Montorio nei Frentani (Campobasso) ricorda l’amata professoressa Mirella Sotgiu. Il sindaco: “Donna colta, le sue radici la terranno legata per sempre a noi”

Nel giorno dell’ultimo saluto a Mirella Sotgiu Carfagnini, amata professoressa di lettere che ha insegnato nelle scuole medie di Valdobbiadene dagli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta (qui l’articolo), da Montorio nei Frentani (Campobasso) sono arrivati dei ricordi molto toccanti.

“Nell’agosto 2018 abbiamo avuto l’onore e il piacere di ospitare una mostra, allestita nella degna cornice di Palazzo Magliano, della professoressa Mirella Sotgiu Carfagnini – dichiara il sindaco Nino Pellegrino Ponte – Circa trenta quadri velati da un’immaginifica quanto nostalgica patina di polvere a marcare il tempo passato”.

Quadri quasi tutti amorevolmente dedicati ai ricordi dell’infanzia trascorsa nel piccolo borgo di Montorio nei Frentani – conclude – Esprimo il cordoglio mio personale e di Montorio per la scomparsa di una donna colta, intelligente, dalle forti radici che la terranno legata per sempre al nostro territorio”.

Alle parole del primo cittadino del Comune molisano si è aggiunto anche un altro ricordo dell’avvocato e appassionato di storia locale Bruno Zappone, che ha sottolineato che i nonni materni della professoressa Sotgiu erano proprio di Montorio nei Frentani: Don Valerio e Amelia Carfagnini.

“A chi le chiedeva chi fosse, rispondeva: ‘Sono la nipote di Teodorico Carfagnini’ – spiega Zappone – ‘E questo bastava a farmi sentire ben accetta, una non foresta’ (da uno scritto di Mirella ‘Tornare a Montorio’). Le chiedo notizie per una breve presentazione della mostra dei suoi quadri che si sarebbe tenuta a Montorio e, come suo solito, schiva e riservata mi scrive: ‘Il mio titolo di studio e la mia professione sono irrilevanti. Sarebbe da dire anche, che sono un po’ scassata ma questo si capirà!’ Dopo tanti anni in cui ha dipinto, riscopre le sue radici montoriesi e cerca di interpretarne il senso e il valore in una breve rassegna di lavori, che vogliono essere un omaggio a Montorio, paese materno, che le ha regalato i giorni più belli della sua infanzia e giovinezza”.

“Artista per desiderio di raccontarsi attraverso la magia della pittura – continua – La capacità di astrarsi da un mondo sempre più disinteressato alle ‘scontate’ meraviglie della natura e dell’umanità. ‘Non ho pretese, dipingo per passare il tempo’, mi scrive. Mirella, mi riferisce la sorella Iolanda, ‘è ancora a Montorio’, quando in cantina alla luce di una lampada, il suo ‘atelier’, trascorre ore e ore per dipingere scorci della sua Montorio. ‘Mi sento come un viaggiatore che ha perso il treno o tanti treni, ma non importa, sono vecchia e mi diverto. I miei soggetti preferiti si ispirano alla mia infanzia e alla tradizione contadina: cortili, muretti, galline, chierichetti, bambini e bambole di pezza’. Quando si parlò di organizzare la mostra a Montorio, fu subito entusiasta e nei suoi messaggi traspariva la sua immensa felicità”.

“La sorella mi scriveva che Mirella è estasiata – prosegue -, ha l’adrenalina alle stelle. Le sue frasi: ‘Vengo finalmente a Montorio, metto le ali e non ho bisogno del treno; il mezzo ideale di trasporto per Montorio sarebbe per me a dorso di cavallo o di mulo. Sono una vecchia con tutti i suoi dipinti, pronta a una sua transumanza definitiva!’. Mirella mi chiedeva sempre più foto di Montorio, costituivano la base da cui traeva i suoi quadri, erano questi a tenerle il fiato sospeso”.

Zappone ha voluto ricordare il suo impegno con la biblioteca di Valdobbiadene, la sua bravura nello scrivere storie per bambini e l’esposizione dei suoi quadri, compresi quelli che rappresentano Montorio, a San Pietro di Barbozza, pensando addirittura ad un gemellaggio con Montorio.

“Mi scrive quasi incredula ‘Vengo a Montorio’ – aggiunge l’avvocato molisano – la vigilia della sua partenza per il paese dove aveva tanto desiderato farvi ritorno. Oltre al dono artistico ha avuto il talento di scrivere le sue narrazioni di cui ha voluto farmi destinatario. Si accavallano, dense e ricche di fatti inediti, trame, riferimenti, dettagli minuti e nascosti, storie realmente accadute a Montorio, di cui il nonno Valerio (medico), le aveva raccontato sapientemente”. 

“Era immersa sempre in Montorio – conclude -, dove le piaceva moltissimo rifugiarsi con la mente, e dove, mi scriveva, ‘anche una modesta forma d’arte può incoraggiare ad affrontare il dolore di grandi assenze, e quindi a ritornare’. E allora Mirella è tornata a Montorio, perché voleva dire grazie a Montorio e ai Montoriesi tutti, che hanno saputo aspettare il suo ritorno accogliendola come figlia della stessa terra.  E oggi sono proprio i montoriesi a ringraziare Mirella, la cui vita, le opere, le fatiche e la costanza hanno lasciato nella cultura e nella memoria di tutti una traccia indelebile. Grazie Mirella”.

(Foto: per gentile concessione di Bruno Zappone).
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