Storia del “Cenedese”, Giampaolo Zagonel: “Spesso i cattedratici non sanno trasmettere la passione per la cultura ma sono ottimista”

In un caldo pomeriggio di inizio estate abbiamo avuto il privilegio di conoscere uno dei massimi esperti della storia del “Cenedese”, il dottor Giampaolo Zagonel.

Nato nel 1939, Zagonel si è laureato in economia e commercio, svolgendo per tanti anni il ruolo di amministratore delegato di aziende industriali, ma non ha mai abbandonato la sua passione per gli studi letterari e per la bibliofilia, pubblicando decine di volumi.

Tra le sue grandi passioni possiamo annoverare Lorenzo Da Ponte: librettista, memorialista, poeta e puro avventuriero, nato proprio a Ceneda nel 1749, apprezzato e studiato ancora oggi in tutto il mondo per essere stato l’autore delle più celebri opere di Wolfgang Amadeus Mozart.

All’interno della ricca libreria dell’abitazione di Giampaolo Zagonel, nel caratteristico borgo di Serravalle, è iniziata una riflessione sul mondo degli accademici di oggi e di ieri e sulla difficoltà di trasmettere la passione per la cultura alle nuove generazioni.

Una delle principali difficoltà riscontrate dallo stesso Zagonel è l’incapacità dei cattedratici di comunicare il messaggio culturale, rimanendo chiusi nel loro orticello, accessibile a pochi eletti, con il rischio di disperdere un patrimonio conoscitivo che, se raccontato con gli strumenti tanto cari ai giovani di oggi, potrebbe rifiorire in un nuovo “Rinascimento del sapere”.

Tra libri rarissimi e ricordi preziosi, è iniziato il viaggio di Qdpnews.it alla scoperta delle radici di una pagina importante della storia dell’Alta Marca Trevigiana.

“Io ho avuto già dagli anni Ottanta un approccio con i cattedratici e con gli insegnanti delle università – ha spiegato Giampaolo Zagonel – Quando ero a Feltre allora c’era la prestigiosa Università dello Iulm con insegnanti che venivano da Venezia. Con loro abbiamo deciso di costituire l’associazione “Dino Buzzati” e nel 1989 abbiamo organizzato un convegno su di lui. Quindi ho cominciato a frequentare alla sera questi insegnanti e ho capito una cosa: entrare nel mondo dei cattedratici è molto difficile perché questi uomini di cultura si parlavano solo tra di loro, sia nei dibattiti che in tutto il resto, ma insomma, un po’ alla volta, si riesce ad entrare anche nei loro discorsi se si rendono conto che c’è una certa capacità culturale anche da parte di una persona che non è strettamente un accademico”.

“Quando sono venuto a Vittorio Veneto – prosegue Zagonel – mi sono decisamente occupato di Lorenzo Da Ponte e in città è stato organizzato più di un convegno su di lui, chiamando professori da tutta Italia. Abbiamo visto che c’era una certa difficoltà ad interloquire con questi uomini di cultura; forse oggi non è così ma dieci o venti anni fa lo era. Questo accadeva perché i professori di università, invece di avere come referente lo studente o il medio lettore, quello che vorrebbe appassionarsi, molte volte si parlavano solo fra di loro e anche nelle loro comunicazioni, nei discorsi e nelle relazioni, purtroppo, non sono stati capaci di allontanarsi da questa strada. Tutto ciò, negli anni successivi, è un po’cambiato ma c’è ancora questa tendenza a chiudersi in se stessi, a chiudersi dentro l’università mentre molte volte si dovrebbe avere la capacità o la volontà di seguire specialmente gli studenti più dotati, ma anche quelli meno dotati, per portarli ad un certo livello. Quindi questa difficoltà c’è e l’ho sempre vista”.

Quando ho cominciato a raccogliere materiale su Lorenzo Da Ponte – ha proseguito Zagonel – evidentemente ho ricercato gli studi che lo riguardavano ma anche del materiale originale pubblicato da lui. Per esempio, ho un volume stampato a Gorizia nel 1780 da Lorenzo Da Ponte: è un poemetto che si chiama “Il capriccio” e l’ho acquistato da un antiquario di Milano intorno al 1980. Possiedo libri rarissimi e le copie di questi libri esistono solo in due o tre biblioteche italiane. Tutto il materiale di Da Ponte è molto raro perché lui è uscito dal circuito letterario italiano quando aveva circa 40 anni. A circa 30 anni è andato a Vienna, poi è stato a Londra e negli Stati Uniti d’America. In Italia era uno sconosciuto e tutti i libri che lui ha stampato, a Gorizia ma poi i libretti a Vienna e tutta la sua produzione letteraria negli Stati Uniti, sono sicuramente arrivati in Italia ma, purtroppo, non esistono più nelle biblioteche”.

“Le “Memorie” di Lorenzo Da Ponte – aggiunge Zagonel – sono una delle massime rarità bibliografiche che custodisco nella mia libreria: sono un oggetto rarissimo che è stato stampato a New York in una prima edizione nel 1823-26 in 4 volumetti, e in una seconda edizione nel 1929-30 in tre volumetti. Già un’opera stampata in più anni e in più volumi è difficile da trovare integra dopo un secolo o due: o si trova il secondo volume o manca il primo e così via. Tutti i tre volumi integri in Italia si trovano in 4 o 5 biblioteche. Quindi, l’edizione che ho in casa l’ho avuta da un antiquario di Milano che me l’ha comprata ad un’asta a New York”.

Cinque anni fa – conclude Zagonel – ci siamo posti l’esigenza di avere una rivista del nostro territorio. Questo è un territorio che, da un punto di vista geografico e storico, ha un’unità particolare: è la cosiddetta “Sinistra Piave”, quella zona tra il Piave e il Livenza, una volta “Ducato di Ceneda” e poi diocesi di Vittorio Veneto, che nei secoli ha prodotto storia, arte, letteratura e musica. Abbiamo sentito la mancanza di una rivista e la spinta è venuta proprio dai giovani. Due giovani trentenni, infatti, hanno spinto per avere una rivista periodica annuale, di 200/300 pagine, che raccogliesse gli studi di questo territorio. Il nome di questa rivista è: “Archivio Storico Cenedese”. Questa pubblicazione ha tutti i canoni della scientificità perché gli articoli che vengono inseriti sono sottoposti a revisione anonima e, se la lettura da parte di questi studiosi della materia è positiva, il libro viene pubblicato, altrimenti o c’è una revisione o, addirittura, viene annullato tutto. Ho una visione ottimistica per il futuro della cultura di questi luoghi, forse perché sono sempre stato un ottimista nato”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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