Incidente tecnico alla messa di mezzanotte, il vescovo Pizziolo “salta” la celebrazione: “Confidate nella presenza fedele e misericordiosa di Dio”

Un applauso di grande affetto ha accompagnato le parole finali del vescovo Corrado Pizziolo, che dall’ambone della Cattedrale di Vittorio Veneto al termine della messa della mattina di Natale di ieri domenica 25, si è scusato per la sua assenza alla veglia della mezzanotte, balzata in queste ore agli onori della cronaca.

Che cosa era successo? “È capitato che – ha raccontato monsignor Pizziolo, come si evince dalla registrazione online de La Tenda Tv -, essendo la messa alle 24, alle nove (di sera, ndr) mi siedo sulla poltrona e metto la sveglia, perché sarei dovuto andare anche a portare gli auguri alla comunità ucraina”: impostata nelle sue intenzioni “alle 22.50”, ma per errore “alle 10.50” della mattina successiva. La sveglia dunque non è suonata e al suo posto ha celebrato la messa don Mirco Miotto, cerimoniere vescovile e delegato dell’Ufficio Liturgico e incaricato per quello dell’Arte Sacra.

Nella tarda serata della vigilia, “Ad un certo punto sento bussare alla porta – ha proseguito -: era don Graziano (De Nardo, arciprete della Cattedrale, ndr)”, evidentemente preoccupato per la sua salute, che già aveva allertato dei collaboratori. “Devo anche ringraziare don Mirco (Miotto, ndr) – ha concluso -, che mi ha supplito e ha celebrato la messa di mezzanotte”. Lo stesso don Mirco, all’inizio della messa, aveva parlato di un “inconveniente tecnico” per giustificare quello che in quei momenti aveva generato una certa preoccupazione.

Denso di umanità e freschezza il racconto di Pizziolo, che ha suscitato la comprensione e la simpatia dei fedeli che gremivano la Cattedrale: vescovo, dunque, “assolto”, ma il giorno di Natale non poteva essere altrimenti!

Nel suo messaggio per il Natale ai fedeli della diocesi vittoriese, Pizziolo ha ricordato che “il Natale di quest’anno ci raggiunge in un contesto sociale e culturale non particolarmente luminoso e rasserenato. ‘Malinconici e spaventati’, così, pochi giorni fa, il rapporto Censis (che di solito non sbaglia di molto la lettura della situazione nazionale) ha descritto noi italiani. Ma anche senza impegnative inchieste è facile percepire la fatica di vivere che caratterizza questo momento. Una fatica legata a varie emergenze: quella della pandemia che continua a condizionare la nostra vita, quella della guerra che non accenna a finire, quella della crisi economica ed energetica che spaventa un po’ tutti”.

“Mi viene da pensare – ha proseguito Pizziolo – che anche Giuseppe e Maria, in quella notte lontana, fossero spaventati. Non è da meravigliarsi che lo fossero, dal momento che l’evento a lungo aspettato stava per compiersi nel modo meno favorevole: ‘Non c’era posto per loro nell’alloggio’. Eppure Maria e Giuseppe non cedettero allo spavento, ma continuarono a confidare nella promessa del Signore: ‘Non temere, Maria! Non temere. Giuseppe!’ E questa loro fiducia confidente trasformò un evento che poteva essere solo tragico, in un momento di luce e di speranza per l’intera umanità: ‘Pace in terra agli uomini amati dal Signore!’.

Non ci fu nessun cataclisma o nessun intervento straordinario che segnasse quell’evento, a parte il canto gioioso degli Angeli che però, da quanto risulta dai Vangeli, fu visto e udito soltanto dei pastori. E tuttavia nella sorprendente umiltà e piccolezza di quell’evento, ebbe inizio la storia della redenzione e cioè del farsi vicino a noi da parte di Dio con il suo amore fedele e misericordioso.

In quel bambino ci è offerto il dono della pace con Dio e la possibilità di stabilire la pace fra noi uomini. È proprio questa la ragione della serena letizia di Maria e di Giuseppe in quella notte santa e anche in seguito, quando dovettero affrontare persecuzione ed esilio a motivo di quel figlio donato loro da Dio.

Anche per noi il modo di affrontare e gestire malinconia e paure, deve essere quello dei genitori di Gesù. Non si tratta di negare che i motivi per essere malinconici o spaventati realmente esistano. Esistono, eccome! E tuttavia c’è un modo per non rimanerne sopraffatti: quello di continuare, con costanza perseverante, a confidare nella presenza fedele e misericordiosa del nostro Dio.

‘Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!’ Così la liturgia ci ha parlato qualche domenica fa, e così deve essere la vita del cristiano: non caratterizzata da una gioia superficiale e chiassosa, ma rallegrata e fortificata dalla certezza che mai il Signore viene meno alla sua presenza fedele e salvifica. Vicino a ciascuno di noi e a tutta l’umanità.

Cari fratelli e sorelle – ha concluso il vescovo -, l’augurio che vi rivolgo è di trovare, ancora una volta, nella promessa contenuta nella parola di Dio ragioni e motivi di fiduciosa speranza: ne abbiamo bisogno tutti e ne ha bisogno il mondo in cui noi viviamo”.

(Foto: La Tenda Tv).
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