Addio a Barbara Ceotto, una vita per gli altri: “Fino alla fine esempio di coraggio e dignità”

Barbara Ceotto
Barbara Ceotto

Barbara Ceotto aveva compiuto gli anni soltanto qualche giorno fa, festeggiando in pizzeria con parenti e alcuni amici: aveva brindato ai suoi 45 anni di vita, gran parte dei quali trascorsi prendendosi cura degli altri.

Con la Caritas diocesana questa era diventata la sua missione quotidiana, che lei portava avanti con coraggio e ostinazione, sacrificando il proprio tempo libero per concentrarsi su un lavoro provante, sia dal punto di vista fisico che mentale.

Ma un’ombra buia la seguiva: una malattia debilitante e complessa, profonda e incurabile, con cui Barbara ha combattuto senza mai fuggire per oltre dieci anni. Alla fine, l’ombra se l’è portata via, ma il suo ricordo e il suo esempio rimarrà, indelebile, in chi l’ha conosciuta e amata.

Anni fa Barbara aveva collaborato con il Ceis di Belluno, con la Cooperativa Insieme si può, poi aveva deciso di dedicarsi alla Caritas diocesana, diretta da don Roberto Camillotti: aveva seguito alcuni progetti speciali sui richiedenti asilo e residenzialità, approcciandosi con gentilezza ma anche con decisione alle persone che andava ad aiutare.

La sua scomparsa sarebbe dovuta a una polmonite, che ha aggravato le sue fragili condizioni dovute a diagnosi multiple di malattie non comuni (prima un linfoma, poi la sindrome di Castleman e infine di Poems).

Barbara Ceotto con parenti e amici per i suoi 45 anni

Negli ultimi giorni così come in questi anni, per quanto il vortice della malattia tentasse di trascinarla a fondo, Barbara non è rimasta sola: oltre alla famiglia, si è presa cura di lei l’èquipe medico del primario Roberto Sciascia e prima, nei mesi precedenti, è stata sottoposta a varie terapie all’Ospedale oncologico di Aviano, al Ca’ Foncello di Treviso e a quello di Vittorio Veneto, alla clinica universitaria di Padova, diretta dal professor Fabrizio Vianello, e all’assistenza domiciliare integrata dell’Ulss2.

“Ha lottato con le unghie e con i denti, in modo sempre dignitoso e senza pesare sul prossimo. Ha sempre collaborato con medici e infermieri – spiega il fratello, Marco Ceotto – è stata un esempio di fiducia e determinazione nella scienza, senza mai stancarsi di ricercare e di sperimentare le terapie che le venivano proposte. Ma anche di dolcezza e umanità verso chi l’ha accompagnata nel percorso, a dimostrazione che sono sempre le persone a fare la differenza. La considero un esempio encomiabile di coraggio e dignità“.  

Oggi la piangono in tanti a Vittorio Veneto, dov’era nata – in località Sant’Andrea – il 17 gennaio 1979: il padre Francesco, i fratelli Marco e Giordano, la nipote Anna e gli amici più stretti e fedeli, Irene e Tarun. Ma gli stessi, tra le lacrime, la ricordano anche come un esempio di coraggio, dimostrati anche e soprattutto in questa decade di malattia.

“La sua determinazione nella cura alla fine si è tramutata in accettazione dei risultati raggiunti. Ha dato il massimo e di più. Ha meritato il suo giusto riposo – conclude il fratello Marco Ceotto, – Per rispetto della sua dignità, insieme ai medici, abbiamo escluso un accanimento terapeutico. Barbara ha trovato pace al suo sacrifico e al tempo stesso ha lasciato una lezione a tutti”.

Dalla Caritas e in particolare da don Andrea Forest arriva questo ricordo: “Siamo grati per il dono che Barbara è stata per tutti noi. Personalmente ho avuto modo di lavorare a fianco di Barbara soltanto per un anno, ma come tutti anch’io ho potuto apprezzare la sua disponibilità, la gentilezza, la tenerezza, l’immancabile sorriso che caratterizzavano il suo servizio. Un servizio davvero di carità, nel senso più nobile del termine. Siamo vicini a tutti i familiari in questo momento, e in particolare al papà Francesco, anch’egli volontario Caritas da lungo tempo”. 

Per chi volesse ricordare Barbara, il Santo Rosario si terrà domani, al Duomo di Serravalle, mentre il funerale è previsto lunedì prossimo, il 5 febbraio, alle 15.30. La cerimonia, sempre al Duomo, sarà celebrata da Andrea Forest, il direttore della Caritas diocesana.

(Foto: per gentile concessione della famiglia).
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