Dalle prime discese alla convocazione al mondiale Juniores, l’intervista a Matteo Pradal di Santa Lucia di Piave

Già sul podio nelle categorie “Ragazzi allievi” e “Giovani” ai campionati italiani, Matteo Pradal (nelle foto) dello Ski Team Fassa sogna in grande. Originario di Santa Lucia di Piave, classe 1998, è passato a trovarci in redazione per raccontarci la sua storia sugli sci, dalle prime discese da bambino alla partecipazione sfiorata al mondiale Juniores dello scorso febbraio.

Matteo, com’è nata la tua passione per gli sci?
Da piccolo andavo spesso in settimana bianca con la famiglia. Ho cominciato a sciare lì e mi è piaciuto fin da subito. All’epoca ero tesserato con lo Sci Club Uoei di Treviso e facevo qualche gara nel week-end, per lo più a scopo ricreativo. Verso i 10 anni, però, il livello è cresciuto e l’impegno è divenuto più intenso. Ho conosciuto Roberto Fullin, dello Sci Club Penna Bianca di Conegliano, che sarebbe diventato il mio allenatore per parecchi anni. Durante l’inverno, avevo solamente un giorno libero alla settimana e quindi a 15 anni mi sono iscritto allo Ski College di Falcade: essendo a dieci minuti dalle piste, era l’unico modo per conciliare lo studio con l’attività sportiva. Molti degli amici con cui ho cominciato hanno dovuto smettere, altri hanno preferito diventare maestri di sci. Dopo un anno di pausa, quest’anno mi sono iscritto alla facoltà di Scienze motorie online in maniera da gestire tutti gli impegni al meglio.

Come mai proprio lo sci alpino?
E’ stato tutto molto graduale. Mi piacevano molto la natura e la montagna, ma credo che la mia sia stata più che altro una scelta istintiva.

Santa Lucia Matteo Pradal in redazione

Qual è la tua specialità?
Prediligo maggiormente il supergigante e la discesa libera, dove la componente adrenalinica è molto forte. Purtroppo, andando avanti, arrivi ad un punto in cui devi scegliere: i ritmi diventano intensi, le gare cominciano ad essere troppe, e puntare su più specialità rischia di diventare controproducente a livello di risultati. Da qui la mia decisione: mi piacevano di più e mi sentivo più portato per la velocità.

Come ti alleni?
D’inverno, in particolare, mi gestisco in base alle gare o alle esigenze del momento. Solitamente dedico tre o quattri giorni alla settimana all’allenamento sugli sci e due a quello fisico, in palestra. E poi ovviamente c’è il giorno della gara. E’ un programma di massima perché in realtà spesso le gare possono durare anche settimane intere. Durante l’estate, invece, sono ormai cinque anni che mi alleno a Trieste, con il fisioterapista Davide Fornasaro. Mi trasferisco lì da inizio giugno a fine agosto, massimo primi di settembre, e dal lunedì al venerdi svolgo due allenamenti al giorno in palestra: uno incentrato maggiormente sulla forza muscolare e l’altro sulla capacità propriocettiva, anche da un punto di vista aerobico.

Lo scorso febbraio sei stato convocato per i campionati mondiali juniores in Val di Fassa. Putroppo, però, non sei potuto andarci a causa di un infortunio…
Due giorni prima della partenza, durante una discesa di coppa Europa a Sarentino, a causa di una caduta mi sono procurato un edema tibiale posteriore e un po’ di botte. Ho provato a recuperare, ma il dolore era troppo forte. Piuttosto di andare al mondiale e ottenere un piazzamento scadente, ho preferito cedere il mio posto a chi avesse avuto più speranze di me di arrivare ad una medaglia.

Santa Lucia matteo pradal 2

E’ stato un peccato, per te sarebbe stata la prima volta…
La stagione fino a quel punto era andata bene. Penso mi fossi guadagnato la convocazione al mondiale: avevo ottenuto buoni punteggi e in coppa Europa, in una gara, ero riuscito ad entrare anche nei primi trenta. Mi sono reso conto solamente dopo un paio di settimane di cosa mi sono perso, ma lo sport e lo sci è anche questo: in discesa libera può capitare di cadere… e quando succede, a 100 chilometri orari, qualche botta rimane. Tutto sommato mi è andata anche bene. Ovviamente non nascondo il dispiacere perché credo avrei potuto fare bene su quella pista.

Nel frattempo la stagione può dirsi praticamente conclusa…
Sono stato fermo un mese e sono rientrato per le finali della Coppa Europa e per i campionati italiani. Il primo giorno però mi sono infortunato di nuovo, questa volta alla caviglia. Ho gareggiato comunque e conclusi i campionati italiani mi sono sottoposto ad una risonanza, che ha evidenziato un edema osseo. Mancherebbe ancora qualche gara, ma per me la stagione è comunque finita: ora cercherò di recuperare al meglio e appena possibile comincerò a lavorare per la prossima.

Nella tua giovane carriera qual è la pista che ti ha emozionato di più?
Del nostro circuito sicuramente Sella Nevea, tra Tarvisio e Tolmezzo. E’ una pista tecnica, piena di curve molto strette. Solitamente più una pista è ripida, battuta e difficile… più mi piace. Tra le mie preferite c’è anche Santa Caterina, in Lombardia.

Santa Lucia Matteo Pradal 4

Ti ispiri a qualche modello in particolare?
Da bambino ho sempre ammirato Bode Miller o Aksel Lund Svindal. Allo stesso tempo, come atleta, mi piace molto Marcel Hirscher: da otto anni vince praticamente tutto, è un robot. E’ molto preciso nella preparazione delle gare e i risultati lo premiano.

Cosa ti passa per la testa al cancelletto di partenza?
Mi focalizzo già in pista: ripasso mentalmente le sensazioni che proverò e mi concentro sulle caratteristiche del tracciato e su come affrontare la discesa dal punto di vista tecnico. Cerco di non mettermi troppe pressioni addosso e di non pensare al risultato perché può essere deleterio.

Sei ancora molto giovane, in cosa devi migliorare?
Lato tecnico a parte, sicuramente qui, sull’aspetto mentale. Spesso mi fermo a pensare troppo, perdendo di vista l’obiettivo. Nella mia disciplina devi sfidare prima te stesso perché si gareggia contro il cronometro: quando hai dato il massimo, se qualcuno va più veloce, non hai nulla da recriminare.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Arrivare un giorno a correre a Kitzbühel, la discesa più difficile e spettacolare del circo bianco. A livello di obiettivi, in futuro spero di riuscire a entrare in pianta stabile in Nazionale. L’ideale sarebbe competere in gruppo arruolato, cosa che mi consentirebbe di tramutare lo sport in lavoro.

(Intervista a cura di Mattia Vettoretti © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati