“Egregio presidente del consiglio dei ministri, egregio presidente della regione, ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.
Inizia così la lettera che Michele Paludetti, presidente di Ascom Vittorio Veneto, nel primo giorno di “zona rossa” della città e di tutto il Veneto ha inviato a Mario Draghi e a Luca Zaia. Una missiva che intende dare evidenza alle nuove difficoltà, viste come delle ingiustizie, che investono quella parte del commercio costretta a tenere le serrande abbassate in queste settimane.
Paludetti è esasperato dalla situazione. Ed ha deciso di metterci la faccia per tutti i suoi associati. “Mi vergogno di scelte che non hanno nessun senso – sottolinea il presidente di Ascom Vittorio Veneto -. È tutto aperto, tranne il settore moda, le estetiste e le parrucchiere. Ennesimo lockdown per noi che, se non servirà a nulla per la lotta al Covid, porterà ad altri lockdown futuri di nuovo per noi. Basta prenderci in giro“.
Ad innervosire ancora di più Paludetti anche il fatto che i centri commerciali con i loro svariati negozi rimangono aperti. “È così – si chiede – che si dovrebbe sistemare la situazione Covid? È scandaloso“.
Al governatore Zaia e al premier Draghi il presidente dei commercianti chiede “un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda – scrive – seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione”, ma anche “un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze”.
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