”Sospesi nel tempo”, un libro dedicato ai borghi della Val Lapisina intriso di storia, tradizioni, cultura e grandi valori del nostro territorio, è stato presentato sabato scorso 15 aprile nell’Auditorium di Banca Prealpi SanBiagio a Tarzo con uno spettacolo musical-teatrale.
Un romano che racconta la bellezza dei nostri boschi, casette in sassi e laghi tramite le storie di uomini e donne che vivono e hanno avuto la fortuna di vivere immersi nel nostro patrimonio naturale, artistico e culturale: Massimo Neri ha rievocato tutto questo in una raccolta di poesie intitolata “Sospesi nel tempo”.
Neri, medico ortopedico, è nato a Roma nel 1956. Dopo la laurea si è trasferito a Pordenone, dove lavora ormai da quasi 40 anni. Appassionato di poesia, iniziò a comporre sonetti nel 1986, rimanendo nell’àmbito ospedaliero. Nel 2012 diede inizio al filone storico della sua produzione di poesie in romanesco. Successivamente è passato alla lingua italiana concentrandosi su emozioni, descrizioni di ambienti, situazioni e sentimenti grazie anche alle interpretazioni di Enzo Samaritani e Maria Grazia Di Donato e alla partecipazione di prestigiosi Cori dell’Associazione Nazionale Alpini.
Quello di sabato è stato un bel momento di cultura, storia locale, poesia e canto organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini della Sezione di Vittorio Veneto con il contributo di Banca Prealpi SanBiagio, che ha visto una grande partecipazione.
“Sono qui in duplice veste perché ho avuto il piacere e l’onore di scrivere la prefazione alle poesie che sono raccolte in questo libro – ha affermato Antonella Uliana, assessore alla cultura del Comune di Vittorio Veneto -. Il borgo non ha bisogno di parole altisonanti per essere descritto. Questo testo sottolinea l’identità di un popolo con un linguaggio semplice, che arriva al cuore di tutti. Parole che non vanno alla ricerca della preziosità eppure sono preziose, perché rappresentano e sottolineano aspetti importantissimi. Nel momento in cui dovesse sparire una popolazione e rimanessero soltanto i testi poetici, sarebbe comunque possibile ricostruire la storia.
In questo libro viene accostata anche la foto del luogo, cogliendo degli aspetti minimi, dettagli come una porta rotta, una finestra che sta per cadere, una scala vecchia o una chiave arrugginita. Simboli, metafore dell’ineluttabilità del percorso dell’esistenza umana, della fragilità di un territorio. Massimo diventa il cantore dell’abbandono, di chi se n’è andato ma anche di chi ha il coraggio di fermarsi, rimanere, continuare a vivere in quei luoghi ricchi di cultura, tradizioni e leggende. Massimo con questo libro ci fa capire che la parola ha ancora diritto di esistere, pregna del suo significato”.
“Il tema del borgo e dell’identità è molto vicino anche a questa amministrazione – ha affermato l’assessore di Tarzo Michela Cesca -. Una foto o una poesia possono fermare un attimo, però l’identità si costruisce anche attraverso queste iniziative che gli alpini promuovono nuovamente: il loro non è solo un impegno materiale sul territorio, ma anche culturale”.
Dopo la presentazione è stato messo in scena uno spettacolo teatrale e musicale: Neri, con maestria e sentimento, ha recitato alcune poesie del libro in sinergia con Maria Grazia Di Donato ed Enzo Samaritani, intervallandole con le voci del Coro alpino “Col di Lana” diretto da Sabrina Carraro.
Tutti attenti nella sala gremita, nessuna parola è stata proferita durante l’esibizione. Svariati i cellulari portati in alto per riprendere il momento. Applausi calorosi da parte del pubblico hanno riempito le piccole pause tra le esibizioni. Tutti in piedi con la mano sul cuore quando ha concluso lo spettacolo l’esecuzione dell’Inno di Mameli.
“Giovedì sera eravamo a Vedelago, dove il nostro istituto sta sostenendo una serie di incontri con autori – ha detto Flavio Salvador, vicepresidente di Banca Prealpi SanBiagio e presidente di NoixNoi -. Il cosmonauta Nespoli ci ha fatto vedere delle foto dove si vedeva la terra: un francobollo dove le città erano agglomerati informi, senza la presenza dell’uomo. Con le fotografie di Massimo, invece, vediamo cose fatte dall’uomo, la testimonianza. In una società antropocentrica come la nostra ti viene da chiedere: “Quando parliamo di appartenenza, di che cosa parliamo?”. Abbiamo visto cose fatte dall’uomo ma oggi noi vediamo cose fatte da macchine. La tecnica sta cancellando l’uomo. Ringrazio quindi Massimo per la sua testimonianza perché ci fai sentire ancora uomini. Che cosa ci rimane? Le emozioni, i sentimenti e l’amore che abbiamo sentito nelle parole di Massimo e nelle musiche del coro”.
“Noi operiamo su un territorio vasto e abbiamo la possibilità di esporci anche attraverso queste opportunità, siamo grati e felici di questo – ha chiosato Francesco Introvigne, presidente della sezione Ana di Vittorio Veneto -. Quelli della mia età si sono ben visti in queste immagini: nella storia che ci ha preceduto, nei segni della nostra cultura e civiltà. Credo che siamo un po’ tutti “sospesi nel tempo”, e proprio per questo dobbiamo vivere nel miglior modo possibile”.
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