Stavano scoccando le ore 11 del 12 settembre 1919, quando Gabriele D’Annunzio entrò con i Granatieri Legionari a Fiume, accolti dalla folla. Con loro, il tenente Riccardo Frassetto di Crocetta del Montello, vero narratore della rubrica di Qdpnews.it “Da Crocetta a Fiume”, curata dal nipote Giorgio, ormai giunta al suo quinto episodio.
Gli eventi, poi, si susseguirono in modo incalzante. Numerosi reparti del regio esercito italiano arrivarono in città per aggregarsi alle truppe dannunziane. Il Comando Interalleato cercò di far desistere D’Annunzio dall’azione, invitandolo a far marcia indietro.
Dopo che le truppe inglesi e francesi avevano lasciato la città sia via terra sia via mare, il 15 settembre un aereo regio sorvolò la città, lanciando ordini firmati dall’allora presidente del Consiglio Nitti e destinati alle truppe. In tutta risposta, D’Annunzio proclamò “Viva l’esercito di Fiume, viva Fiume d’Italia”.
Antonio Grossich, presidente del Consiglio nazionale, convocò poi una seduta in cui rimise i pieni poteri nelle mani del Comandante-poeta. Celebre è poi il rinnovo del giuramento chiesto da D’Annunzio alla folla ai legionari, che a “Fiume o Morte” risposero affermativamente all’unisono.
Nel mese di novembre presero il via i primi, seppur timidi, contatti tra il Comandante e il generale Badoglio, in rappresentanza del Governo: inizialmente altalenante, la trattativa naufragò e le condizioni post assedio risultarono essere particolarmente difficoltose.
In particolare, furono i bambini a farne maggiormente le spese e a pagare la carenza di cibo: molti milanesi si resero disponibili per ospitare 250 fanciulli, scelti tra le famiglie più bisognose. Partì il primo treno, il quale però non avrebbe avuto un seguito di altri trasporti per un divieto imposto dal Governo.
Molti furono i segni di vicinanza e di solidarietà sia nazionale sia internazionale alle vicende fiumane, che continuavano ad occupare le prime pagine dei giornali: la città, nel corso dei lunghi mesi del 1920, venne visitata da molti senatori del Regno, da personalità politiche e da personaggi celebri come Guglielmo Marconi e Arturo Toscanini.
Si moltiplicarono le iniziative diplomatiche alla ricerca di soluzioni pacifiche e si mosse anche il Vaticano con il cardinale Gasparri, della Segreteria di Stato, che invocò pace e fraternità.
Nell’aprile del 1920, poi, il riconoscimento a Frassetto. “Da oggi il tenente del Granatieri di Ronchi Riccardo Frassetto è addetto alla mia persona, per incarichi speciali. Fiume, 14 aprile 1920”: così recitava la nota firmata dal comandante D’Annunzio, che in questo modo affidava al trevigiano di Crocetta del Montello il ruolo di fiduciario e prevedeva il suo impiego in missioni delicate e di massima riservatezza.
Caduto il Governo Nitti ed eletto Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, nell’agosto del 1920 il Comandante D’Annunzio annunciò alla popolazione l’imminente “Statuto della Reggenza del Carnaro” e l’8 settembre proclamò la “Reggenza Italiana del Carnaro”.
Nello stesso giorno, venne promulgata la “Costituzione di Fiume” – composta da 65 articoli -, che in realtà non sarebbe mai stata applicata: scritta dal giornalista e sindacalista Alceste De Ambris, venne rielaborata da D’Annunzio, che diede qui prova della sua prosa inconfondibile.
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it