L’alpino Edoardo Sartor (nella foto durante i festeggiamenti del 25 aprile 2019 con Giovanni Mondin e l’allora sindaco Marzio Favero) compie oggi, sabato 13 marzo, 101 anni.
Nato a Montebelluna, si è poi trasferito a Giavera del Montello, dove abita tutt’ora.
E’ una vera e propria icona del Gruppo Alpini di Montebelluna, dove è iscritto fin dal 1948, essendo l’ultimo reduce della Seconda guerra mondiale, dove è stato impegnato su ben quattro fronti di guerra.
Proprio nel giorno del suo ventesimo compleanno viene chiamato alle armi e destinato al 7° Reggimento Alpini di Feltre. Aveva studiato al Liceo Classico di Treviso.
Per i suoi studi e le capacità dimostrate nei test, viene dirottato alla Smalp (Scuola militare alpina) nella caserma “Testa Fochi” di Aosta, dove frequenta il corso puntamento di mortaio da 81, oltre a corsi di sci, roccia ed esercitazioni sul ghiaccio, attività che diventano la sua passione. Assegnato al Battaglione “Val Cismon” del 7° Reggimento Alpini, dal’11 al 25 giugno 1940 partecipa già alle prime operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale entrando a presidiare in Francia.
Passa alla Compagnia Comando, sempre del 7° Reggimento, con la quale, con incarico di guastatore-puntatore dal 24 novembre 1940 al 23 aprile 1941 combatte sulla frontiera greco-albanese e dal 17 luglio 1941 al 13 agosto 1942 in Balcania (territorio ex Jugoslavo). Entra poi nelle formazioni partigiane e dal 1° settembre 1943 fino al 30 aprile 1945 partecipa alle operazioni di guerra svoltesi in Territorio Metropolitano “zona di Treviso” con la formazione partigiana Brigata “Montello” della Divisione Monte Grappa.
Al termine della guerra, prende in un anno il diploma di maestro elementare, studiando sui libri avuti da un professore. Dal 1944 al 1972 insegna in varie scuole del Montebellunese.
Fin dal 1943 è iscritto al Cai, facendo l’accompagnatore nelle escursioni in montagna, preferendo andare sui ghiacciai, dei quali preferiva quello della Marmolada.
Anche se non lo è mai stato ufficialmente, si considera un maestro di sci e di avere insegnato a sciare a tanti montebellunesi. Per la sua attitudine e le sue capacità è stato chiamato a intervenire in diverse operazioni di soccorso alpino.
Il 27 gennaio 1956 ha avuto anche il privilegio di portare la “Fiaccola Olimpica” della settima edizione dei Giochi Invernali che si sono svolti a Cortina.
Grande amante, assieme alla moglie, della fotografia, conserva nella sua abitazione splendide raccolte, specialmente con immagini della natura in cui spiccano paesaggi di montagna, fiori e animali.
Durante la guerra ha rischiato di morire, salvandosi per una circostanza fortuita e per questo motivo si sente un miracolato. Nel 1941 a Tomori, in Albania, la sua postazione viene colpita da un colpo di artiglieria. Un suo commilitone muore e lui è colpito da una scheggia che oltrepassa il suo mantello di panno che aveva sul petto e si ferma dentro una scatoletta di viveri che aveva sotto di esso, all’altezza del cuore.
Come una reliquia, ancora adesso porta cucita sul cappello alpino quella scheggia, un cappello che non vuole mai abbandonare.
L’amministrazione comunale di Montebelluna ha porto ufficialmente i propri auguri all’anziano alpino: “Auguro a Edoardo Sartor altri anni di vita per poter continuare ad essere simbolo e a testimoniare l’importanza di una generazione – ha detto il sindaco Elzo Severin -, quella che ha partecipato alla Seconda guerra mondiale, che di fatto è stata poi la protagonista dello sviluppo del nostro Paese, ed in particolare della nostra regione. Grazie a Edoardo Sartor anche per il suo impegno successivo, nell’insegnamento e nell’attività sportiva: un bell’esempio di vita anche per i nostri giovani”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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