Nella missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) in Libano ormai dal 1978 e incrementata dal 2006, le cui unità, su richiesta del Governo libanese, agiscono come “forze cuscinetto” tra i contendenti, l’Italia, allo scopo di contribuire all’incremento del pacchetto di forze a disposizione partecipa alla missione internazionale – denominata in ambito nazionale Operazione “Leonte” – con la leadership nel Comando del settore Ovest.
Dal 7 agosto 2018 l’incarico di Head of Mission e Force Commander è ricoperto dal generale di divisione Stefano Del Col, e in questo paese, grande la metà della Toscana, ha prestato servizio il tenente colonnello Rosario D’Alessandro, montebellunese d’adozione.
Che aria si respira in Libano oggigiorno?
“Il Libano e i suoi cittadini hanno sopportato molte avversità in questi anni. Fin dalla sua nascita, un secolo fa, il Libano è stato leader regionale nelle imprese umanistiche e culturali: la stampa, l’istruzione, la ricerca, il settore bancario, il teatro, l’editoria, la pubblicità, il cinema, l’arte e altre attività. Queste fiorivano perché il pluralismo religioso e culturale del paese davano uno spazio sufficiente ai libanesi per sviluppare appieno i loro talenti”.
Una situazione difficile per il paese e sicuramente anche per i soldati della missione Unifil. Di cosa si è occupato in questo paese?
“Sono stato in Libano per due mandati, tra il 2018 e il 2019 e tra il il 2020 e il 2021. In pratica ero a capo del team di operatori che si occupano di sviluppare le attività di cooperazione civile-militare. In particolare, visto il coinvolgimento sempre più accentuato dei civili nelle operazioni di risposta a crisi internazionali, mi sono occupato di rappresentare l’interfaccia tra il contingente militare ed il tessuto socio-economico e culturale locale, con progetti di infrastrutture di base, di sviluppo socio-economico e di formazione che hanno la finalità di contribuire alla consolidamento della governance e allo stato di diritto”.
Un incarico molto particolare per un militare. Dove ha imparato a occuparsi di cooperazione civile-militare?
““In Italia presto servizio al Multinational Cimic Group, ente interforze e multinazionale che si occupa proprio di civil-military cooperation, a guida italiana, affiliato alla Nato e che rappresenta in questo ambito un vero polo di eccellenza all’interno dell’Alleanza Atlantica. Sul sito, tra l’altro, si possono trovare tutte le informazioni sull’offerta formativa”.
Uno dei momenti più belli dell’ultima missione?
“Sicuramente il rapporto con i miei operatori e l’entusiasmo nel raggiungere gli obiettivi comuni sarà sempre impresso nel mio cuore”.
Come è nato il suo rapporto con il Veneto e con la provincia di Treviso in particolare?
“Sono nato in Svizzera ho vissuto a Roma fino al 1990 quando mi sono arruolato e dal 1995 vivo a Montebelluna. Il mio trasferimento in provincia di Treviso è coinciso con il servizio presso il 51° Stormo di Istrana che ha rappresentato per me una seconda famiglia. Qui a ho vissuto gran parte della mia vita, la mia famiglia vive qui e ci siamo innamorati di questa zona sin da subito. A Montebelluna ho supportato fino a qualche anno fa le attività connesse con il nuoto sincronizzato essendo, all’epoca, un dirigente della squadra.
Ma non è stato sempre a Montebelluna. A quante missioni ha partecipato?
“Ho partecipato a dodici operazioni in cui le Forze Armate Italiane sono state chiamate ad intervenire. Dai Balcani all’Africa e dall’Antartide al Libano, sempre fiero di portare il Tricolore con me ovunque andassi. Per queste esperienze devo ringraziare l’Aeronautica Militare e il Multinational Cimic Group che mi hanno concesso queste possibilità”.
(Fonte: Barbara De Nardi per Qdpnews.it).
(Foto: Cimic Motta di Livenza).
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