Il Clinto è uno dei vitigni che è strettamente legato alle tradizioni del Veneto. Nasce dall’incrocio fatto senza innesto tra due piante di vite: la Vitis riparia e la Vitis labrusca.
È una varietà di vino rosso che produce con molta facilità, molto resistente e che nasce anche nelle zone ambientalmente sfavorevoli. “Ha bisogno di pochissimi trattamenti e per questo motivo era il vitigno ideale per quei periodi di povertà e di guerra dove non si trovavano neanche gli antiparassitari” spiega Angelo Costacurta, uno dei più accreditati studiosi di viticoltura a livello internazionale.
Oggi la commercializzazione del vino prodotto dai suoi grappoli risulta vietato in molte regioni italiane e questo sta causando una progressiva scomparsa di questa specie.
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Assieme al cinto gli altri vitigni “fuori legge”, come ad esempio il fragolino e il baco, sono i protagonisti dell’ultimo libro di Costacurta e Michele Borgo intitolato “vini proibiti” edito da Kellermann. “I cosiddetti “vini proibiti” – si legge nel libro – rappresentano un mondo a parte nel panorama viticolo, in cui storia sociale ed enologia si intrecciano in maniera fortissima, inscindibile, ai quali occorre avvicinarsi in modalità differente, e con strumenti culturali altri, rispetto al resto dell’universo enologico”.
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“Le motivazioni ufficiali dicono che questi vitigni furono proibiti perché si rischiava di abbassare troppo il prezzo di altri vini, di peggiorarne la qualità media e soprattutto di far sparire i vitigni tradizionali come Merlot e Cabernet. Poi sono stati inventati altri problemi come l’alta presenza di metanolo, ma questi problemi non esistono”.
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Secondo Angelo Costacurta questi “vitigni proibiti” non potranno più prendere il posto di quelli tradizionali presenti oggi nonostante per la loro coltivazione, essendo più resistenti, necessiterebbe di minori trattamenti.
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“Sono vitigni interessanti ma che possono dare solamente delle produzioni di nicchia – continua – la scienza e la genetica hanno fatto dei progressi e oggi esistono delle varietà con una certa resistenza. Noi abbiamo voluto parlarne perché fanno parte della storia della nostra tradizione”.
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Angelo Costacurta e Michele Borgo hanno parlato di questi “vini proibiti” in un’incontro organizzato a fine novembre in una sala del municipio di Cappella Maggiore. Erano presenti anche il sindaco Mariarosa Barazza, l’assessore Valentina Ricesso, lo storico e giornalista Sergio Tazzer e molti cittadini che hanno voluto ascoltare la storia di questi vitigni.
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