Lo studio di Riponti: “Abbiamo analizzato alcuni fattori per leggere anche in ottica criminologica i fatti criminali che diversamente si spiegavano male”

L’aver notato fenomeni sociali simili tra il covid e quelli della peste descritti dallo storico greco Tucidide ha portato l’avvocato penalista e docente di Criminologia Danilo Riponti a ragionare su quali potevano essere le componenti neuropsichiatriche da rilevare e studiare per cogliere la più significative trasformazioni socioculturali e criminologiche, dopo la più grave pandemia mondiale dell’epoca moderna.

Secondo Tucidide, rileva infatti Riponti, “la pandemia ha in sé una tendenza a corrodere i valori della comunità e sovente accentua i comportamenti egoistici delle persone” e purtroppo anche nell’epoca contemporanea sono emerse tendenze di questo genere, e tutto ciò ha avuto delle ripercussioni precise anche sulla criminologia e sui fatti criminali di vario tipo, ma con alcune specificità. 

“Determinate condotte criminali, precisi comportamenti sociali devianti, seri disturbi di natura psichica sono stati fattori che hanno implementato in modo statisticamente ed eziologicamente rilevante una serie di precise aree criminali su cui ci soffermeremo con qualche dettaglio”. 

Per dimostrare quanto detto l’avvocato ha intrapreso – assieme ad alcuni colleghi dell’Accademia medico giuridica delle Venezie, in particolare i proff. Francesco Maria Avato e Renzo Barbazza – una attenta selezione del materiale scientifico internazionale che ha affrontato questo tema “perché evidentemente il nostro obbiettivo è quello di muoverci in uno scenario scientificamente rigoroso” per individuare dal punto di vista dei disturbi mentali e sociali  le conseguenze del Covid e del long Covid. I primi risultati di questa ricerca verranno presentati alla fine di giugno in una lectio che si terrà a Venezia, nella prestigiosa sede della Arciconfraternita Scuola Grande di S.Rocco, vero tempio di Tintoretto. 

“Abbiamo analizzato alcuni fattori che ci consentissero di leggere anche in ottica criminologica una serie di fatti criminali che diversamente si spiegavano male”. 

Sono state così correlate una serie di sindromi alla pandemia “per esempio – continua l’avvocato – la sindrome da affaticamento cronico ci ha portato a constatare che la confusione mentale e una forte connotazione di ansia e paura verso il quotidiano e il futuro – letteralmente esplose nel post pandemia _ spesso vanno a confinare in situazioni cliniche di depressione, talvolta anche maggiori. Patologie che oltre a crescere in termini quantitativi nella società, si è distribuita in maniera omogenea nella popolazione”.

Questo secondo l’avvocato ha influenzato anche il numero di diversi fatti criminali da quelli domestici fino agli incidenti stradali, che hanno vissuto nel post covid una drammatica recrudescenza di fatti assai gravi. La stessa tragica diffusione dell’infortunistica sul lavoro, una piaga di inaudita gravità della società della società italiana contemporanea, può aver trovato una rilevante con-causa, in epoca di frenetica esplosione delle attività connesse all’uso (e purtroppo molto spesso abuso) dei superbonus edilizi. 

Di questi fatti si è parlato relativamente poco.

Vanno quindi esaminati quindi non solo fenomeni criminali palesemente  correlati alla pandemia e ampiamente descritti, su cui ci soffermeremo in futuro, tra cui i maltrattamenti e le lesioni in famiglia , le truffe e condotte predatorie informatiche (per l’esplosione dei traffici telematici) , ovvero i comportamenti criminali a matrice psicotica , et ctr.,  ma anche situazioni apparentemente meno correlate  ma tuttavia esse pure molto gravi.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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