Terapia intensiva, casa di comunità e il Pronto soccorso “che non si tocca”: Benazzi illustra l’ospedale del futuro

Francesco Benazzi, direttore generale dell’Ulss 2 (a sinistra) e il sindaco Antonio Miatto

Quale sarà il futuro dell’Ospedale di Vittorio Veneto? Durante la seduta consiliare monotematica di ieri martedì il direttore generale dell’Ulss 2 Marca trevigiana Francesco Benazzi e l’architetto Lucio D’Este, responsabile dell’ufficio tecnico dell’azienda sanitaria, hanno fatto il punto della situazione, illustrando i principali interventi dello scorso biennio e quelli futuri sul nosocomio di Costa.

Molte le notizie fornite ai consiglieri comunali, che sia dai banchi della minoranza che da quelli della maggioranza hanno nuovamente chiesto rassicurazioni sulla continuità dell’ospedale vittoriese come “generalista“, conservando e potenziando le eccellenze presenti e mantenendo l’erogazione di servizi di base, come ad esempio il Pronto soccorso, a un territorio per sua natura molto vasto.

D’altro canto, il numero uno dell’Ulss 2 non ha potuto che ribadire problemi presenti a un livello territoriale molto più ampio, ad esempio la grave carenza di ginecologi e le difficoltà a reperire medici per il servizio di continuità assistenziale (Guardia medica).

I principali interventi passati e futuri

Nell’ultimo biennio (2022-2023) è stato completato l’adeguamento sismico dell’ospedale (5,85 milioni di euro), prosegue l’ammodernamento delle camere di degenza al 7° piano con l’inserimento dei bagni in camera (250 mila euro), è stata ristrutturata l’area radiologica con una modifica del layout e la sostituzione dell’unità di trattamento dell’aria (490 mila euro) e, per quanto riguarda il magazzino farmaceutico, è stato riorganizzato lo stoccaggio e in programma c’è la distribuzione robotizzata. È stata eseguita la prima fase funzionale di riorganizzazione interna necessaria alla nuova attività con l’ammodernamento degli impianti e dell’unità di trattamento dell’aria (500 mila euro).

I principali interventi in programma nel 2024 sono, con i fondi Pnrr, già da dicembre 2023 l’inizio dei lavori per la realizzazione della Casa di Comunità nella sede del distretto sanitario (470 mila euro) e, con inizio dei lavori a giugno 2024, la ristrutturazione del 4° piano dell’ala B per la realizzazione di 6 posti letto per la terapia semi-intensiva (300 mila euro). Sempre nell’àmbito del Pnrr, con inizio dei lavori a dicembre 2023, sarà realizzato un nuovo ospedale di comunità al 3° piano con 23 posti letto (2 milioni di euro) e soprattutto la nuova terapia intensiva all’ospedale di Vittorio Veneto (4,2 milioni) con l’inizio dei lavori il prossimo marzo.

Ospedale di comunità

Il progetto consiste nella ristrutturazione edilizia e impiantistica di una porzione del terzo piano (950 metri quadrati) attraverso il riammodernamento degli ambienti con le nuove finiture edilizie e civili, il rifacimento completo degli impianti tecnologici, gli elevati standard alberghieri igienici e impiantistici, il rispetto della pianificazione sanitaria e dei requisiti della Legge regionale 22/2022.

Tecnicamente verranno rimosse e demolite le infrastrutture edilizie e impiantistiche interne con una rimodulazione degli spazi e la costruzione dei nuovi divisori, il rifacimento di pavimenti, rivestimenti e impianti e la sostituzione dei serramenti di facciata. Inoltre verranno rinforzate le strutture del solaio del piano per incrementare la rigidezza della struttura orizzontale attraverso la realizzazione di un’ulteriore cappa collaborante a basso spessore.

Verrà eseguito un impianto di climatizzazione con ventilconvettori e radiatori con lo smantellamento degli impianti esistenti. L’impianto di riscaldamento nei bagni sarà costituito da scaldasalviette tubolari. Tutti gli altri ambienti saranno dotati di un impianto di climatizzazione costituito da ventilconvettori e da aria primaria immessa ed estratta attraverso Unità di recupero calore. Sono previsti una nuova rete generale di alimentazione e distribuzione dell’energia elettrica; un impianto luce normale ed emergenza; un impianto di forza motrice; un impianto di chiamata; un impianto di trasmissione dati e rete cablata; un impianto di rivelazione incendio; un impianto di terra ed equipotenziale; un impianto orologi; un impianto EVAC; un impianto di chiamata con fonia; un impianto di ricezione programmi televisivi e un impianto video.

“All’interno delle Case di Comunità ci saranno gli infermieri di famiglia che dovranno supportare i medici di medicina generale nella gestione del paziente, dalla prevenzione fino alla presa in carico dell’Adi e garantire una serie di attività come la gestione del device – ha spiegato Benazzi -. A dicembre verranno sperimentati dei braccialetti per la gestione delle patologie croniche. Questi braccialetti possono fornire dei dati per quanto riguarda lo scompenso cardiaco, allerta per la bronchite cronica ostruttiva, per i pazienti diabetici e l’ipertensione arteriosa. L’ospedale di comunità è una forma intermedia dove la persona che ha fatto un percorso in fase acuta farà la riabilitazione. La casa di comunità è un distretto avanzato in cui troveremo il medico di famiglia a turni, gli specialisti e sarà fornita l’attrezzatura per fare una diagnosi di primo livello”.

Terapia intensiva

“Nel 2020, con il Decreto Legge 34, erano stati individuati 4 interventi per la terapia intensiva: due a Treviso, uno a Oderzo e uno a Vittorio Veneto – ha spiegato Benazzi -. Questi interventi sono partiti, è stato fatto uno studio di fattibilità, sono stati individuati dei progettisti e il raggruppamento di imprese. Per una serie di cose, ci sono state delle inadempienze a Treviso e Oderzo. In accordo con la Regione, prima di partire con gli interventi qui, abbiamo chiesto al Ministero della Salute di poter cambiare. La struttura commissariale non ha risposto, quindi, con la Regione, abbiamo deciso di aggiornare il progetto, aumentando la cifra”.

Sono diversi gli obiettivi che l’Ulss 2 si propone di raggiungere: l’inserimento di una nuova terapia intensiva con 4 posti letto open space con area consolle monitoraggio e un posto isolato, collegata al blocco operativo; ottenere dei collegamenti funzionali con i servizi ospedalieri; creare un reparto adatto a ospitare i pazienti Covid-19; avere degli elevati standard igienici e impiantistici e rispettare la pianificazione sanitaria dei requisiti della LR 22/22.

Il progetto prevede un ampliamento su due livelli fuori terra di circa 750 metri quadrati ciascuno. Sarà eseguito un adeguamento delle aree di lavoro per il personale, una stanza per i colloqui e attesa dei parenti, spogliatoi dedicati al personale, la creazione di percorsi differenziati e un collegamento diretto con il settore operativo. Al primo piano ci sarà un vano tecnologico con area impianti meccanici elettrici a servizio della terapia intensiva e una porzione al “grezzo avanzato” con a disposizione 390 metri quadrati per la realizzazione di ambulatori, studi medici o altro.

Pronto – e non Primo – soccorso”

Alcuni consiglieri hanno sollevato la questione del Pronto soccorso di Costa che, secondo alcune fonti, sarebbe destinato a diventare un punto di Primo soccorso. Il Pronto soccorso è l’intervento di emergenza operato da soccorritori specializzati e appartenenti al personale medico, che utilizza quindi tutte le tecniche medico–chirurgiche disponibili, compresi l’utilizzo di farmaci e interventi chirurgici veri e propri, nonché attrezzature specifiche. Il Primo soccorso è invece l’intervento operato da personale anche non medico opportunamente addestrato. Ovviamente tale intervento non può utilizzare farmaci e procedure chirurgiche.

“Il Pronto soccorso non si tocca – ha rassicurato Benazzi -. Le cooperative che fanno il servizio eseguono solo i trasporti secondari, come in altre città. Il Suem fa i trasporti primari (urgenza ed emergenza), le cooperative invece i trasporti dall’ospedale all’abitazione o casa di riposo oppure i codici cosiddetti inferiori o secondari”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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