Toponimi della Marca trevigiana, Chiarano: alla ricerca di un pozzo colmo d’oro incontriamo la biondina in gondoleta

Il toponimo di oggi: Chiarano

Chiarano, poco meno di quattromila abitanti, è uno dei centri storicamente più rilevanti della piana opitergina. Un comune che, come altri, ha vissuto la propria epoca d’oro all’indomani della centuriazione romana, la suddivisione del territorio in appezzamenti assegnati a coloni e veterani dell’esercito.

Il toponimo è infatti un prediale, denominazione geografica legata al nome di un antico possidente che in questo caso potrebbe essere un certo Clarius.

Piccola divagazione: clarius che in latino significa chiaro, sottintende anche la provenienza da Clario, città dell’antica Ionia famosa per il tempio e l’oracolo di Apollo. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia (I secolo d.C.) scriveva che “aquilae clarius cernunt, vultures sagacius odorantur, liquidius audiunt talpae” ovvero “le aquile hanno una vista acuta, gli avvoltoi un fine odorato, le talpe un chiaro udito”.

Ritorniamo a Chiarano, sulla cui storia si è a lungo soffermato Eno Bellis (1905 – 1986) illustre archeologo a cui è intitolato il museo di Oderzo. Chiarano prosperò in epoca romana grazie alla fertilità del suolo, alla ricchezza di acque e alla vicinanza a importanti vie di comunicazione quali l’Annia, che collegava Concordia Sagittaria (così chiamata per la produzione di dardi e frecce) con Altino e Padova.

Perlustrando il territorio chiaranese ci imbattiamo in quella che forse un tempo era una scorciatoia della consolare Annia e oggi è un canale di irrigazione con un passato di fiume navigabile: il Piavon. Naturale connessione fra l’entroterra e la laguna, il Piavon servì da via di fuga alle popolazioni stanziali minacciate dalle orde barbariche e che prima di lasciare le loro case pare abbiano sepolto i loro tesori. Da qui la credenza che la terra opitergina custodisca, nel proprio grembo, pozzi ricolmi d’oro. Decisamente più terrena la narrativa che colloca, nel territorio di Chiarano, un’antica stazione di sosta nella quale il viandante poteva trovare di tutto: vitto, alloggio, foraggio per le cavalcature e addirittura un postribolo.

Terra ambita dalle nobili famiglie della Serenissima, Chiarano rifiorisce grazie agli investimenti di un patriziato che non lesina denaro per costruire sontuose dimore di campagna e si giova delle risorse locali quali carbone e legname. Fra le ville venete di Chiarano, alcune delle quali sorte sulle fondamenta di ville rustiche romane, merita un cenno quella della famiglia Benzon.

Forse meno appariscente di altre è tuttavia legata al nome di una celebre femme fatale, Marina Querini Benzon (1757 – 1839). Bella, intelligente e spregiudicata Marina è passata alla storia per la sua intraprendenza culturale e per un fascino talmente irresistibile da ispirare i versi de “La biondina in gondoleta”, canzonetta carica di erotismo e manifesto di un’epoca gaudente e spensierata. Sulle note di Mayr e ascoltando le parole di Lamberti lasciamo Chiarano desiderosi di scoprire altre perle della Marca Trevigiana.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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