Caffè al bar verso il rincaro a 1,50 euro: cause e prospettive secondo il presidente Bianchin del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè

Trovare un bar nel quale un espresso costi ancora un euro era già un’impresa ardua prima dei recenti rincari: ora gli almeno dieci o venti centesimi in più per il liscio, quaranta o cinquanta per il cappuccino, potrebbero salire ancora a causa di un incremento del valore del caffè, che ha raggiunto soglie che preoccupano i titolari dei locali e i consumatori. Per comprendere alla radice lo stato di salute del settore del caffè, specie per quanto riguarda l’area del trevigiano, abbiamo intervistato Alessandro Bianchin, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè e titolare della Bin Caffè Srl di Trevignano.

Quali sono le cause dell’incremento del costo del caffè?
Possiamo considerare un insieme di concause, in primis il cambiamento climatico, che ha comportato una forte irregolarità dei raccolti; il lockdown ha inoltre rallentato l’approvvigionamento delle materie prime: probabilmente molte torrefazioni hanno ridotto gli stock in magazzino durante il periodo di chiusure, per poi incrementarli con la ripresa post lockdown; infine il congestionamento del traffico nei porti d’imbarco per via dell’aumento della richiesta e difficoltà nel reperire i container.  In più c’è un po’ di speculazione finanziaria internazionale, che come al solito si accoda alla crisi, operando in Borsa senza ritirare il fisico ma gestendo entrate e uscite con strategie di tipo speculativo.

Come si è mosso il settore per cercare di venire incontro ai consumatori
Purtroppo, non riusciamo a venire incontro ai consumatori in termini di costo del caffè espresso, che potrebbe aumentare nei prossimi mesi fino a 1,50 € a tazzina: dobbiamo sostenere i gestori dei bar, che hanno costi di gestione rilevanti. Possiamo però mantenere alta l’attenzione rivolta alla massima qualità della materia prima, come garanzia per il consumatore. Non lasceremo scadere la qualità per abbattere i costi anzi, il futuro richiede una selezione sempre più accurata della materia prima anche nel canale home.

Il settore del caffè ha subito una trasformazione anche con l’incremento dell’utilizzo domestico delle macchinette del caffè. Il consumo di caffè in casa ha aiutato a rendere marginale la perdita dovuta alla chiusura dei locali?
Il consumo in casa ha favorito di gran lunga le aziende di medie e grandi dimensioni, che già in partenza coprivano tutti i canali di vendita (GDO, Horeca, estero, shop online). Non tutte le aziende, soprattutto le più piccole, potevano godere della diversificazione dei canali di vendita e con la chiusura dei pubblici esercizi hanno affrontato maggiori difficoltà.

Di cosa ha bisogno il settore trevigiano della torrefazione per potenziarsi e farsi notare nel mondo?
Il settore è già supportato dalle istituzioni locali (ICE, Associazioni di categoria, Camera di Commercio, Società di Consulenza). Ci sarebbe d’aiuto l’aggiornamento dei bandi per usufruire di contributi volti all’internazionalizzazione, che ora sono terminati, oltre alle agevolazioni a lungo respiro e a tutela dei consumatori. Di certo lo stato di difficoltà attuale ci serve da stimolo per aggiornare i nostri modelli di business e puntare all’innovazione.

Il presidente Bianchin ha concluso spiegando come con la pandemia anche le piccole aziende del caffè dovranno cercare di moltiplicare e diversificare i propri canali di vendita, come già fanno le grandi aziende, cercando aperture internazionali e valorizzando la qualità del brand italiano.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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