Omicidio Dall’Ava, terza perizia su Cuccato: “Quella sera la sua capacità di intendere e volere era grandemente scemata”. Lunedì la sentenza

Quando ha ucciso Luciano Dall’Ava, la capacità di intendere e volere di Giovanni Maria Cuccato era “grandemente scemata a causa del disturbo schizzo – affettivo dal quale è affetto”.

Queste le conclusioni del perito, lo psichiatra Alberto Kirn, nominato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Treviso Angelo Mascolo nel processo che vede l’operaio 45enne accusato di omicidio volontario, lesioni aggravate, violenza privata e di aver portato fuori casa il coltello con il quale ha ucciso il pensionato 72enne di Colle Umberto.

Il processo, che si celebra con rito abbreviato, è arrivato alle battute finali dopo quasi due anni dalla sera del 12 dicembre 2020, quando Dall’Ava venne ucciso a coltellate in piazza Fiume a San Giacomo di Veglia mentre era in compagnia di una 39enne nigeriana con la quale l’imputato aveva una relazione.

Lo psichiatra nominato dal giudice ha anche concluso che Cuccato è capace di stare in giudizio ma è da ritenersi socialmente pericoloso, con una propensione ad atti di autolesionismo, motivo per il quale il carcere non è il luogo idoneo per lui ma è necessaria una “casa di cura e custodia”.

Conclusioni condivise anche dal consulente della Procura, la psichiatra Ilaria Rossetto, nominata dal pubblico ministero Giulio Caprarola per partecipare alle operazioni peritali.

Si tratta della terza perizia psichiatrica alla quale Cuccato è stato sottoposto, disposta dal tribunale dopo i risultati diametralmente opposti ai quali erano giunti il primo consulente della Procura, lo psichiatra Carlo Schenardi, che aveva escluso per il 45enne l’incapacità di intendere e di volere, e quella della difesa, rappresentata dall’avvocato Cristiana Polesel e affidata allo psichiatra Tiziano Meneghel che aveva invece ritenuto il 45enne incapace di intendere e di volere a causa della patologia psichiatrica per la quale era in cura.

Quella sera Cuccato, dopo aver sorpreso la vittima in auto con la donna alla quale sarebbe stato legato, si sarebbe avventato brandendo un coltello prima sulla donna, cercando di farla scendere dall’auto. La quarantenne aveva provato a difendersi rimanendo ferita ma riuscendo a fuggire.

Per Dall’Ava invece non c’era stato scampo, Cuccato lo aveva colpito con una decina di fendenti uccidendolo. I figli del pensionato Federica e Domenico Dall’Ava, assistiti dall’avvocato Enrico D’Orazio, si sono costituiti parte civile chiedendo un risarcimento di 300 mila euro. Si torna in aula lunedì per la sentenza.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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