuose, che di fatto non la rappresentavano, per cui il figlio le ha detto di non riconoscerla. La signora se ne va via piangendo per il dolore che il figlio le ha dato nel non riconoscerla. Poi si ripresenta in vesti povere e il figlio dice finalmente che quella era sua madre”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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