Vittorio, patrimonio archeologico sotto chiave, anche Rinascita Civica-Partecipare rincara: “Museo da aprire”

La storia di Vittorio Veneto chiusa nei sotterranei di Palazzo Torres: una collezione archeologica che raccoglie i reperti del neolitico, dell’età del bronzo, del ferro, di età romana e longobarda, proveniente dal territorio di Vittorio Veneto e del suo distretto, sotto chiave da decenni.

Dopo la “provocazione” in consiglio comunale del presidente Paolo Santantonio, a cogliere la palla al balzo con un appello a prendere decisioni forti sono stati i consiglieri di Rinascita Civica-partecipare Vittorio.

“La chiusura di palazzo Torres è un danno per tutta la città e una dimostrazione di inefficienza amministrativa – affermano Alessandro De Bastiani e Mirella Balliana in un lungo post in rete – e la “provocazione” di Santantonio sul futuro di palazzo Torres, ha posto finalmente all’attenzione di tutti quella che, per la città di Vittorio Veneto, appare ormai da anni una vera e propria dichiarazione di resa”.

Centinaia di pezzi di pregio, con la stipe votiva di Villa di Villa, con le collezioni ottocentesche di Carlo Graziani e Francesco Troyer, implementate da donazioni di Antonio Moret. Ovunque sarebbero effettivamente in esposizione. Perchè ancora sottochiave a Vittorio Veneto?

“Palazzo Cesana Torres – ricordano i consiglieri – era stato acquistato negli anno ’80 con l’obiettivo di creare la sezione archeologica che fino ad allora era conservata e visitabile in una stanza del Museo del Cenedese”.

Ai primi anni del 2000 con la giunta Scottà la fase di allestimento si bloccò “perchè molto del materiale da esporre è di proprietà della Sovrintendanza Archeologica di Padova che tuttora lo detiene”.

La Sovrintendenza, pretese di intervenire nella fase di allestimento disponendo delle direttive da rispettare. Nacque un muro contro muro con il comune, e tuttavia quando successivamente si trovò un accordo, con la giunta Da Re, nel frattempo erano cambiate le regole edilizie e il museo, interamente restaurato, non aveva più le caratteristiche per essere dichiarato a norma e necessitava di ulteriori interventi per circa 100 mila euro.

“Non è una cifra inaffrontabile – concludono i consiglieri di Rinascita civica-Partecipare – ma evidentemente le giunte e gli assessori che si sono succeduti non erano interessati alla realizzazione del museo. Risultato: la sezione archeologica rimane chiusa e la Stipe Votiva non visitabile. E’ quindi più che mai auspicabile che l’Amministrazione in carica prenda ora a cuore l’annoso problema una volta per tutte, e ponga fine alla situazione di stallo e di inefficienza attribuibile a responsabili che hanno un nome e un cognome”.

(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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