Vittorio Veneto città della bicicletta: una giornata in ricordo di due grandi figure che hanno fatto la storia del ciclismo italiano

Vittorio Veneto città della bicicletta: la storia di Teodoro Carnielli e Ottavio Bottecchia
Vittorio Veneto città della bicicletta: la storia di Teodoro Carnielli e Ottavio Bottecchia

Una giornata per ricordare ma anche per omaggiare due grandi figure nostrane che hanno fatto la storia del mondo del ciclismo e non solo: sabato 11 maggio al Teatro Da Ponte l’Associazione “Amici di Vittorio Veneto”,  in collaborazione con la Pro Loco di Colle Umberto e con la partecipazione degli studenti delle scuole Itis Città della Vittoria e il Liceo artistico “Bruno Munari”, nel 60° anniversario della nascita della bicicletta Graziella e nel centenario della vittoria del primo ciclista Italiano al Tour de France, hanno dedicato una mattinata a Teodoro Carnielli e Ottavio Bottecchia.

Intervista a Mariagrazia Gottardi, presidente degli Amici di Vittorio Veneto e Tiziana Gottardi, presidente della Pro loco di Colle Umberto

Un incontro culturale che ha voluto ricordare due personaggi che hanno fatto la storia della bicicletta, del mondo dello sport, dell’imprenditoria, del costume e della moda, dando degli spunti di riflessione per promuovere e divulgare la pratica del cicloturismo e dell’uso delle ciclabili della città per un miglioramento della qualità di vita. 

Tiziana Gottardi,  Roberto Pescarollo e Lucio Bonato

Presenti all’incontro, Marzio Bruseghin, ex corridore professionista, la pattuglia ciclistica Bersaglieri della Marca trevigiana con bici e divise d’epoca, Mariagrazia Gottardi, presidente degli Amici di Vittorio Veneto e Tiziana Gottardi, presidente della Pro loco di Colle Umberto, l’architetto Roberto Pescarollo e il progettista storico-culturale Lucio Bonato.

Gli organizzatori e collaboratori dell’evento “Vittorio Veneto città della bicicletta”

“Un incontro nato un po’ per caso – ha spiegato Mariagrazia Gottardi -. Noi dell’associazione ‘Amici di Vittorio Veneto’ già da molto tempo volevamo dedicare un evento a Teodoro Carnielli, un grande imprenditore vittoriose, però coincideva quest’anno anche con il centenario della vittoria del Tour de France di Ottavio Bottecchia. Abbiamo quindi chiesto la collaborazione della presidente della Pro loco di Colle Umberto per costruire insieme questo evento. L’obiettivo è proprio quello di far conoscere questi due personaggi soprattutto ai giovani perché poi saranno loro a tramandarne il ricordo e a trarre qualche insegnamento prezioso che possa servire anche nella loro vita” .

Mariagrazia Gottardi, presidente degli Amici di Vittorio Veneto 

Teodoro Carnielli 

Teodoro Carnielli nasce a Colle Umberto, primo di sei fratelli. Inizia in giovane età a lavorare con il padre Lorenzo nella lavorazione del ferro e, con la famiglia, si trasferisce a Vittorio Veneto dove conosce Teresa, sua moglie, una presenza che diventerà preziosa e fondamentale nel raggiungimento dei suoi obiettivi professionali. Concluso il conflitto, che lo vedrà trasferirsi a Roma e Milano come profugo mitridatizzato, torna a Vittorio Veneto e riesce a ricostruire la sua piccola azienda artigiana. Con il passare degli anni l’azienda cresce e Teodoro decise di trasferirsi in via Manin.

La moto Graziella, un progetto degli studenti dell’ITT Città della Vittoria 

Nel 1908 a Serravalle fonda la Carnielli, azienda specializza nella lavorazione del ferro. Le vicende belliche condizionano la produzione trasformando le lamiere in moto, motocarri e biciclette ad uso militare. Negli anni ’50 dai progetti funzionali si passa allo studio di soluzioni ergonomiche e progetti in linea ai nuovi stili di vita. Sono gli anni che vedono l’affermazioni del design Italiano e dell’innovazione tecnologica. 

Dopo l’incontro con Ottavio Bottecchia che nel 1924 vince il suo primo Tour de France, Carnielli con gran fiuto per gli affari, gli propone di sfruttare il momento mettendo in produzione la prima bici a marchio Bottecchia. Nel corso degli anni la piccola officina Carnielli che produce bici Bottecchia diventa un’industria con un centinaio di dipendenti. La bici Bottecchia è prodotta in grandi numeri e in diverse versioni. 

Carnielli sperimenta l’ideologia del design, la forma dell’utile. Mentre il mondo celebra l’Italian Line, Carnielli lancia sul mercato la prima Cyclette (1953), un prodotto brevettato che ha segnato l’inizio del concetto salutistico che pone le basi del Fitness. Nel 1964 nasce la pieghevole Graziella, una bicicletta innovativa ed elegante, strutturata senza canna orizzontale e con un semplice sistema che comprende uno snodo centrale, piccole ruote, sella e manubrio smontabili.

Alcune “Graziella” storiche 

Oggi il marchio Carnielli è sinonimo di tecnologia e innovazione. Da oltre 100 anni l’azienda si impegna nella progettazione e sviluppo di prodotti altamente tecnologici per gli amanti dello sport, dalle biciclette agli attrezzi per l’Home Fitness.

“Il messaggio che vorrei trasmettesse la storia di Teodoro Carnielli ai giovani è la forza, la determinazione di andare avanti nei progetti della propria vita – ha affermato Mariagrazia -. Così ha fatto Teodoro in situazioni molto difficili perché viveva in un’epoca dove non c’era nulla di quello che noi abbiamo oggi. Teodoro è partito praticamente da zero affrontando anche due guerre, con una grande difficoltà è riuscito a proseguire verso il suo obiettivo: non bisogna mai arrendersi, realizzate i vostri sogni”. 

La moto Graziella 

Tra il pubblico era presente anche Lucio Pianca, ex dipendente della Carnielli, presente alla nascita della Graziella: “Venne chiamata ‘Graziella’ perché voleva ricordare il settimanale ‘Grazia’. Venduta a 42 mila lire, il settimanale Grazia poteva acquistarla a 36 mila lire. Io la comprai subito e, con la Graziella, andavo a prendere la morosa e tutti ridevano perché allora era una novità e una stranezza il fatto che si poteva piegare e portare ovunque. In alternativa, dato il prezzo alto, era stata costruita ‘Annabella’, anche in questo caso il nome deriva dalla rivista. Un’economia industriale di 295 dipendenti, non siamo mai arrivati a 300 perché altrimenti saremmo passati di categoria, la quale comportava più tasse e burocrazia. Vittorio Veneto è una terra di ciclisti”.

Ottavio Bottecchia 

Ottavio Bottecchia nasce a Colle Umberto il 1° agosto del 1894 eviene ricordato perché fu il primo ciclista italiano a vincere il Tour de France nel 1924, indossando la maglia gialla ininterrottamente dalla prima all’ultima tappa. Rivinse il Tour anche nel 1925. 

Ottavo di otto figli di Francesco Bottecchia, ortolano e carrettiere, ed Elena Tonel, cresce in una famiglia povera. Fin dalla giovane età lavorò prima come muratore e poi come carrettiere di legnami. Chiamato alle armi per la prima Guerra Mondiale, venne inquadrato come caporale nel 6º battaglione bersaglieri ciclisti, facendolo innamorare delle due ruote.

Un’immagine storica del 6º battaglione bersaglieri ciclisti

Finita la Guerra, nel 1920 cominciò a gareggiare con l’Unione Sportiva Pordenonese in alcune corse ciclistiche per dilettanti. Durante una di queste gare fu notato da emissari di Luigi Ganna, primo vincitore del Giro d’Italia, che lo volle nella sua formazione, la Ganna-Dunlop: Bottecchia divenne così ciclista professionista nel 1922, a 27 anni di età.

La vittoria del Tour de France di Ottavio Bottecchia 

“Ottavio Bottecchia è stato considerato da molti un precursore di un ciclismo completamente diverso, alle origini di quello di oggi – ha affermato Tiziana Gottardi -. Tanti lo descrivono come un ciclista eroico, romantico, ha corso e percorso chilometri su strade disastrate dove non c’erano assolutamente un sostegno, un supporto dal punto di vista meccanico, medico, di alimentazione eppure non si è mai arreso. 

Il messaggio che sicuramente si vuole lasciare è quello di perseverare e di continuare, non mollare mai. Ottavio e Teodoro sono usciti da un’epoca difficile, in un contesto storico complicato, ma sono emersi, sono state delle figure di riscatto per loro ma anche per il contesto sociale nel quale vivevano e hanno dato una possibilità di parlare di futuro laddove il futuro era un grandissimo punto di domanda. Si usciva da una grande guerra quindi chi meglio di loro due per dare messaggi di speranza: di speranza sia sempre e pur sempre bisogno” ha concluso Tiziana. 

Cicloturismo, futuro e qualità della vita

A concludere l’incontro sono stati l’architetto Roberto Pescarollo e il progettista storico-culturale Lucio Bonato i quali hanno fatto un quadro del contesto attuale della città di Vittorio Veneto e proposto delle migliorie, a favore di un cicloturismo sempre più internazionale, rivolto ad un miglioramento effettivo della qualità della vita. 

Intervista all’architetto Roberto Pescarollo, il progettista storico-culturale Lucio Bonato e Lucio Pianca, ex dipendente della Carnielli 

“Per quanto riguarda la rete cicloturistica – hanno spiegato Pescarollo e Bonato – Vittorio Veneto si trova su un punto strategico: arrivi a Cortina e alla Monaco-Venezia dove è presente un turismo internazionale che può convergere anche in questo territorio, verso il Livenza e il Monticano, di cui stiamo sviluppando il collegamento tra le due principali città della dell’alto trevigiano. Fondamentale anche l’intermodalità, l’uso combinato di differenti mezzi di trasporto pubblici che, oltre a diminuire il traffico e quindi l’inquinamento, consente al turista di muoversi con facilità.

Il cicloturismo – continuano – copre diversi aspetti: da quello artistico, come i manifesti soprattutto liberty e tutta la produzione del Museo Salce; ai vari servizi che può offrire come le cargo bike (delivery) o le cicloguide (esperti storici, naturalistici o artistici che, in diverse lingue, fanno conoscere al turista l’identità dei nostri luoghi in toto). In primis è fondamentale definire e storicizzare il territorio. Sarebbe bene conoscere l’archivio storico Carnielli ad esempio, prodotti che hanno fatto la storia non solo dal punto di vista produttivo ma anche della comunicazione pubblicitaria e del marketing. 

Solo attraverso la conoscenza si può fare un vero salto di qualità. Andare verso il futuro significa radicarsi a quella che è la storia, capire la propria identità ed essere innovativi come hanno fatto Bottecchia e Carnielli” hanno concluso. 

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata – Iss Città della Vittoria).
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