Muore a 81 anni Anna Pivetta, era l’amore del conte Piero Loredan. Lunedì il funerale in Villa Spineda

Una donna emancipata e caparbia, di indole curiosa e vivace, fino alla fine dei suoi giorni: è ricordata così Anna Pivetta (nella foto), montebellunese di nascita, morta ieri, giovedì 9 luglio, verso le 3 del mattino, nella sua dimora in via Duse a Montebelluna.

Aveva 81 anni; l’8 agosto ne avrebbe compiuti 82, ma un male incurabile, contro il quale stava combattendo ormai da tempo, l’aveva consumata piano piano, fino al suo ultimo respiro.

La sua vita non era stata sempre facile, anzi: nata da famiglia povera, Anna aveva vissuto anni in miseria durante la guerra e, dopo un periodo di felicità, aveva deciso di lasciare il suo più grande amore, come era solito definirlo lei stessa. Dagli anni ’50 agli anni ‘70, infatti, era stata legata al conte Piero Loredan, dell’omonima villa di Venegazzù. In quel ventennio di relazione con Loredan, Anna si era contraddistinta per le sue doti imprenditoriali, il suo amore per la cultura e per la falconeria, sfidando i pregiudizi dell’epoca.

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Grazie a lei era nata una falconera (l’attuale Ristorante da Celeste), ed era stata creata una cantina di vini, fucina per ideare nuovi marchi, come Falconera e Capo di Stato. Con lei, inoltre, villa Loredan si era trasformata in uno splendido cenacolo, un punto di ritrovo per intellettuali e personaggi di spicco come Pietro Germi e Giovanni Comisso. Tutto questo, però, era finito nel ‘72, quando Anna aveva scoperto che il suo consorte, il conte Loredan, sperperava le ricchezze della villa in nome dell’ideologia neofascista e del terrorismo nero.

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Una divergenza di pensiero incolmabile, che l’aveva portata a fare una scelta radicale e a trasferirsi in Germania, per ricominciare da capo una nuova vita. Qui, in terra teutonica, Anna era riuscita ancora una volta ad emergere come imprenditrice, ma non era stata altrettanto fortunata sul piano sentimentale. Sempre nostalgica della sua terra, aveva deciso allora, in tarda età, di tornare nella sua amata Montebelluna.

“Era una donna che credeva fortemente nel valore della cultura: amava leggere, scrivere e viaggiare”, ricorda Simone Botti, il suo delegato. Anna rivendicava con orgoglio la sua autonomia, che si era costruita da sola: “Direi che per certi versi è una figura di emancipazione femminile ante litteram”, conclude Simone. Nel 2010 aveva anche pubblicato la sua storia, “Ritratto in nero”. Altri libri – ai quali stava lavorando – sono rimasti invece incompiuti.

Il suo funerale sarà celebrato lunedì alle 15 in Villa Spineda, a Venegazzù. Lascia due figli, Barbel e Andreas, avuti dall’ex marito Arno Rueger, nel periodo in cui viveva in Germania.

(Fonte: Sara Surian © Qdpnews.it).
(Foto: Simone Botti).
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