Ieri, 12 gennaio, si sarebbe dovuta tenere l’udienza al Tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma per dare un giudizio sullo spinoso tema riguardante il progetto delle casse di laminazione sulle Grave di Ciano del Montello: a contrapporsi il Comune di Crocetta del Montello, supportato da altre 7 amministrazioni limitrofe e rivierasche, e la Regione Veneto.
L’udienza è stata rinviata, e immediate sono state le reazioni dei vari protagonisti. Di rispetto verso l’autorità giudiziaria il commento dell’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin: “Quando penso all’opera che dovrebbe interessare il Piave, il mio principale obiettivo rimane quello della sicurezza. Non mi interessa questo o quell’altro intervento nello specifico, l’importante è che si decida per un’opera che ci renderà più sicuri e che è stata avvallata dal punto di vista tecnico e scientifico. Per quanto riguarda l’intervento su cui deciderà il Tribunale in questione e che interesserà il Piave, so che ci hanno lavorato fior fior di ingegneri idraulici, cioè di scienziati che non si basano certo su opinioni personali quanto sulla scienza per redarre una relazione idraulica”.
“Il rinvio del ‘verdetto’ sulle casse di espansione alle Grave di Ciano da parte del Tribunale delle acque – spiega invece Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd – significa che i giudici vogliono approfondire, perché evidentemente hanno ritenuto fondate le preoccupazioni del territorio. Cittadini e sindaci hanno posto questioni molto importanti: adesso attendiamo questa decisione, ribadendo però il principio che bisogna sempre coinvolgere le comunità locali. È un’opera importantissima per la messa in sicurezza, ma la localizzazione va concertata, non deve essere imposta dall’alto”.
“Trovo interessante la reazione dell’assessore Bottacin – sottolinea Zanoni – che afferma come le casse di espansione vadano fatte ‘a Ciano o altrove’, ipotesi finora mai presa in considerazione. È quello che sostengono da tempo le comunità interessate, che non negano assolutamente l’indispensabilità dell’opera, bensì contestano l’ubicazione, ricordando il valore naturalistico dell’area e l’importanza di tutelare la biodiversità per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Che adesso inizi a capirlo anche la Giunta Zaia è una buona notizia”.
Bottacin ha concluso così: “Ricordo che si tratta di un’opera di sicurezza, su cui c’è un finanziamento statale che risale a cinque anni fa e che dovrebbe contenere circa 35 milioni di metri cubi d’acqua in caso di piena, supportando la golena del Piave. Mi preme sottolineare che rimane alta e massima la fiducia nella giustizia, alla quale chiediamo un verdetto per la sicurezza del Piave che, ancora oggi, ci affascina sussurrando (o “mormorando”) sulla nostra storia passata ma anche sulla vita presente”.
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