Mareno di Piave, in sei alla sbarra per spaccio di cocaina ma l’accusa rischia di cadere: “Intercettazioni illegittime”, il giudice le taglia

Secondo l’accusa, fra la primavera e l’inverno del 2014 a Mareno di Piave avrebbero venduto e acquistato droga per poi spacciarla nel coneglianese.

Per questo in sei sono finiti a processo, ma quelle accuse rischiano di finire in un nulla di fatto. Il giudice ha infatti respinto la maggior parte delle intercettazioni che proverebbero gli illeciti.

E’ successo oggi in tribunale a Treviso, dove è in corso il processo a carico di un 72enne di Conegliano difeso dall’avvocato Andrea Frank, un 64enne marenese difeso dall’avvocato Rebecca Frasson, un 58enne di Fontanelle difeso dall’avvocato Christian Menegon, un 43enne di Albignasego (Padova) e un 66enne di Fiume Veneto (Pordenone) difeso dall’avvocato Fabio Crea. Quella a loro carico è nata come costola di un’altra indagine per traffico di armi della Procura di Venezia.

Lavorando su quell’ipotesi di reato, gli inquirenti del capoluogo veneto avevano sottoposto varie persone, tra le quali due degli imputati, a intercettazioni, dall’analisi delle quali sarebbe emerso lo smercio di droga che i sei avrebbero gestito a Mareno. Secondo quanto ricostruito, lì avrebbe agito il fornitore principale, che avrebbe ceduto agli altri vari quantitativi di cocaina, da pochi grammi fino a un etto.

Per questo gli atti erano stati trasferiti a Treviso, per competenza territoriale, dove i sei sono stati rinviati a giudizio. All’avvio del processo, però, le difese hanno contestato la principale fonte di prova, ossia le intercettazioni, dichiarandole illegittime. Secondo quanto stabilito anche dalla Corte di Cassazione, le intercettazioni devono essere autorizzate sulla base di oggettivi elementi di prova che, secondo gli avvocati difensori, qui non sarebbero emersi.

Il giudice ha accolto la richiesta, escludendo dal processo la maggior parte delle conversazioni intercettate e mantenendone solo due che, secondo le difese, non sarebbero però rilevanti per sostenere l’accusa, che rischia quindi di cadere. Si torna in aula a settembre per il verdetto.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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