“Vedere sprecate vite umane è una sconfitta”: testimonianze forti al primo incontro del progetto “S.t.r.a.d.a. Se tu rischi allora dove arriverai?”

Un incontro sulla sicurezza stradale è quanto l’amministrazione comunale di Godega di Sant’Urbano, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche giovanili e al Tavolo della sicurezza stradale della Provincia di Treviso ha proposto nella serata di martedì 13 dicembre al Palaingresso.

Si tratta del primo appuntamento del doppio incontro nell’ambito del progetto “S.t.r.a.d.a. Se tu rischi allora dove arriverai?“, un acronimo che rispecchia un interrogativo in materia di sicurezza stradale per sensibilizzare i giovani sull’attenzione che bisogna prestare quando si è alla guida.

L’iniziativa è stata concepita dopo il 14 agosto scorso, data della tragedia in cui quattro ragazzi hanno perso la vita su una strada godeghese (qui l’articolo).

Ospiti di questa prima serata sono stati il tenente dei Carabinieri Francesco Cannalire, il luogotenente dell’Arma Roberto Pischedda e la dottoressa Lucia Casagrande, tutti e tre impegnati nel raccontare ai presenti l’impatto emotivo vissuto nei diversi casi di incidente in cui è stata richiesta la loro professionalità.

Forse per il mondo sei solo una persona, ma per una persona sei tutto il mondo” è la frase di Gabriel García Márquez che ha fatto da sfondo a un incontro emotivamente impattante.

“A questi fatti non ci si abitua mai – hanno osservato i tre relatori -. Noi pensiamo che queste cose non possano mai succederci, ma non è vero. Vedere sprecate delle vite umane è una sconfitta. Ognuna è una storia a sé, con sfaccettature diverse, ma con lo stesso finale. Però, se si rispetta il Codice della strada, non accadono”.

Il mancato utilizzo di cinture e casco, oppure un tasso alcolemico alto, sono tra le cause principali di queste tragedie. Il tasso alcolemico è un nuovo problema che sta facendo preoccupare, in quanto l’età di assunzione si è notevolmente abbassata e i giovanissimi spesso vengono trovati con livelli di alcol in corpo tali da togliere loro la parola.

Le conseguenze di queste tragedie sono devastanti sia per chi è coinvolto (perdendo la vita o subendo lesioni importanti, come quella al midollo spinale) ma anche per le famiglie, costrette ad affrontare un turbinio di emozioni.

In fatto di emozioni, l’incontro ha proposto anche le testimonianze di Paolo e Martina.

Il primo è rimasto in carrozzina a causa di un incidente, di ritorno da una serata tra amici in discoteca: Paolo aveva 19 anni e si trovava seduto nel sedile posteriore della vettura. Stava dormendo quando il suo amico, alla guida della macchina, ha perso il controllo della vettura a causa di un colpo di sonno. La macchina si è schiantata contro un albero e Paolo ha dovuto far fronte a un percorso impegnativo, fatto di terapia intensiva e settimane di riabilitazione.

Una lesione al midollo spinale l’ha costretto in carrozzina (e per un periodo c’era il rischio che non potesse usare anche mani e braccia), sorte che non ha coinvolto l’amico alla guida.

“Avevo 19 anni e appena iniziato il lavoro – ha raccontato -. Non sapevo quello che sarebbe stato il mio futuro e gli obiettivi sono cambiati. Alcune cose non le posso più fare o le faccio in maniera diversa, ma ho cercato di trovare un senso a quanto accaduto: sono sempre stato una persona ottimista e questo aiuta ad affrontare meglio i problemi”.

“Ho capito che non avrei più potuto giocare a calcio e fare le cose come le facevo prima – ha proseguito -. Il tuo corpo cambia, ma la mia famiglia è stata molto importante in questa fase e poi ho conosciuto gente messa peggio di me che non si è mai abbattuta”.

Paolo ha poi riferito di aver proseguito l’amicizia con il guidatore di quella notte, un amico a cui non ha mai serbato rancore: “Ho sempre cercato di mettermi nei suoi panni. Un minimo di rabbia resta, non essendo stata colpa mia quello che mi è successo, ma non ho mai avuto rancore nei confronti del mio amico, che frequento ancora – ha spiegato -. Non ho mai avuto il coraggio di affrontare con lui l’argomento. Lui sicuramente ha avuto un trauma, quindi ho sempre cercato di sorvolare”.

La passione per lo sport è rimasta comunque e ha condotto Paolo a diventare campione europeo di tiro con l’arco e, ora, il prossimo obiettivo è quello di qualificarsi per le Olimpiadi di Parigi 2024.

Anche Martina ha avuto un incidente da 19enne, in cui perse la vita la sua migliore amica: era il 10 agosto di qualche anno fa, quando si stava dirigendo verso il mare, alla guida della propria vettura. Il sorpasso azzardato di un veicolo dalla corsia opposta provocò la tragedia e Martina, dopo 21 giorni di coma in rianimazione a Padova, ha dovuto affrontare il dolore per la perdita della coetanea.

“Negli anni mi sono detta che non potevo fare qualcosa di diverso dal frenare – ha raccontato -. Mi sembrava che quanto accaduto fosse una cosa esterna da me: non ricordavo nulla. I risvolti della faccenda sono stati piuttosto lunghi e ho sofferto anche di attacchi di panico”.

Una vicenda che le ha consentito di riconoscere le persone davvero vicine e di scremare le amicizie. Ora lavora come terapista della neuropsicomotricità, a fianco dei bambini, ma il ricordo di quella giornata è rimasto indelebile. “Alla guida ti senti onnipotente, ti dici di saper guidare bene, ma poi ci sono anche gli altri” ha affermato.

“Quanto abbiamo sentito è un importante spunto di riflessione, non è facile raccontare queste emozioni” è stato il commento conclusivo di Paola Guzzo, sindaco di Godega di Sant’Urbano.

Il prossimo appuntamento di S.t.r.a.d.a. è in programma venerdì 16 dicembre, sempre alle 18 al Palaingresso, questa volta in compagnia dell’avvocato Fabio Crea e del dottor Mario Segat, i quali esporranno gli aspetti civili e penali delle tragedie sulla strada.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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