“In vinculis caritatis”: una mostra d’arte a 80 anni dalla morte del vescovo Beccegato

Inaugurata la mostra “In vinculis caritatis” a Vittorio Veneto

Inaugurata oggi una mostra in ricordo di monsignor Eugenio Beccegatovescovo di Vittorio Veneto dal 1917 al 1943, quindi a cavallo tra due Guerre mondiali.

Intervista a don Mirco Miotto – Video a cura di Arianna Ceschin

L’iniziativa si è svolta al castello vescovile “San Martino” di Vittorio Veneto, dove sono state esposte nella corte esterna e nel giardino interno le opere realizzate per l’occasione da Valentino Moro, artista artigiano originario di Col San Martino, con lo studio a Miane.

Intervista all’artista Valentino Moro – Video a cura di Arianna Ceschin

La mostra, dal titolo “In vinculis caritatis”, vede il patrocinio dell’istituto “Beato Toniolo. Le vie dei Santi” di Pieve di Soligo, oggi rappresentato da Marco Zabotti. Presenti Luciano Fregonese e Mario Collet, rispettivamente sindaci di Valdobbiadene e Follina, il vicesindaco di Cordignano Carlo Baggio assieme a rappresentanti dell’associazionismo locale che hanno assistito, con il vescovo Corrado Pizziolo, alla presentazione della mostra da parte di don Mirco Miotto (delegato vescovile ai beni culturali e cerimoniere del vescovo), dell’artista e di Lorena Gava.

“Ricordiamo una figura importante, un uomo di pace, – il commento del vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo – Seppe ricostruire i rapporti logorati dopo la Prima guerra mondiale. Fu un uomo molto pratico, una bella figura stimata da papa Pio X. Questo è un modo per onorarlo degnamente”.

Nato a Fossalta Padovana nel 1862 e ordinato presbitero nel 1886, monsignor Beccegato morì a Vittorio Veneto il 17 novembre 1943. Fondò l’orfanotrofio maschile, il Collegio Dante e il Collegio Balbi, ebbe “un occhio di riguardo verso i percorsi di sacerdozio e del seminario”. Dopo il 1936 si adoperò molto per l’abbellimento delle chiese, a partire dal castello di vescovile, dimostrando di essere “una persona che visse appieno il suo essere uomo e uomo di fede”.

Le opere di Moro (già autore di una scultura in ferro in memoria delle vittime del Vajont) simboleggiano il rinnovo a partire dal materiale di scarto e raffigurano, secondo modalità diverse, le figure dell’albero e della vite, intrecciate a quella della croce, “simbolo di resurrezione e di ascesa verso l’alto”. 

L’albero, quindi, come messaggio di resistenza e di resilienza, di speranza e di aspirazione verso l’alto. “So parlare con le mani, il mio lavoro è di fatica, con cui si possono raggiungere grandi soddisfazioni”, ha affermato Moro.

La mostra sarà aperta fino al pomeriggio di domani, domenica 19 novembre, mentre le sculture resteranno in loco fino a Natale.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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