Inaugurata la mostra “Il segno” di Luigi Marcon: “Incisore di emozioni uomo-natura”

Inaugurata a Vittorio Veneto la mostra “Il segno” di Luigi Marcon

L’ambiente vittoriese e il paesaggio veneto con gli occhi di Luigi Marcon: è stata inaugurata ieri, sabato 17 febbraio, alla Galleria civica “Vittorio Emanuele II” di Vittorio Veneto, la mostra “Il segno”, dedicata ad uno dei più grandi artisti vittoriesi recentemente scomparso.

“Il titolo della mostra vuole includere il segno delle sue opere e quello che ha lasciato in tutta la comunità – ha spiegato Francesca Costaperaria, conservatore dei Musei Civici di Vittorio Veneto e curatrice della mostra -. Abbiamo fatto una scelta delle sue opere, includendo quelle che raffigurano paesaggi veneti e soprattutto vittoriesi.

All’interno della mostra è presente anche un francobollo emesso nel 2004, in Germania, per il quale era stata scelta un’incisione a colori; un’opera che rappresenta la stima e l’affetto che Luigi aveva anche all’estero.

Inoltre – continua – ci sono alcuni materiali che possono far capire la tecnica, la grande capacità e abilità che Luigi aveva: una lastra biffata con a fianco la relativa stampa e un torchio a stella portatile. Sarà possibile anche ascoltare direttamente dalla voce di Luigi il racconto su come è diventato incisore. Un video tratto da un’intervista del 2017 nella ‘Saletta della grafica'”.

La mostra sarà visitabile fino a domenica 5 maggio nell’orario di apertura al pubblico della Galleria Civica (venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 12 e dalle 15 alle 17, o su prenotazione).

Luigi Marcon 

Incisore e pittore, apprende l’arte calcografica a Venezia, prima all’Istituto d’Arte con Carlo Dalla Zorza, poi al Centro Internazionale della Grafica con Riccardo Licata. Dal 1960 partecipa ad importanti rassegne di grafica nazionali ed internazionali, conseguendo premi e riconoscimenti; allestisce innumerevoli mostre personali in Italia e all’estero.

Nella sua attività di incisore ha realizzato oltre 4500 matrici, eseguendone personalmente la stampa con torchio a stella. Numerose sono dedicate alla Germania; tra queste, l’incisione a colori della città di Landshut scelta dal Ministero della Repubblica Federale Tedesca per il francobollo nazionale commemorativo “800 Jahre Landshut” emesso nel 2004.

Per molti anni si è dedicato anche all’insegnamento della calcografia, in particolare presso il laboratorio in via Manin a Vittorio Veneto, conosciuto come la “Saletta della Grafica”, dove si sono formati numerosi suoi allievi. Questo è il segno, non appariscente ma ancora più profondo, che Luigi Marcon ha lasciato. Le tecniche calcografiche utilizzate da Luigi Marcon sono principalmente l’acquaforte-acquatinta e la vernice molle-acquatinta.

“Nel 1980 iniziano i corsi di Luigi Marcon nella “Saletta della grafica” e io ho avuto il piacere di partecipare – testimonia Roberto -. Tanti sono stati gli artisti di fama internazionale che sono passati nella Saletta, un cenacolo di artisti che per noi ‘pivelli’ era un’occasione confronto importante e uno scambio appassionante. Luigi era un pittore nella incisione: la sua tecnica la riconosciamo da oltre un chilometro. Lo ricordo soprattutto per la sua maniacalità: dovevamo essere puliti, precisi. Era molto meticoloso e rigoroso. Inoltre ci diceva sempre di non farci influenzare dai suoi lavori, dovevamo usare la nostra creatività e testa. 

Non ci sarebbe stato tutto questo se Luigi non fosse stato disponibile, generoso, gentile, vigoroso e appassionato – aggiunge Roberto -. Il 24 dicembre dello scorso anno sono andato a trovarlo: ho aperto la porta della sua stanza e mi ha detto che stava benissimo. Abbiamo parlato per oltre un’ora di esperienze e tanto altro, tutto tranne che la sua malattia”. 

“La conoscenza è nata dalla furiosa della sua arte, un mondo che non conoscevo fino al 1982, anno del mio primo corso con Luigi – racconta un’ulteriore testimonianza -. Mi appassionai anche grazie ai suoi incoraggiamenti e divenni assistente, un ruolo che mi permise di fare tante esperienze, scambi culturali e artistici, sperimentare nuove tecniche in Italia e all’estero. Luigi era una figura semplice, austera e tormentata: lo salvava il grande amore per la montagna e per il creato. Un maestro in pubblico e un amico nel privato con il quale scambiare idee e consigli di vita. Negli ultimi anni ci siamo sentiti al telefono, anche l’ultima volta mi ha detto ‘ciao’ come se dovesse partire per una bella passeggiata sotto un cielo sereno”.

Antonella Uliana: “Il sentimento della natura”

Dopo i ringraziamenti a chi ha aiutato nell’organizzazione e nell’allestimento della mostra e il saluto del vescovo Corrado Pizziolo, è intervenuta Antonella Uliana, assessore alla Cultura di Vittorio Veneto, la quale ha illustrato ed elogiato la figura di Luigi Marcon, dando luce al significato che si cela dietro alle opere dell’artista.

“Profondamente voluta dalla città, questa è una mostra emozionante, che mostra il rapporto profondo tra l’artista e la sua terra – ha spiegato Uliana -. Quel paesaggio lo riviviamo attraverso i suoi occhi, animato dal vento e illuminato dalla sua luce. La abbiamo allestita all’interno della Galleria civica perché è una mostra che vuole dialogare con la mostra premente: qui ci sono i maestri di Luigi e i grandi del Rinascimento Veneto che hanno fatto della loro ricerca espressiva, la volontà di portare avanti quel rapporto di unione e armonica tra uomo e natura; Marcon è un’artista decisamente Veneto: interpreta il paesaggio alla luce di questa poetica.

Tra i tanti critici che hanno scritto di lui – prosegue – c’è chi ha colto il significato delle incisioni Paolo Rizzi: ‘Marcon è un incisore impressionista, interpreta la sensibilità dell’impressionismo per la sua volontà di interpretare la vibrazione atmosferica, il cambiamento della luce, immagini che compaiono e scompaiono’. Le sue incisioni mantengono la mediatizza espressiva del momento. Di fronte alle sue incisioni in bianco e nero, noi percepiamo il colore: quella linea che si dispone come un filo di seta, hanno delle vibrazioni cromatiche. Un’ artista incisore di impressioni ed emozioni che comunicano il sentimento nostro e della natura. Linee che riescono a interpretare, con grande vivacità, l’amore profondo verso la sua terra”.  

Dagli inizi degli anni ’60, quando Luigi Marcon comincia il lavoro calcografico, si dedica a questo nobilissimo e antico settore dell’arte con la costanza di chi è animato da grande passione e crede profondamente nei risultati conseguibili mediante l’impiego della punta d’acciaio. 

Dimostra di essere un incisore innamorato della sua professione, di quel processo lungo e segreto, per certi aspetti quasi alchemico, che accompagna da sempre la preparazione di una lastra e poi la stampa sul foglio. E le sue opere esprimono così quella autorevolezza tecnicatematica e stilistica che solo un lavoro assiduo e un’autentica ispirazione creativa permettono di raggiungere. Dedizione per la pratica incisoria quindi ma anche contemplazione emozionata della natura nella quale trova compiuta sintesi la sua personale concezione estetica ed etica.

Le radici venete di Luigi Marcon emergono nelle ariose vedute della campagna trevigiana, nelle poetiche immagini delle colline asolane, dei corsi d’acqua, delle valli ombrose e dei declivi assolati. Attraverso un segno puntuale ed elegante e mediante raffinate tramature chiaroscurali descrive la bellezza di un territorio intimamente compreso e vissuto. 

In questo ambiente vive l’uomo. La sua presenza è testimoniata da fienili, castelli e cascine, capanni e casolari, piccoli borghi o chiesette di montagna che definiscono spazi quieti e silenziosi, strappati allo scorrere del tempo e della storia e consegnati alla sedimentazione della memoria. Lastra dopo lastra prendono forma, come nella spontaneità e immediatezza di un diario, visioni incantate che fermano emozioni, sensazioni e ricordi. 

La sua attenzione per le vibrazioni luminose e gli effetti di contrasto ombra/luce evidenziano le radici culturali di un linguaggio che attinge alla sua regione d’origine, il Veneto di Cima da Conegliano, Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Tiepolo. È con questi grandi maestri infatti che il paesaggio diventa parte fondamentale della rappresentazione, luogo di armonia in cui uomo e natura si trovano spontaneamente a convivere. 

Il colore della grande pittura veneta viene da Marcon evocato tramite la modulazione della luce, l’addensarsi delle ombre, le velature, i riflessi, le densità di incisioni che esprimono pienamente l’amore per la sua terra. Luigi Marcon aderisce pienamente alla realtà. 

Le sue creazioni sonovedute emozionate, testimonianza di una condizione di empatia tra l’uomo e le cose, espressione di un naturalismo che non si limita a fissare l’apparenza ma ferma in immagini di grande intensità poetica il sentimento della natura.

(Foto: Qdpnews.it ©️riproduzione riservata).
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