Una città senza orientamento politico in cui tutti si possono sentire inclusi e a “casa” tra i quartieri della città: è questo il progetto di Luisa Camatta, candidata sindaca per la lista “Rete civica per Vittorio Veneto”.
Mamma e consulente d’immagine, Luisa non si definisce in nessun partito politico perché, come ha affermato oggi durante la prima uscita ufficiale, “se vogliamo essere l’amministrazione di tutti i vittoriesi, dobbiamo esserlo: puliti, senza filtri, siamo un canale sgombro anche a livello di colore e tifoserie varie. Fondamentale il rispetto delle idee di tutti, far star bene i nostri cittadini indistintamente dall’orientamento, dialogare con loro e capire concretamente cosa c’è da fare”.
Luisa è l’unica candidata civica autofinanziata in città e sarà appoggiata da una squadra formata da 16 candidati, 7 donne e 9 uomini, “memorie storiche di Vittorio Veneto con orientamenti politici e idee diverse”. Una lista nata, come spiega l’ex candidato sindaco civico Carlo Casagrande, “perché abbiamo preso atto che le proposte politiche erano sempre le stesse. Gli ultimi due sindaci non si sono ricandidati al secondo mandato, questa rinuncia dovrebbe farci riflettere. Abbiamo deciso, aggregando cittadini, di far nascere questa lista con una candidata nuova nella politica ma per le sue esperienze e conoscenze sociali ci ha dato fiducia. Una proposta nuova con una candidata donna: sarebbe la prima volta che la città viene governata da una donna di un certo spessore”.
“Sono nata a Vittorio Veneto e, dopo essermi trasferita a Conegliano e aver fondato lì il mio studio, un paio di anni fa ho deciso di tornare con la mia famiglia e spostare qui la mia attività – ha spiegato Luisa Camatta oggi in Area Fenderl -. È stata una sfida personale trasferirmi ma l’abbiamo scelta perché ci siamo innamorati di questa città: la sua qualità dell’aria, dell’acqua, la natura circostante e sono tante le opportunità che può offrire.
Camminando lungo il fiume Meschio io e la mia famiglia siamo stati colpiti da una casa dove era successa una tragedia che ha segnato profondamente Vittorio Veneto: la morte di un bambino, Moreno, che oggi avrebbe la mia età. In suo ricordo c’è un ceppo con la sua fotografia in cui tanti si fermano e pregano – continua -. Quella casa ora è la nostra e, quando siamo entrati, c’era ancora la culla di Moreno, segno del dolore ma anche della fedeltà del ricordo.
Osservando tutto questo ho capito un po’ di più la gente di Vittorio Veneto: fedeli alla propria storia con una profondità di pensiero e sentimento. Con il restauro abbiamo conosciuto i lavoratori e siamo diventati amici di tutti, una cosa che non mi era mai capitata – aggiunge -. Abbiamo sentito l’esigenza di ricambiare raccogliendo i rifiuti lungo il fiume e le persone mi ringraziavano e mi facevano complimenti: è fondamentale iniziare dalle piccole cose, curare quello che già esiste, capire le persone, conoscere il tessuto sociale perché è un veicolo di socializzazione importante. Non lamentiamoci delle cartacce per terra o delle persone che si drogano vicino alla pista d’atletica, parliamoci e capiamo chi c’è di fronte per risolvere il problema, cerchiamo di capire la loro storia e perché si comportano così.
Non mi era mai passato per la testa di fare politica perché sembra altro rispetto alla vita, sembra che devi vendere l’anima ma non dovrebbe essere così: è la città in cui vivi e le persone che incontri – continua Luisa -. ‘Sarò in grado di farlo?’ mi sono chiesta. C’è tanto da imparare e approfondire, un sacco di persone da conoscere, associazioni, categorie e quartieri, però quanto è bello occuparsi della propria città e comunità, è una forma di onore e grande responsabilità. La bellezza del nostro gruppo è che siamo piccoli, autofinanziati, e facciamo come faremo a casa nostra: chiederemo ai cittadini cosa vogliano e rimuoveremo gli ostacoli per fargli fare di più e meglio di prima.
Il punto dolente sono i finanziamenti: se cominciamo ad essere polo di attrazione per l’esterno arriveranno investimenti e sono importanti anche le alleanze pubblico-privato. Se gli uffici sono oberati, bisogna prendere una persona che faccia solo quello e bene. Servono idee sane, chiare, realizzabili e semplici che attirino persone che partecipano alla città: perché non c’è un tabellone organizzato? Un calendario di tutte le attività in tutti i quartieri sarebbe un modo semplice per prendersi cura dei cittadini. Se si parla con la gente le soluzioni escono e se metti delle buone basi, anche oltre ad un mandato a prescindere da chi sale dopo, i progetti verranno portati a termine” ha concluso Camatta.
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