Callas, Pasolini e la profezia del Duca di Dolle

È risaputo che i poli magnetici di carica opposta si attraggono. Un principio che se va oltre i confini della fisica e coinvolge i rapporti umani, suscita curiosità, scalpore, ma anche invidia e riprovazione. Quando alla fine degli anni Sessanta iniziò a circolare la voce di un amore fra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini,si scatenò un autentico pandemonio mediatico la cui eco giunse fino alle quiete colline di Cison di Valmarino. Una storia di passione e fragilità, intimità e clamore, amicizia e perfidia alla quale il Centro studi pasoliniani di Casarsa della Delizia ha recentemente dedicato una mostra impreziosita da immagini inedite e dettagli esclusivi.

Tutto ha inizio nel 1968 quando Franco Rossellini propone a Maria Callas il ruolo di protagonista nel film Medea diretto da Pier Paolo Pasolini. La “diva delle dive” sta vivendo uno dei momenti più difficili della propria vita: il miliardario greco Aristotele Onassis ha troncato il loro rapporto durato nove anni (nove anni inutili dirà la Callas con amarezza) preferendole Jacqueline Kennedy; la sua carriera artistica è in evidente declino, le mancano serie prospettive e tutto fa presagire un imminente e drammatico crollo.

Copia della lettera di Zanzotto a Pasolini

Maria Callas ha alle spalle un’infanzia e un’adolescenza difficili; il padre emigrato dalla Grecia agli States ha lasciato le redini della famiglia alla madre Evangelia, una donna severa e dispotica. Il suo tratto inflessibile e al limite con la crudeltà (non sopportava la tendenza alla pinguedine della figlia e la puniva mettendole il pepe sulla lingua) lasceranno tracce indelebili nella personalità della cantante. Una diva capricciosa, gelosa, volubile, vendicativa. Un’artista famosa per essersi rifiutata di cantare dinanzi al presidente Gronchi creando non pochi imbarazzi. Dopo l’abbandono da parte di Onassis la Callas è una belva ferita, una “tigre che piange”, ma pur sempre una tigre: “sono contenta che Jacqueline abbia dato un nonno ai suoi bambini” è il suo orgoglioso commento all’indomani della rottura con l’armatore greco.

La proposta di Rossellini ha i contorni di un’ancora di salvezza per la soprano che avrà l’opportunità per rimanere in auge senza cantare, ponendosi al riparo dai rischi di un fiasco clamoroso. L’unico dubbio che le resta riguarda il regista, quel Pasolini così fuori dagli schemi e talmente audace da averla turbata con alcune scene del suo ultimo film, Porcile; nonostante le incertezze, l’opportunità è di quelle da non perdere e tutto andrà meglio del previsto.

Sul set di Medea, in Turchia e a Grado, fra Maria Callas e Pier Paolo Pasolini nasce un’intesa che ha dell’incredibile. Lei, la fiera indomabile, sembra improvvisamente ammansita. Non si sottrae alla fatica delle lunghe riprese sotto il sole cocente, appesantita da monili che ne intralciano i movimenti. Sviene per gli sforzi, ma non la scoraggia neanche un curioso incidente, quando le vesti di Medea si incendiano causando attimi di paura. Diversamente a quanto accadeva in teatro la Callas non disdegna i momenti goliardici nei quali familiarizza con la troupe spingendosi a condividere pane e formaggio con gli attori e le maestranze.

Pasolini, noto per essere introverso e taciturno, accanto a lei muta inaspettatamente il proprio atteggiamento: sorride, è spiritoso, sollecito e sembra in perenne stato di grazia. Entrambi ricercano ogni occasione per allontanarsi dal clamore e starsene appartati come liceali infatuati. La complicità fra due giganti del jet set appassiona il pubblico, incuriosisce i lettori delle principali riviste patinate, alimenta gossip anche molto velenosi. “Gente”, “Oggi”, “Eva express” “Annabella” e “Il Borghese” sguinzagliano giornalisti e paparazzi per carpire ogni dettaglio della vicenda e svelare cosa ci sia veramente fra Pier Paolo e Maria. Le cronache e le immagini rubate forniscono indizi, ma non certezze. Un bacio sulla bocca, il dono di un anello, una gita sul motoscafo, una vacanza in Grecia; tutti segnali eclatanti, ma nessuna prova inconfutabile. Soprattutto manca la conferma ufficiale da parte dei due protagonisti.

La Callas sembra la più convinta e, a detta di chi le è vicino, scalpiterebbe per dare una svolta a questa storia. A distanza di anni Dacia Maraini rivelerà che sperava di poter sposare Pier Paolo e, seppur consapevole della sua omosessualità, covava il dolcissimo e ingenuo sogno di poterlo “convertire”. Pasolini al solito è enigmatico, elude i curiosi con frasi che ribadiscono la sua ferrea volontà di non mischiare la vita pubblica con quella privata. Durante il festival di Venezia, il regista di Medea organizza un ricevimento a Grado che per qualcuno ha il sapore di una festa di fidanzamento tanto che alcuni sollevano i calici gridando: “viva gli sposi!”.

La svolta nell’orientamento sessuale di Pasolini scatena le speranza di chi, prigioniero del conformismo dell’epoca, saluta il bacio fra il regista-scrittore e la Callas come una sorta di miracolosa guarigione. A crederci è soprattutto la madre di Pier Paolo, Susanna, che nelle foto dei rotocalchi appare radiosa a braccetto del figlio e della futura nuora. L’arzilla vecchietta, così la definisce “Sogno”, lascia intendere di essere ansiosa di diventare la suocera di Maria e nella sua abitazione, a distanza di anni, sarà rinvenuto un ritaglio di giornale con una foto che ritrae le due donne con un bouquet in stile nuziale.

Nelle cronache non manca il sarcasmo o l’aperta derisione di Pasolini: “lui, lei e l’altra” è la didascalia di un’immagine che mostra, a braccetto, il regista-scrittore, Ninetto Davoli e la Callas; “concorrenza sleale” è un’altra frecciata che stigmatizza, con feroce ironia, la presenza della diva al fianco di un omosessuale. Alle domande incalzanti dei giornalisti sul matrimonio (Si farà? E quando?) gli amici della coppia si dividono fra possibilisti e scettici: accanto a coloro che si dicono certi dell’amore fra Pier Paolo e Maria, si schierano quelli che credono sia soltanto un’amicizia, tenera quanto si vuole, ma niente di più.

Quando al termine delle riprese di Medea Pasolini regala un anello a Maria Callas si solleva un vespaio: una promessa per alcuni, un semplice segno di gratitudine per altri. Sarà una risposta asciutta del regista a far scendere una gelida coltre sulla compagine dei sostenitori delle nozze. “Il matrimonio c’è già stato” afferma Pasolini, un matrimonio artistico, culturale, che darà i suoi frutti; Maria sarà protagonista di altri film.

Se la delusione serpeggia fra coloro che intravedevano l’opportunità per altri scoop e fra chi invocava la forza dell’amore per placare l’irrequietezza del regista e le sofferenze della diva, sulle colline di Cison di Valmarino qualcuno aveva già emesso la propria sentenza. Nino Mura, il poeta contadino conosciuto come il “Duca di Dolle”, aveva affidato ad Andrea Zanzotto la sua profezia, un vaticinio che lo scrittore di Pieve di Soligo annota in rosso, sul margine inferiore sinistro di una lettera indirizzata a Pasolini datata 27 ottobre 1969:

P.S. Ho sentito voci su un tuo matrimonio …

non si deve sposarsi

né con uomo

né con donna

né con creatura sovrumana

né con scimmia brasiliana

etc. etc. etc.

dice il mio Nino Mura.

Ancora una volta la saggezza di Nino Mura, “Cavaliere di Vittorio Veneto, Decorato al Valor Militare, Attore, Astronomo, Gastronomo, Agricoltore, Empirico, Erborista e Indovino” come amava definirsi, aveva prevalso sull’ipocrisia e sulle convenzioni. Chissà se Pasolini avrà davvero colto il suggerimento del Duca o se aveva già deciso. Una cosa è certa: la spiazzante arguzia dell’amico di Zanzotto, di Camon e di Comisso, dell’uomo le cui vigne “con lo stellato/soltanto confinano”, ebbe la meglio su migliaia di parole inutili.    

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
(Fonte lettera: Gabinetto Vieusseux Archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Firenze
Fondo Pier Paolo Pasolini PPP. I.1247.15).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati