I “pestarei” da Vidor e i “burci” da Colbertaldo. Un antico detto legato alla conformazione originaria dei campanili

I detti di una volta nascondono segreti ormai persi nella memoria dei più anziani. Memorie storiche e modi di dire popolari che difficilmente, al giorno d’oggi, si riesce a ricondurre al loro significato originario.

È questo il caso di un particolare detto popolare di Vidor che andava a scherzare sulle provenienze dei cittadini delle diverse frazioni del Comune vidorese: “I pestarei da Vidor e i burci da Colbertaldo”.

Prima di andare ad analizzare il significato popolare di questi termini c’è da premettere che il motivo di queste definizioni non ha a che fare con lontane usanze ma con la conformazione delle torri campanarie di Vidor e di Colbertaldo.

In un post su Facebook risalente al 2014 Dario Bordin, cittadino di Vidor e appassionato di storia locale, riesce a dare la soluzione a questo detto misterioso, radicato nel tempo, e tramandato di generazione in generazione.

Per comprendere l’origine del significato bisogna focalizzare l’attenzione sulla cupola del campanile di Vidor (nella foto di copertina): si noterà che è diversa rispetto a quella dei campanili “classici” della zona.

“Come si vede il campanile di Vidor non è a punta come la maggior parte dei campanili della zona, ma ha sulla sommità una semisfera – spiega Dario Bordin – Gli abitanti di Colbertaldo prendevano in giro quelli di Vidor chiamandoli “pestarei” perché dicevano che il campanile aveva sulla sua cima una “caliera” (cioè un pentolone dove un tempo si usava fare la polenta”.

vidor foto storica

Il termine “pestarei” sta ad indicare un piatto tipico della cucina povera della zona, una polenta bianca tenera messa su un piatto e allungata con del latte vaccino freddo, si mangiava appunto per la sua consistenza semisolida con il cucchiaio.

I “pestarei” e la polenta, quest’ultima diversa per colore e consistenza, venivano cucinati nelle cosiddette “caliere” indispensabili per sfamare le famiglie numerose del passato.

Diversamente, gli abitanti della frazione di Colbertaldo, per lo stesso motivo legato alla conformazione della sommità del campanile (nella foto sopra), venivano chiamati “burci”.

“In una foto reperita all’archivio della guerra di Vienna scattata nel 1918, durante la Grande Guerra, si vede ritratta la piazza di Colbertaldo con alle spalle la chiesa e il campanile – fa notare Bordin – Quello di Colbertaldo era un campanile piccolino che emergeva poco dal tetto della chiesa, proprio per questo motivo i vidoresi chiamavano quelli da Colbertaldo “burci” perché venivano paragonati al piccolo campanile dalla conformazione di un “Burcio” (in italiano zangola)”.

Il “burcio”, o zangola, è uno strumento antico della tradizione che serviva per l’ottenimento del burro; è un contenitore di legno con un manico al suo interno che, tramite un movimento verticale, si sbatteva il latte per separarlo dalla sua parte grassa.

Antiche ricette e strumenti della tradizione erano i soprannomi che venivano dati ai cittadini di Vidor centro e alla frazione di Colbertaldo in un periodo storico in cui le differenze venivano sancite dalla struttura dei campanili, simboli di religione e di appartenenza, in una società che faceva ruotare la propria vita all’ombra delle torri campanarie.

(Fonte: Francesco Pastro © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Dario Bordin).
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