La storia del Canoa Club di Valdobbiadene, dalle prime uscite sul Piave alle “impervie” gole austriache

Nel territorio di Valdobbiadene un tempo, a cavallo degli anni Ottanta-inizio Novanta divampava forte la passione per la canoa.

Uno sport “extreme” che richiede attenzione e quel pizzico di “adrenalina” giusta per affrontare la potenza e la bellezza dell’acqua in tutto il suo splendore.

L’iniziativa dello storico club valdobbiadenese, nacque nel 1981, sulla scia dell’associazione del comune di Crocetta del Montello, con le prime discese lungo la diga di Fener. Ma la particolarità di questo gruppo sta nel fatto che non vi era inizialmente nessun canoista con esperienza.

Grazie alla passione di alcuni volontari e di due figure cardine come Pierangelo Brunelli e Carlo Giardini, il club venne iscritto ufficialmente qualche anno dopo alla Federazione Italiana Canoa Kayak.

La passione di questi due uomini fu fondamentale per la crescita in quegli anni di questa attività nel panorama valdobbiadene e nelle zone limitrofe.

“Inizialmente andavamo lungo i fiumi con le canoe in vetroresina, – affermano entrambi – molto difficili da utilizzare e già antiquate all’epoca, andavamo in avanscoperta in posti molto difficili per la gente con poca esperienza come noi, ma fu fondamentale per noi e ci permise di affinare le nostre capacità e conoscenze”.

canoa 2

Dei veri e propri “pionieri”, che grazie al loro amore e ad un maggiore coinvolgimento per questo sport, permisero di comprare, costruire e di mettere a disposizione di chi volesse “immergersi” in questo tipo di attività, canoe in vetroresina e successivamente in polietilene, per facilitare il percorso nei fiumi e nelle gole, oltre a tutto il materiale utile per affrontare le “rapide”.

Successivamente la loro passione contribui notevolmente a far fiorire ulteriormente il club, portandolo a numerosi iscritti, istituendo corsi per chi volesse avvicinarsi a questo sport, nelle Piscine di Valdobbiadene per esempio.

Il picco venne raggiunto dal 1987 e 1989 dove il mondo della canoa a Valdobbiadene raggiunse il periodo di maggior affluenza.

“Ogni weekend da marzo a ottobre durante quel periodo cominciavamo a fare i fiumi più importanti: dal Brenta a Valstagna, ma anche il Mis e il Caorame. – affermano Brunelli e Giardini. – Successivamente anche l’arco alpino: dalla Svizzera alla Slovenia, dalla Francia alla Germania, in paesaggi mozzafiato”.

La sicurezza e l’organizzazione però venivano prima di tutto, captiava spesso di imbattersi in condizioni meteorologiche e ambientali difficili. 

“Tra i momenti più difficili ricordo sicuramente la discesa nel fiume Ötztaler Ache in Austria, Tirolo – ricorda Brunelli – Quella volta calcolammo male le condizioni morfologiche, il livello dell’acqua salì rapidamente a causa dello scoglimento del ghiacciaio, noi commettemmo l’errore di andare lungo il fiume nel pomeriggio, periodo della giornata in cui il letto del fiume sale di più quando avviene uno scoglimento in montagna”.

Ma oltre alle rapide rischiose e pericolose, vengono ricordate con molto piacere le migliori discese e avventure immersi in ambienti fantastici.

“Tra i momenti più belli c’è sicuramente lo splendido paesaggio della Corsica, – affermano entrambi – una Regione ricca di fiumi e gole mozzafiato, esplorare quei posti è stata un’esperienza indimenticabile”.

Col passare del tempo e l’arrivo degli anni Novanta, Pierangelo e Carlo decisero di abbandonare il club: “Il fatto di avere nel contempo dedicato più tempo alla famiglia e di aver raggiunto una maggior “maturità”, la passione per noi era venuta un pò a mancare” – sottolineano.

L’associazione rimase comunque attiva fino alla metà degli anni Novanta.

Ogni tanto, i vecchi amici si ritrovano organizzando “rimpatriate” in famiglia anche con gli altri volontari lungo i fiumi, poichè lo spirito di “avventura” e la voglia di “domare” la potenza dell’acqua, anche se con il passare degli anni, rimangono impressi quando il loro sguardo incrocia un fiume.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Pierangelo Brunelli e Carlo Giardini).
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