Anticamente la Statale 51 d’Alemagna fu per il Veneto l’arteria principale di collegamento per le terre germaniche: nonostante i tempi siano cambiati, oggi possiamo dire che in un certo senso lo è ancora. Per raggiungere prima il Bellunese, poi le Dolomiti e oltre, le altre aree turistiche di montagna, il suo tratto che prosegue dall’uscita autostradale di Pian di Vedoia è ancora l’opzione migliore. Non che ve ne siano altre, ferrovia a parte ma solo fino a Calalzo di Cadore. In alta stagione, l’Alemagna è sinonimo di lunghe code, attese e lavori, ma c’è anche chi la guarda ancora con un amore-odio nostalgico, conoscendone oramai ogni dettaglio, esplorato viaggiando a passo d’uomo e guardando fuori dal finestrino.
Era così anche su un tratto molto più lungo della statale, quando le code si sviluppavano quasi fino a Conegliano, prima del 16 marzo 1973, quando sul tratto Vittorio Veneto – Ponte nelle Alpi calò l’ombra di un colosso: l’enorme viadotto dell’A27. Sotto l’autostrada, dove le auto scorrono oggi con agilità, giace pressoché dimenticato il tratto d’Alemagna che un tempo caratterizzava ogni viaggio in montagna, ancora attraversato dai soli residenti, dai veri appassionati delle due e delle quattro ruote, dagli autobus e dalle autocisterne trasportanti liquidi altamente inquinanti, poiché il viadotto autostradale non è dotato di una raccolta delle acque reflue.
L’efficienza nel raggiungere Belluno è innegabile, e sicuramente l’opera ha contribuito allo sviluppo della città e della parte più a nord della provincia. Sotto gli imponenti pilastri dell’A27 esistono tuttavia ancora quei piccoli borghi che oggi devono sopravvivere con la consapevolezza di non rappresentare più un punto di passaggio: i residenti devono convivere con una grande ombra grigia che sovrasta il loro cielo, ma alla quale ormai in effetti alcuni si sono abituati.
Fadalto, Borgo Faè, Nove, San Floriano: frazioni “nascoste” di Vittorio Veneto che tuttavia custodiscono caratteristici specchi d’acqua e cascatelle, come il Lago Morto e i Laghetti Blu, vari itinerari escursionistici, una ferrovia storica, con l’ex stazione di Nove, e anche alcune piccole attività, che con tenacia continuano a lavorare con i visitatori della valle. C’è anche chi, circondato da infrastrutture, non ha voluto lasciare la propria casa, come il signor Luciano, che troviamo a lavorare nell’orto. “Forse vorrebbero che me ne andassi. Ma questa è la mia casa: son nato qui e morirò qui”.
C’è poi chi ha deciso di tornarci proprio perché le lunghe code di un tempo hanno lasciato spazio a immacolati silenzi. “Non potrei chiedere di meglio – ci racconta il geometra Rolando Dalla Libera -qui c’è tranquillità, fa più caldo d’inverno e più fresco d’estate, ci sono bei sentieri e pochissimo traffico. Pensate, c’è un cervo che viene a mangiare ogni giorno nel mio giardino. Al viadotto ci si abitua”.
Visitiamo nel nostro viaggio anche i dintorni di quelle strutture ormai consumate dall’abbandono, che un tempo erano alberghi rinomati e ben recensiti dai visitatori che vi passavano la notte: l’Albergo Belvedere, per esempio, godeva di una veduta incredibile sulla Val Lapisina e chi ci viveva accanto racconta di come gli ospiti potevano danzare nella speciale pista da ballo che c’era davanti alla struttura.
Se l’unica speranza per la Val Lapisina sta nel ripensamento della sua attrattività dal punto di vista turistico o economico-industriale, per il prolungamento della A27, di cui si discute da diverso tempo, il futuro è un dilemma. Il progetto originale, ovvero quello di collegarla a Monaco di Baviera, aveva ipotizzato un possibile matrimonio con la A23. Il primo passo, però, sarebbe quello di collegarla al Centro Cadore, seguendo la traccia segnata dalla leggendaria ferrovia lì a fianco. Come insegnano la storia e la Val Lapisina nel suo insieme, però, ogni grande infrastruttura richiede “un sacrificio di terra”, che con coraggio dovranno valutare le comunità di oggi e di domani.
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Compare nel reportage la nuova BMW X1, messa a disposizione per un test drive dalla concessionaria Autotorino BMW MINI di Villorba (TV).
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