Come si diventa astronauti? E che stile di vita si ha quando si lavora nello spazio? Come sarà la vita su Marte?
A questi e ad altri quesiti ha risposto ieri Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e ricercatore al Cnr, noto per aver partecipato a due missioni Nasa a bordo dello Space Shuttle. Nel 2001 fu il primo astronauta europeo a visitare la Stazione spaziale internazionale.
La sua passione per lo spazio iniziò fin da giovanissimo, proseguendo poi con gli studi in Astrofisica: “Ho fatto e studiato la cosa più vicina allo spazio – ha ammesso -. Per diventare astronauta, bisogna passare una selezione, frequentare 2-3 anni di una scuola specifica e poi superare gli esami. Io sono stato 10 anni a Houston e ho fatto due voli: questo vi dà un po’ l’idea di come funzioni”.
Un ospite di eccezione, quindi, per la rassegna “C’è spazio per tutti. Incontri ravvicinati del centro estivo” (il primo festival rivolto ai bimbi e alle bimbe del centro estivo vittoriese) che ha avuto appuntamento ieri sera, giovedì 20 luglio, al Palafenderl, nell’omonima area di Vittorio Veneto: una rassegna allo scopo di “avvicinare i bambini alle proprie potenzialità”, lontano da tablet e cellulari.
L’iniziativa è stata ideata e organizzata da I Am, con il patrocinio del Comune di Vittorio Veneto e dell’assessorato alle Politiche scolastiche, con la collaborazione del gruppo di Astrofili di Vittorio Veneto e della Piattaforma Lago-Pro loco di Revine Lago, con il contributo di Tecnosystemi spa.
Quest’anno il tema del festival è stato “un’estate spaziale”, e la data non è stata decisa a caso, in quanto risale al 20 luglio 1969 la data della missione dell’Apollo 11, con lo sbarco sulla Luna degli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin.
“Per tutta la città è un onore avere qui un simile ospite – ha affermato Antonella Caldart, assessore con delega alle Politiche scolastiche e giovanili -. Vorrei quindi sottolineare l’importanza di quest’azione (del festival, ndr), in termini di welfare di comunità”. Orgoglio che è stato espresso anche da Silvano Tocchet, in rappresentanza del gruppo vittoriese degli Astrofili che, al termine dell’incontro, ha donato un ricordo della serata all’astronauta.
I racconti dallo spazio
Guidoni ha iniziato il proprio racconto narrando l’esperienza del primo volo del 1996 e del successivo nel 2001: “Il film Armageddon è tutta una finzione” ha chiarito fin dall’inizio, di fronte a una platea di bimbi e genitori, passando poi a illustrare le modalità di vita all’interno di una navicella spaziale, come ad esempio il funzionamento delle scatole per il razionamento di cibo e d’acqua, le difficoltà legate all’atto di cucinare o di fare del movimento (“c’è un tapis roulant, montato alla parete” ha raccontato). E anche l’uso della tuta spaziale contro le radiazioni, tale da creare un ambiente pressurizzato, una vera e propria “bolla di pressione e di ossigeno” che “protegge dagli sbalzi di temperatura”. Per dormire, invece, si deve utilizzare un sacco a pelo attaccato alla parete, che “tiene al caldo e protegge dalle oscillazioni” (“è come dormire su una nuvola, fare degli addestramenti in piscina è l’ultimo modo per simulare l’assenza di peso” ha affermato l’astronauta).
Il tutto corredato da immagini fatte dello spazio, illustrate dall’astronauta per accompagnare la propria narrazione. “Galleggiare è una cosa che non si può riprodurre sulla terra e, quindi, quello nella navicella spaziale è un ambiente ideale per fare degli esperimenti: fluttuare significa sentirsi liberi dalle tre dimensioni, non avere nessun vincolo e questo è un problema nel fare le cose di tutti i giorni. Nel tempo si diventa davvero bravi a volare – ha continuato l’astronauta -. Più che di passeggiate spaziali, si deve parlare di alpinismo, essendo gli astronauti legati. Quando si ritorna sulla Terra si possono avere dei problemi a camminare: se si è stati sullo spazio per due settimane, si riesce a malapena a stare in piedi. Chi, invece, deve starci 6 mesi, non riesce poi a sollevare neppure un piede: deve essere portato di peso in ospedale, dove viene fatta una terapia riabilitativa”.
“Dall’alto si vedono il mondo e i fenomeni non naturali, – ha affermato Guidoni – come ad esempio la Cina coperta da smog e gli incendi. Ho trovato impressionante la luce che è tutta concentrata lungo il Nilo. Il cielo è una pellicola invisibile, una tuta spaziale del nostro pianeta, che ci protegge dalle condizioni invisibili dello spazio”.
La conquista di Marte
Allo stato attuale, cosa ci aspetta per il futuro? Guidoni ha spiegato che sulla Luna sarà lanciata una capsula, ovvero “un veicolo lanciato come un razzo”, “in grado di funzionare da solo”, che conterà su un nuovo sistema di atterraggio, dotato di airbag, per poter così atterrare sulla Terra. Le prime basi sulla Luna saranno da costruire sottoterra, protette dalla regolite lunare. Nel frattempo, sono in corso altri progetti per “permettere alle persone senza particolare esperienza di andare sullo spazio”.
“Verrà costruita una base sulla Luna, munita di robot: il pianeta verrà esplorato dagli astronauti per una settimana. Questo fino a quando costruiremo delle basi, per vivere ed esplorare. Oggi torniamo sulla Luna in maniera completamente diversa e ora può diventare anche un elemento economico importante: la Luna è stato un obiettivo limitato nel tempo e una sfida, che hanno vinto gli Americani – ha proseguito -, ma il vero obiettivo è Marte, dove c’è un po’ di atmosfera, ma non abbastanza per vivere senza tuta”.
“Appena iniziata l’esplorazione, il viaggio di Marte sarà un tassello importante, perché consentirà la nascita di una società, con esseri umani che non torneranno più sulla Terra – ha spiegato -. Sembra fantascienza, ma è il futuro dei prossimi 20-30 anni“.
Uno scenario che oggi facciamo fatica solo a immaginare ma che, secondo l’astronauta, per i giovanissimi diventerà in futuro una vera e propria realtà, motivo per cui devono essere sfatati i luoghi comuni. “Marte può essere stata abitata in passato da forme di vita, di certo non alieni – ha continuato -. Ora il nostro intento è quello di trovare delle tracce di queste forme di vita rimaste sottotraccia, risalenti a millenni fa. Su Marte ci sono acqua e terreno: si deve capire come far crescere le coltivazioni e attualmente non abbiamo tutte le risposte. Ciò che è certo è che il cibo dovrà essere prodotto su Marte, non potremo portarlo tutto dalla Terra. I primi abitanti dovranno inizialmente vivere sottoterra, per ripararsi dalle radiazioni – ha aggiunto -. Poi dovranno essere create delle cupole, dentro le quali saranno costruite delle vere e proprie città“.
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