Giorgio Sernagiotto: “Ecco come sono diventato un pilota automobilistico e sono arrivato alla 24 Ore di Le Mans”

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Giorgio Sernagiotto ha oggi 38 anni, di Caerano San Marco e residente ad Asolo, ed è un pilota automobilistico professionista. Inizia, come molti, dai go-kart, per passare al gran turismo con Alfa Romeo, Maserati e Ferrari. E’ stato vicecampione del mondo Trofeo Maserati, campione del mondo Challenge Ferrari e campione del mondo Shell con Ferrari.

Poi l’incontro con Roberto Lacorte, imprenditore, titolare dell’azienda di prodotti medicali Cetilar. La sua nuova avventura è nei prototipi, prima con la Villorba Corse, su una Dallara, e poi con Cetilar Racing. Da qui arriva l’esperienza nel campionato europeo Elms endurance Le Mans Series e, attualmente, mel campionato del mondo endurance Fia Wec, tuttora in corso.

Quest’anno sarebbe stata la sua quarta partecipazione alla straordinaria e mitica 24 Ore di Le Mans, una delle manifestazioni sportive più importanti al mondo.

Tutto nasce nell’officina nell’officina del papà Renzo

Mio papà era un preparatore da auto da rally negli Anni Settanta e Ottanta, aveva anche un suo team, correvano con vetture straordinarie come la Lancia Rally 037 o la Lancia Delta. Qui in officina Sernagiotto ho una Lancia Delta Evoluzione che stiamo restaurando anche in onore di quel periodo. Quindi io sono cresciuto in quel contesto e per me è stato naturale appassionarmi a questo mondo. Come è normale che sia quando arrivi all’età di 10-11 anni fai pressioni a papà e dici: ‘Papà, dai fammi correre. E lui non ha potuto dire di no. Quindi abbiamo cominciato dal go-kart che è la gavetta di tutti i piloti, fortunatamente sono riuscito a fare dei buoni risultati. Sono cresciuto andando avanti e indietro per l’Italia, per l’Europa e per il mondo fino ad arrivare nel 1999 a fare dei campionati internazionali che poi, grazie a quelle vittorie, mi hanno permesso di fare il grande passo sull’automobilismo da corsa, quello vero, che non era stato programmato”.

Come arriva l’approdo all’automobilismo?

E’ una piccola favoletta, perché non era assolutamente programmato il passaggio nell’automobilismo, in quanto molto costo. Mio papà mi ha sempre detto ‘Goditela, finché possiamo corriamo in go-kart, però l’automobilismo non è alla nostra portata. E invece, proprio grazie al go-kart, in una gara ho vinto una borsa di studio nella scuola di piloti di Henry Morrogh e ho vinto anche la gara finale della scuola e in palio c’era una stagione completamente gratuita in Formula Ford, che è un po’ la Formula4 di oggi. Da lì ho cominciato a correre e ho vinto due titoli consecutivi. Autosprint e Caschi d’Oro mi hanno anche dato il riconoscimento come miglior pilota italiano debuttante, Poi, ogni anno, sono riuscito ad arrampicarmi in una gavetta molto lunga, perché prima di diventare professionista ci ho messo un sacco di anni”.

Poi l’incontro con Lacorte la straordinaria esperienza di Le Mans

Nel frattempo, nel mondo del Ferrari Challenge, ero diventato un coach. Molti di noi, per tirarsi fuori uno stipendio fanno gli allenatori di piloti. Conosco Roberto Lacorte, della Cetilar, che aveva il sogno di guidare una macchina da corsa. Abbiamo avuto un buon feeling subito, e dopo circa un anno in cui non l’avevo mai più sentito, mi chiama e mi dice ‘Giorgio, io ho un sogno, vorrei correre in macchina e vorrei arrivare alla 24Ore di Le Mans. Tu sei la persona giusta che può portarmi ad arrivare al mio obiettivo’. Io subito mi sono messo a ridere, in realtà. E invece ha mantenuto le promesse”.

E quest’anno ancora un grande salto, nel campionato del mondo endurance

Abbiamo quattro gare all’attivo, il campionato è iniziato a settembre. Sarebbe dovuto finire a giugno con la 24 Ore di Le Mans, ma a causa del Covid è stato tutto rinviato. Le prime gare sono andate bene, più del previsto. Siamo settimi in campionato. Miglior risultato un sesto posto a Silverstone, siamo stati in Cina, in Giappone, in Bahrein e in Texas. L’ultima gara è stata a Austin proprio il 23 febbraio, quando è iniziata l’emergenza sanitaria”.

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Un salto che ti avrebbe portato a Daytona, la corsa delle corse

Daytona rimane il sogno, poi ci sarebbe stata anche la 12 Ore di Sebring, in Florida, il mese dopo, anch’essa è stata cancellata. Ora i calendari sono tutti molto difficili da stilare”.
Come vedi il futuro dell’automobilismo sportivo, con l’introduzione di nuovi motori e nuovi sistemi di alimentazione?

“Il futuro sarà orientato su una sostenibilità di quelli che sono i trasporti. Di conseguenza l’automobilismo diventa pioniere della ricerca a livello a livello tecnico, tant’è che oggi le vetture da corse, molte di queste, anche quelle che uso io, hanno dei sistemi ibridi di recupero di energia. Che, secondo me, sono quelli che verranno utilizzati nei prossimi anni nel settore commerciale. L’elettrico sembra un po’ la tendenza. A causa del Coronavirus anche gli investimenti saranno un po’ traslati nel tempo, tant’è che tantissime case costruttrici stanno ritardando la presentazione dei nuovi modelli, perché per mesi interi non è stato fatto fatturato. Il futuro sarà dunque verso quel tipo di motori e lo dico, in realtà, con un po’ di amarezza perché io sono un grande sostenitore dei 12 cilindri, degli 8 cilindri e della benzina. Però, effettivamente, non si può fermare quella che è l’evoluzione dei motori. Nello stesso tempo che anche a livello di performance i motori elettrici o ibridi sono straordinari e veramente incredibili da guidare. Nel mondo del motorsport, che arriva un po’ prima, nell’arco di 4-5 anni saremo tutti molto più silenziosi”.

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it). 
(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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