Crac Veneto Banca, sentenza sulle “baciate” a doppio taglio per i risparmiatori

 

Una sentenza a “doppio taglio” quella del Tribunale di Treviso nei confronti di Veneto Banca, in quello che è uno dei tanti filoni d’inchiesta emersi dal crac delle banche popolari venete.

La recente sentenza del Tribunale di Treviso affronta infatti un tema molto interessante per i risparmiatori, fondamentale per le sorti della banche popolari venete, quello delle operazioni “baciate dirette”.

Attraverso queste la banca finanziava l’acquisto delle proprie azioni. Il giudice ha ritenuto quell’operazione non fosse conforme all’ordinamento, condannando la banca alla restituzione di quanto versato in più.

Ma non è “tutto oro quel che luccica”, e se, all’apparenza, potrebbe essere una sentenza che va a vantaggio dei risparmiatori, analizzando il dispositivo si scopre che la strada è ancora lunga per i risparmiatori che, dalla loro parte, vorrebbero fosse fatta giustizia.

Nonostante diverse manifestazioni pubbliche, lo storico incontro a Vicenza con Salvini e Di Maio e molte iniziative di protesta, gli oltre 220mila truffati delle banche devono al momento accontentarsi di aver ottenuto il Fondo di indennizzo ai risparmiatori (Fir) che, tuttavia, a distanza ormai di tanto tempo, è ancora nella fase della presentazione delle domande di rimborso.

Lo spiega ai nostri microfoni Andrea Arman, presidente del Coordinamento banche popolari venete “don Enrico Torta”: “Il passaggio interessante di quella sentenza – commenta Arman -, positivo per i risparmiatori ancorché estremamente logico, è che a dover restituire parte di quanto ricevuto è Banca Intesa, perché ha ricevuto del denaro in forza di un contratto praticamente nullo“.

“Però quella sentenza non è totalmente positiva per i risparmiatori, anzi tutt’altro, perché il giudice di Treviso ha argomentato sostenendo la liceità e la coerenza costituzionale del decreto legge 99 del 2017 e del conseguente contratto stipulato tra le banche popolari venete e Banca Intesa, in forza dei quali atti Intesa è esonerata da ogni responsabilità nei confronti dei creditori delle banche e quindi anche di noi risparmiatori azionisti che avanziamo pretese nei suoi confronti” continua Arman.

Le cosiddette “baciate” sono state determinanti nel far polverizzare i risparmi di tante persone che avevano lavorato tutta una vita per raggranellarli: “La questione delle baciate è complessa ed estremamente controversa – spiega Andrea Arman -. Non ci sono solo le baciate dirette, quelle su cui ha deciso il tribunale di Treviso, ma c’è un settore che definisco baciate indirette che è interessante dal punto di vista giuridico, ma fa soffrire tantissime persone. Sono infatti moltissimi i risparmiatori che sono esposti alla pretesa creditoria di Banca Intesa o della società di recupero crediti Sga, ora Amco”.

“Le baciate indirette sono quelle operazioni che si sviluppano nel seguente modo – illustra il presidente -: un azionista delle banche popolari nella necessità di avere denaro per le proprie esigenze dava ordine alla banca di vendere totalmente o parzialmente il proprio pacchetto azionario. La banca, invece, proponeva: ‘fintanto che non abbiamo perfezionato la vendita delle azioni io ti dò un anticipo di cassa alla somma per la quale tu mi ordini di vendere le azioni’. Queste baciate indirette hanno poi avuto la nefasta conseguenza che, perso il valore delle azioni, il risparmiatore si è trovato a non avere più le azioni in quanto oggi non valgono più nulla, ma trovarsi col debito nei confronti della banca. Tanti sono coloro che avendo necessità di denaro hanno accettato il finanziamento della banca come pagamento anticipato e oggi si ritrovano debitori nei confronti o di Sga-Amco e molto più spesso nei confronti di Banca Intesa. La banca chiede tassi di interesse che vanno dal 18 al 22-23 per cento mettendo nella disperazione le persone”.

Ma nel “mirino” di Arman finisce anche e soprattutto la politica: “Si tratta di un problema molto importante sul quale io voglio stimolare l’attenzione della politica, perché è insensato delegare sempre alla magistratura la soluzione dei problemi. La vicenda delle banche popolari è stata mal trattata sin dall’inizio. È stata affrontata con scarsa professionalità e con poco impegno. Oggi è necessario l’intervento della politica per risolvere il problema delle operazioni sia baciate dirette che indirette. È assurdo impegnare la magistratura quando con una legge di poche righe si potrebbero risolvere le questioni. Voglio anche invitare tutti i risparmiatori ad affrettarsi nel presentare la domanda di accesso al Fondo indennizzo risparmiatori (Fir -ndr) cioè a quella legge che siamo riusciti a ottenere perché la scadenza del termine è vicina, altrimenti sarà persa questa piccola somma che il governo restituirà, forse”.

 

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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