Giornata di festa a Vittorio Veneto per l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “In un luogo caro all’Italia che ha visto segnare la conclusione vittoriosa della Prima guerra mondiale sancendo il compimento dell’unità territoriale italiana, morale e spirituale all’aspirazione di una patria libera e indipendente. La stessa aspirazione che animò dopo un ventennio i volontari della Libertà in queste terre generose e martoriate del Veneto contro il nazifascismo con il suo carico di sangue, lutti e devastazioni e pagine straordinarie di sacrificio, eroismo e idealità che vanno ricordate e non rimosse. Festeggiare il 25 aprile significa celebrare il ritorno dell’Italia alla libertà e democrazia, nostra e delle future generazioni ”.
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E’ stato l’esordio di Mattarella in un teatro Da Ponte gremito, dopo essere passato tra ali di folla in piazza del Popolo e lungo via Martiri della Libertà, altro nome evocativo vittoriese. Il Presidente si è soffermato sulle parole che in precedenza gli aveva rivolto Francesca Meneghin, che fu staffetta partigiana, dando il giusto riconoscimento all’apporto e al valore delle donne. “Alla barbarie si poteva resistere in vari modi, con forza d’animo e coraggio perché ogni azione poteva comportare cattura, tortura e morte. Non poteva essere un esercito compatto a farlo, ma i partigiani, la Resistenza italiana e centinaia di migliaia di persone che fornivano aiuti. Nel tessuto sociale del Veneto la resistenza germogliò dal basso”.
Il Presidente ha quindi ricordato Don Faè, la sorella Giovanna che non tornò dal campo nazista, i capi partigiani Libero, Bianco, Pagnoca, che agirono in Cansiglio e con cui i nazisti negoziarono la resa. E la testimonianza accorata di Francesca Meneghin: “La ringrazio – ha detto Mattarella – per il suo intervento che ci ha coinvolto, per aver messo in luce il ruolo delle donne, per il suo coraggio. E nel Veneto furono staffette e combattenti, sulle quali la violenza fascista si è spesso scatenata brutalmente. Tra tutte ricordo Tina Anselmi con cui ho avuto l’onore di lavorare a stretto contatto”. Per concluder con: “Non esistono liberatori ma uomini che si sono liberati”.
In precedenza il governatore Luca Zaia aveva evidenziato che non è un caso che il presidente sia stato a Vittorio Veneto in questa commemorazione, figura centrale dalla prima alla seconda guerra mondiale: “Da noi signor Presidente la Liberazione arrivò dopo, e Vittorio Veneto è lotta partigiana con la nascita del Comitato di Liberazione nazionale, delle brigate Vittorio Veneto e 1.300 partigiani che combatterono in Cansiglio. Ma ricordiamo anche i 6 milioni di ebrei vittime delle leggi razziali, la peggior pagina della seconda guerra, che oggi è giusto vengano ricordati nella giornata della Liberazione. Queste celebrazioni insomma hanno un senso se si guarda al futuro, pensando ai nostri ragazzi, a quella vena negazionista che gira ancora in Internet. La festa della Liberazione non deve essere occasione di “battaglie” tra comunisti e fascisti. Molti di coloro che hanno fatto il partigiano poi si sono impegnati civilmente, proprio come Tina Anselmi che dopo la Resistenza vera, fece ancora Resistenza pacifica, in difesa delle filande, della condizione femminile. Fu il primo ministro donna nel 1976 che poi diede vita nel 1978 al sistema sanitario nazionale simbolo di civiltà. Se questo paese è civile, dove vengono ad esempio curati tutti i cittadini a prescindere da colore della pelle, di credo o scelte sentimentali, lo dobbiamo a lei”.
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“Ci onora la presenza del Presidente e ci riempie di orgoglio e gratitudine – ha detto il sindaco Roberto Tonon nel suo saluto – e la scelta di celebrare qui l’anniversario della Liberazione con la figura dello Stato più elevata in un tempo difficile alla ricerca di nuovi e saldi orizzonti di autenticità morale e partecipazione comunitaria, è stata indotta dalla densa valenza simbolica riassunta nella storia della nostra città, dalla sua nascita nel 1866, alla conclusione del primo conflitto mondiale che la vide protagonista nel novembre 1918, alla lotta di Liberazione e ai venti impetuosi di libertà e resistenza popolare, per la quale fu onorata della Medaglia d’oro al Valor della Resistenza per le gesta corali della gente. L’intera parabola del risorgimento trova in Vittorio Veneto uno scenario nobile e sincero in cui rappresentare il suo senso più profondo. E il presidente celebra la simbiosi tra la città e la nazione italiana”.
Il presidente Mattarella dopo un bagno di folla, di saluti tra la gente e bambini vittoriesi in via Martiri della Libertà, incamminandosi verso il centro, a sorpresa ma non troppo – il sindaco Tonon ci sperava – ha proseguito di circa 30 minuti la sua visita di due ore e mezza a Vittorio Veneto andando a visitare anche il Museo della Battaglia. Una visita breve ma molto apprezzata.
(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
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