Elezioni flop, addio ai Consigli di quartiere. Balliana attacca, Fasan replica: “Ora deciderà la giunta, ma il disinteresse verso questi organismi è lampante”

Niente quorum, i Consigli di quartiere della Città di Vittorio Veneto non saranno rinnovati: ed è subito polemica politica.

Sono impietosi i numeri relativi all’affluenza alle urne per il rinnovo degli organismi partecipativi: come si legge nel verbale delle operazioni di voto, “il 26 giugno alle ore 08.10 si sono svolte le operazioni di verifica dei votanti al fine di accertare il raggiungimento del quorum dell’8% in ogni quartiere come stabilito dall’articolo 8 del Regolamento”. Ebbene, in Val Lapisina il quorum era di 192 elettori ma si sono recati alle urne solo in 104; a Serravalle – Sant’Andrea quorum 186, votanti 113; in Centro quorum 237, votanti 109; a Costa – Meschio quorum 350, votanti 156; a Ceneda alta e bassa quorum 479, votanti 249. San Giacomo e Val dei Fiori non avevano raggiunto nemmeno il numero minimo di candidati.

“Constatato che nessun quartiere ha raggiunto il quorum dell’8%, le operazioni di voto vengono chiuse senza procedere allo spoglio delle schede” si legge ancora nel verbale. Appena firmato il quale è iniziata la polemica.

“La mancata elezione dei consigli dei quartieri è stata scientificamente pensata e ottenuta dalla Giunta Miatto e dalla sua maggioranza – tuona Mirella Balliana, consigliere comunale di Rinascita Civica -. Primo fattore: a dicembre dello scorso anno, la maggioranza in consiglio comunale approva un nuovo regolamento con l’introduzione del quorum, cioè il superamento dell’8% degli aventi diritto al voto per ciascun quartiere affinché la consultazione sia valida. Il quorum non è previsto in nessuna consultazione elettorale, tranne che nei referendum abrogativi. Però nella città di Vittorio Veneto, il sindaco Miatto e l’assessore Fasan hanno pensato bene di introdurlo. Secondo fattore: le elezioni sono state fissate nella terza settimana di giugno, quando molti cittadini lasciano la città soprattutto nel fine settimana. I consigli erano scaduti già nel dicembre 2021. Terzo fattore: la mancata pubblicità della consultazione. Tranne l’affissione di qualche manifesto, nulla è stato fatto da parte dell’Amministrazione per garantire la massima diffusione presso la cittadinanza dell’indizione delle elezioni. Il buon senso istituzionale richiedeva che alle famiglie venisse recapitata almeno una lettera informativa o un breve messaggio telefonico. Solo grazie ai candidati è stato fatto un parziale volantinaggio che ha contribuito ad ottenere il risultato del 4% degli aventi diritto. Da sempre sappiamo che i consigli di quartiere sono avversi all’idea di democrazia della Lega. Questa volta “lo schiaffo” dato dalla Lega è arrivato ancora più forte a tutti i vittoriesi, anche anziani, che nelle calde giornate di giugno sono saliti al terzo piano del Quadrilatero perché credono nella partecipazione democratica di tutti i cittadini all’attività politica, amministrativa, economica e sociale della comunità. Faremo di tutto affinché le energie spese dai candidati in queste settimane non siano disperse, ma anzi diano vita a soggetti di cittadinanza attiva“.

Di tono ben diverso la replica dell’assessore con delega ai quartieri, il leghista Bruno Fasan, che un po’ a sorpresa lascia aperto un piccolo spiraglio: “Deciderà la giunta cosa fare dei consigli di quartiere – afferma -, ma i dati sono quelli: ognuno può fare la riflessione che vuole, ma non si può non evidenziare che ovunque la percentuale di votanti è stata ampiamente inferiore al quorum. I vittoriesi non sono andati a votare per i consigli di quartiere, e allora perché dovremmo mantenere in vita qualcosa che non interessa ai nostri concittadini? Se i candidati non riescono a portare al voto nemmeno amici e familiari, se nemmeno il nonno va a votare il nipote, che ci posso fare io? Ripeto, la giunta deciderà il da farsi, ma c’è un regolamento e andrebbe rispettato”.

Fasan, che non dimentica di essere “nato politicamente proprio in questi consigli”, preannuncia che potrà rendersi disponibile a incontrare la cittadinanza nei quartieri e non nasconde che “questi organismi sono formativi per una classe di futuri amministratori, che lì spesso imparano a conoscere la macchina amministrativa. Ecco perché mi sarebbe piaciuto che la loro esperienza continuasse, ma non c’è stato un ricambio generazionale. La consigliere Balliana ci accusa di scarsa pubblicità? Mi assolvo da qualsiasi colpa: abbiamo prolungato il tempo per candidarsi e anche l’apertura delle urne, insomma abbiamo fatto il massimo e anche di più. Toccava ai candidati interessati fare proselitismo e campagna elettorale. Ora dico no a inutili diatribe e sì, invece, a una riflessione sul perché queste consultazioni non hanno funzionato”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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